Tra il 7 e il 9 maggio si sono svolti momenti di riflessione e confronto, celebrazioni di vecchie glorie del palcoscenico, premiazioni di nuovi autori e sono stati infine presentati una serie di spettacoli che hanno restituito al pubblico uno sguardo panoramico sull’attuale situazione del teatro per l’infanzia in Italia.
Il festival, che ha coinvolto più sale, si è aperto a Cormano, presso lo spazio Bì, con l’ipertecnologico “Bleu!” della compagnia TPO, sofisticato e spettacolare gioco di videoproiezioni interattive in cui il fattore tecnologico esplode, divorando il processo attorale.
Con “Nella rete” del Buratto il Teatro Verdi ha invece portato in scena una riflessione sull’influenza della virtualità nella vita degli adolescenti, ancora scegliendo il supporto di proiezioni video, anche se di natura molto più sobria.
Nel campo del teatro danza si sono inseriti “Biancanera” di Teatrimperfetti, sul tema della multietnicità, e “Neverland” della compagnia Elsinor (di cui vi parleremo più nello specifico nei prossimi giorni) che, con la sola forza di due efficaci interpreti e il supporto di semplici elementi scenici, ha saputo ricreare sul palcoscenico le avventure di Peter Pan, catalizzando una platea di bambini affascinati.
I momenti più magici del festival, tuttavia, sono stati regalati dal teatro di figura con due spettacoli di livello molto alto: “Grimm, i guardiani del pozzo”, suggestiva immersione nell’inconscio fatta di luci e ombre con cui la compagnia Riserva Canini ha conquistato il premio della rivista Eolo come miglior spettacolo di teatro di figura (e di cui Klp avrà ancora modo di parlarvi), e “Il cielo degli orsi”, di Teatro Gioco Vita, che prova ad affrontare i temi forse più misteriosi e toccanti dell’esistenza umana: la nascita della vita e la morte.
Il Teatro Sala Fontana ha inoltre celebrato i 20 anni di vita dello spettacolo “Perché” della compagnia Stilema con una replica che, per un caso curioso, ha visto riunito il cast tecnico della storica prima rappresentazione; mentre con “Il ragazzo di Noè” ha poi raccontato uno scorcio della Shoah.
Ancora, sono stati allestiti “I love Frankenstein” degli Eccentrici Dadarò presso il Verdi e “Fuori misura” al Leonardo, con cui Quelli di Grock hanno affrontato la poetica di Leopardi.
Non particolarmente originale, invece, il tentativo del CSS di portare in scena il tema dell’alimentazione con “Topochef”, riscrittura del cartoon della Pixar “Ratatouille”.
Questa edizione di Segnali si è distinta per una spiccata voglia di esplorare i più diversi linguaggi, e per il desiderio di capire gli attuali traguardi raggiunti dalla sperimentazione nel settore per l’infanzia. E se puntualmente le istituzioni hanno dimostrato la loro inefficienza nella promozione del settore, offrendo niente di più che un patrocinio non oneroso – e quindi del tutto inutile -, costringendo anche quest’anno le compagnie ad esibirsi a titolo gratuito, il dato creativo si è rivelato comunque solido e ancora capace di suggestionare, affascinare e sorprendere gli spettatori, i più piccoli come i più grandi. Un senso di conforto e una fiamma di speranza che hanno chiuso questa edizione del festival.