“Nessun posto è come casa”. Solo lei infatti ha il potere di mostrare ciò che siamo davvero.
C’è un posto a Torino in cui l’illusione incontra la realtà. In cui la visionaria profluvie scrittoria incontra le incombenze della vita quotidiana. Senza patetismo, senza pena, senza alcuna retorica strappalacrime. Soltanto con una punta di amaro.
Quel posto sorge in prossimità di un crocicchio, nel cuore di San Salvario. Un bivio brulicante di vita, di maschere grottesche, di storie da bar.
Dalla stanza più remota d’un alto palazzone risuona il ticchettio di due indefesse Lettera 42. È l’atelier dell’artista. Quell’artista epifanico che nei suoi scritti si ritrae, non più giovane.
Si tratta del rifugio “solatio” del drammaturgo Antonio Tarantino, classe 1938, bolzanese di nascita ma trapiantato da sempre a Torino. Noi di Klp abbiamo avuto il piacere di incontrarlo e di chiacchierare con lui. Parte dell’intervista è stata proiettata lo scorso 23 febbraio al Teatro Vascello di Roma, in occasione della messinscena del suo testo “Giuseppe Verdi a Napoli”, per la regia di Sandra De Falco, con Carlo di Maio, Paolo Giovannucci, Fabrizio Parenti e Giulia Valenti. Il testo è stato di recente pubblicato da Cue Press.
Se ogni casa è piena di storia, quella casa è piena di storie.