Atlas Milano. Arte e vita sullo stesso palco

Atlas Milano
Atlas Milano
Atlas Milano (photo: Erika Seghetti)
E’ stato l’appuntamento forse più atteso a chiudere la prima parte, quella primaverile, dell’edizione 2014 di Danae Festival.
Parliamo della performance “Atlas”, del duo portoghese Ana Boralho e João Galante, proposta in due sessioni, una pomeridiana e una serale, al Teatro La Cucina di Olinda a Milano.

Più che di arte performativa è sembrato trattarsi di un vero e proprio esperimento umano che, nella sua espressione, ha presentato delle analogie con fenomeni da flash mob. In questo caso molto mob (un centinaio le persone coinvolte) ma poco flash (quasi un’ora e mezza la durata complessiva dello spettacolo).

Va detto subito che il lavoro, nella sua resa finale, lascia alcune perplessità, ma è uno di quei progetti che vanno valutati tenendo bene in considerazione da un lato l’intento progettuale e dall’altro le innegabili difficoltà realizzative. A partire proprio da quella di adunare cento persone “comuni”, di tutte le età, professioni, provenienza e totalmente estranee all’ambiente teatrale, facendole esibire su un palco dopo un brevissimo percorso preparatorio (quattro giorni di prove oltre al debutto).

Perché il lavoro del duo portoghese parte proprio dalla convinzione che arte e vita non sono e non devono essere considerati come universi separati, e che l’arte sia chiamata a svolgere un ruolo attivo all’interno della società.

Forte è quindi anche il legame con il territorio, motivo per cui “Atlas” nasce come una performance site-specific, destinata ad evolvere e cambiare in base al luogo in cui viene messa in scena e alla diversa conformazione del gruppo di partecipanti.

A restare invariato è l’impianto della rappresentazione, che prevede l’ingresso dei singoli “attori” che, reinterpretando una nota filastrocca per bambini (“Se un elefante disturba molte persone, due elefanti disturbano molto di più…”), si presentano sostituendo la parola elefante con la propria professione.
La seconda strofa del ritornello viene ripetuta in coro dai presenti, imitando il tono della voce e le movenze del ‘solista’.

A mano a mano la scena si popola di ingegneri, segretarie, fotografi, impiegati, casalinghe, ma anche di disoccupati e lavoratori precari e sottopagati – e qui il palcoscenico si fa per un attimo luogo di denuncia – che vanno di fatto a costruire l’immagine di un tessuto sociale eterogeneo ma coeso.

Soltanto due le svolte all’interno della performance, che mantiene nel complesso un impianto molto rigido: la prima quando, incalzato dal rumore di un registratore di cassa, il popolo si ammassa al centro della scena; la seconda in cui, sulla scia di un fruscio sempre più assordante, ciascun individuo si stacca dal gruppo e inizia a raccontarci la sua storia, cercando di catturare l’attenzione del pubblico. E dimostrando come la volontà del singolo di autoaffermarsi ed emergere dalla massa passi inevitabilmente attraverso un meccanismo di sopraffazione ed imposizione sugli altri.

La performance è imponente, questo va certo riconosciuto, e la precisa partitura scenica crea immagini di forte impatto visivo; a penalizzarla è forse l’eccessiva durata e l’adozione di un modulo fin troppo ripetitivo, che non lascia spazio ad ulteriori evoluzioni.

Attendiamo ora la seconda parte di Danae, quella che a novembre porterà a Milano nuove sperimentazioni performative, per una rassegna che, dal 1999, “è capace di rischiare, non segue le mode, non ricerca consenso assestandosi sui nomi ampiamente legittimati…”. Di questo abbiamo parlato anche con Alessandra De Santis, che insieme ad Attilio Nicoli Cristiani dirige il festival, in un’intervista che potrete leggere nei prossimi giorni su Klp, per tracciare non solo un primo bilancio del festival, ma soprattutto affrontare alcune problematiche del teatro performativo, non solo in Italia.  

Atlas Milano  

di Ana Borralho e João Galante
performers: 100 persone di differenti professioni
concezione, luce e direzione artistica: Ana Borralho & João Galante
suono: Coolgate
consigliere luci: Thomas Walgrave
collaborazione artistica: Fernando J. Ribeiro
collaborazione drammaturgica: Rui Catalão
collaborazione artistica e coordinazione dei gruppi: Catarina Gonçalves, Cátia Leitão (Alface) e Tiago Gandra
organizzazione e coordinazione dei gruppi: Andrea Sozzi
direttrice di produzione: Mónica Samões
produzione: casaBranca
co produzione: Teatro Municipal Maria Matos
residenza Artistica: Atelier re.al, alkantara
sostegno: Junta de Freguesia de Estrela, Alkantara

durata: 1h 20′

Visto a Milano, Teatro La Cucina, il 6 aprile 2014
 

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