A semu tutti devoti tutti? Catania fra mito religioso e realtà

A semu tutti devoti tutti?
A semu tutti devoti tutti?
A semu tutti devoti tutti? (photo: teatrostabilecatania.it)

Grande entusiasmo, a Catania, per lo spettacolo di teatro-danza “A semu tutti devoti tutti?”, parte della rassegna Te.st dedicata dallo Stabile cittadino al teatro contemporaneo. Proponendo nuova drammaturgia, Te.st sceglie come palcoscenico anche siti meno convenzionali. Così, per “A semu tutti devoti tutti?”, anziché il centro culturale Zo, ampio spazio ex industriale riconvertito, la scelta ricade su Scenario Pubblico, rinomato locale di tendenza ricavato all’interno di un antico palazzo del centro storico, vicinissimo al più grande Teatro Massimo Bellini.

Il titolo dello spettacolo riprende la tipica frase che i devoti catanesi urlano durante le celebrazioni della festa di Sant’Agata, patrona amatissima che giovedì, 5 febbraio, sarà nuovamente festeggiata. Ma il titolo pone anche un quesito più scomodo: siamo veramente tutti devoti o c’è dell’altro dietro queste celebrazioni?

L’autore e coreografo Roberto Zappalà mostra, attraverso il corpo, la voce, i suoni, i gesti e i colori, permeati dal fumo dell’incenso, una città dagli aspetti molteplici. E lo fa colpendo il pubblico con una giovane ballerina, Samantha Franchini, che, per tutto lo spettacolo, rappresenterà la Santa e il suo martirio completamente nuda. Il corpo della ragazza diventa un oggetto casto da ammirare, eludendo la sensualità del corpo nudo, che si fa fluido per scivolare tra braccia, gambe e mani dei ballerini, in movimenti estremamente leggeri e di sofisticata bellezza. Ogni muscolo, ogni vena, ogni arto di questi danzatori viene illuminato e messo in evidenza dal gioco di luci, come parte di una scultura michelangiolesca.

I ballerini, a volte sensuali, altre mascolini, esprimono con il corpo una presenza scenica forte, mescolando la danza a movimenti tratti dalle arti marziali. In scena anche dei musicisti, parte del gruppo dei Lautari, conosciutissimi nell’ambiente musicale catanese, che esibiscono dal vivo sonorità ossessive che richiamano le sperimentazioni dei Pink Floyd.

Sul fondo uno schermo, in cui scorrono immagini a rallentatore, mentre voci e canti di tifosi catanesi ma soprattutto di devoti mescolano sacro e profano. Piccola partecipazione, sempre in video, anche di Carmen Consoli, ripresa al centro dello stadio di Catania.
Zappalà presenta una compagnia che unisce danzatori siciliani, romani e stranieri, pur rendendo evidente la sua volontà di recuperare collaboratori catanesi: dalla partecipazione musicale dei Lautari e della “cantantessa”, ai costumi di scena realizzati dalla stilista Marella Ferrera, fino al montaggio video seguito da Sergio d’Antone.

Immancabile l’utilizzo dei particolari guantini bianchi che i devoti agitano per salutare la patrona, qui indossati dai ballerini con particolare lentezza ed enfasi, in una lunga e toccante scena. È l’ambientazione dello spettacolo a colpire fortemente il pubblico: lo spazio preesistente di questo piccolo teatro, da sempre caratterizzato dal colore nero, si movimenta in maniera angosciante attraverso espedienti particolari. Come le innumerevoli file di reggiseni bianchi, appesi come ipotetiche tende o quinte.
Zappalà riesce così a riassume la confusione, la creatività, la moltitudine e la dualità dei caratteri di una città strana, da amare e da odiare, tralasciando la semplice descrizione folkloristica. A fine spettacolo è lui stesso ad entrare in scena per leggere un articolo di giornale, descrizione della presenza mafiosa nell’organizzazione della festa di Sant’Agata.
Un saluto che gli vale otto minuti d’applausi.

A SEMU TUTTI DEVOTI TUTTI?
coreografia, regia, scene e luci: Roberto Zappalà
drammaturgia: Nello Calabrò e Roberto Zappalà
musiche originali: Puccio Castrogiovanni (I Lautari)
danzatori: Adriano Coletta, Alain El Sakhawi, Akos Dòzsa, Samantha Franchini, Salvatore Romania, Fernando Roldan Ferrer, Antoine Roux-Briffaud, Massimo Trombetta
durata: 1 h 30’
applausi del pubbblico: 8’

Visto a Catania, Scenario Pubblico, il 31 gennaio 2009

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