Dalla nuova casa londinese il Belarus Free Theatre ricorda la Red Forest

La Red forest del Belarus Free Theatre (photo: Simon Annand)
La Red forest del Belarus Free Theatre (photo: Simon Annand)
Michal Keyamo & Jeremy Proulx in Red Forest (photo: Simon Annand)
Trentatre anni dopo la sua fondazione, il Lift Festival di Londra continua a promuovere lo spirito multiculturale e le diverse nazionalità della capitale, dando spazio a geografie e compagnie teatrali che, nonostante l’origine lontana, hanno fatto di Londra la loro casa.

Nell’edizione 2014, in scena per quasi tutto giugno, le storie di minorità etniche sono diventate occasione di sperimentazione ed espressione di un linguaggio scenico multiforme.

Fra queste, le vicende narrate dal ben noto Belarus Free Theatre, che ha presentato “Red Forest”, le cui repliche sul palco del Young Vic sono state prolungate fino al 5 luglio per i tanti consensi ricevuti.

La compagnia bielorussa, fondata a Minsk nel 2005 da Nicolai Khalezin e Natalia Kaliada, com’è noto è stata oggetto di persecuzioni politiche da parte del regime del presidente Alexander Lukashenko. Dopo l’arresto a fine 2010 e le violenze subite da Natalia Kaliada, il gruppo ha lasciato il paese natale, e nel 2011 si è trasferito a Londra, dove i due direttori hanno ottenuto lo status di rifugiati politici.

La loro performance “Minsk 2011: A reply to Kathy Acker”, un’altra produzione del Young Vic, è stata la prima in territorio inglese; nel 2012 lo spettacolo fece il tutto esaurito, spingendo il pubblico ad interessarsi alle proteste e alle violente oppressioni che proseguivano in Bielorussia.

In “Red Forest” i toni si presentano addolciti e meno agguerriti, e i riferimenti alla situazione bielorussa meno centrali, donando allo spettacolo aspirazioni più internazionali.
La scena è dominata da una striscia di terra verticale sulla quale lottano, ballano, gridano e si intervallano gli undici attori del cast.
Il personaggio principale (interpretato da Michal Keyamo) è Aisha, giovane donna incinta costretta ad abbondare il suo villaggio e a partorire nel deserto del Sahara. Aisha va così alla ricerca di un rifugio, di un posto che possa finalmente chiamare ‘casa’, toccando e condividendo le tragedie delle persone che incontra sul suo cammino.

Sul telone appeso sul fondale vengono proiettati nomi e immagini di catastrofi umane avvenute negli ultimi dieci anni. Vediamo così Aisha naufragare tra Spagna, Costo d’Avorio, Algeria, Brasile… Sullo schermo volti e testimonianze originali descrivono episodi ed ingiustizie, ricostruiti sul palco dalle azioni degli interpreti.

Pavel Haradnitski e Maryia Sazanova, veterani della compagnia bielorussa, ripercorrono la storia di una coppia giapponese travolta dalle alluvioni del 2012. Mentre le due figure si abbarbicano a un cumulo di valigie, ciò che rimane della loro vita viene spazzato via da due torrenti d’acqua che scorrono ai lati del pezzo di terra.
Il tema del cambiamento climatico e del ruolo che potrebbe avere la solidarietà internazionale ritorna nel frammento riguardante Cernobyl e la foresta bielorussa che, a causa dell’esplosione nucleare, diventò di colore rosso (da cui il titolo) prima di scomparire totalmente.

La polifonia dello spettacolo è a tratti sorprendente. La fitta trama narrativa è arricchita dalla musica live dell’ottima polistrumentista Stephanie Pan, la cui presenza costante, ai margini della scena, dona ritmo ed energia alla recitazione. Eccezionali anche i cori degli attori, i quali in maggior parte condividono un passato da musicisti.

A livello drammaturgico, tuttavia, il messaggio che “Red Forest” vuole veicolare risulta meno incisivo. I racconti si disperdono in questo viaggio nel mondo senza mettere a fuoco soggetti precisi, con il rischio di far diventare la performance una semplice carrellata di storie infelici.
Eppure, a giudicare dall’accoglienza del pubblico, si può certo dire che Aisha – come il Belarus Free Theatre – abbia trovato a Londra uno spazio da poter definire ‘casa’.

RED FOREST
regia e performance: Belarus Free Theatre
realizzato grazie all’aiuto della Falmouth University’s Academy of Music e di Theatre Arts (AMATA).
ricerca finaziata da Calouste Gulbenkian Foundation.
una produzione di Belarus Free Theatre e Young Vic Theatre

durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 2′

Visto a Londra, Young Vic, il 3 luglio 2014


 

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