Head VI: Masque a scuola di deformazione da Francis Bacon

Head IV - Masque Teatro
Head IV - Masque Teatro
Head VI (photo: masque.it)

“Ciò che accade è sul punto di accadere o è già accaduto” (G. Deleuze)

Un papa, ieratico, tinto di colori violacei dalla tunica al volto, lascia al dissolvimento e alla morte il nuovo dogma. Un’arena da corrida si offre alla lotta di carcasse stanche, mentre la liberazione attende e ossessivamente rigurgita nella partitura dello spazio-accadimento. E poi, ancora, un urlo, straziato, deforme, sconvolto, si dispiega con fatica sotto l’ombra di un ombrello nero, nerissimo, mentre le gambe se ne stanno composte, tranquille, accavallate. Figure isolate, icone, che ora, davanti a noi, per la prima volta si muovono.

Sono “Head VI” (1949), “Study for a bullfight N.1”(1969) e “Painting” (1978), tre delle più celebri opere del genio del pittore irlandese Francis Bacon, la cui concretezza visionaria viene ora scelta dai Masque Teatro a trampolino di lancio per un’indagine formale – meticolosamente scientifica – sulle sinergie e le interrelazioni esistenti fra le diverse cognizioni e prassi artistiche, siano esse pittoriche, musicali o letterarie. Il tutto nell’ottica di un’agire teatrale che possa dirsi rivelazione di un sentire creativo dai nodi e dai principi comuni.
“Head VI”, performance liberamente ispirata al saggio di Gilles Deleuze “Francis Bacon. Logica della sensazione”, conclude la prima fase del progetto triennale “Zebra – lo spazio liscio, lo spazio striato”, che ha incluso confronti e performance ispirati al lavoro del compositore e architetto Iannis Xenakis e dello scrittore di fantascienza Philip K. Dick.

Le grandi campiture come struttura materiale spazializzante, la figura e il suo fatto e, infine, il contorno, proposti da Deleuze come i tre elementi essenziali della pittura di Bacon, sono i punti di riferimento su cui i Masque hanno costruito il loro nuovo e poderoso quadro. Pennellate grosse, spesse, proprio come quelle di Bacon, si intervallano nell’azione e nella suggestione con la maestria di una vera conoscenza d’autore che nulla ha lasciato al caso. Un percorso preciso nella deformazione è infatti quello che investe e in cui ci accompagnano queste figure: non forme ma, piuttosto, “anime tattili”, pronte a scambiarsi pelle e colore al nostro sguardo, pronte a toccarsi e, con noi, a farsi ancora del male. Perché se allo spazio è riservata apertura, il tempo – di contro – è sospeso e sospende, la logica narrativa si allunga, si tende, non chiude. Non c’è rigenerazione, non c’è catarsi, né qui né altrove, né ora né mai.
Una lotta perenne con la condizione umana dell’immobile: è questa, forse, una delle tante cifre sottese che quest’ottimo “Head VI” lascia con importanza alla riflessione, per ricordare anche alla carne e alle ossa quello che Bacon scrisse nel 1955: “Non c’è tensione in un quadro se non c’è lotta con l’oggetto”.

HEAD VI
con: Eleonora Sedioli e Federica Cangini
elettronica: Matteo Gatti
scene, suono, luci, physical computing: Lorenzo Bazzocchi
ideazione e regia: Lorenzo Bazzocchi
produzione: Associazione Culturale Masque, Mood Indigo con il contributo di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Forlì-Cesena
durata: 45’
applausi: 1’

Visto a Bologna, Teatro San Martino, il 20 aprile 2009

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