‘A Cirimonia. Il macabro rituale del ricordo per la Compagnia del Tratto

'A Cerimonia
'A Cerimonia
Rosario Palazzolo e Anton Giulio Pandolfo (photo: Davide Aiello)

“Esiste una sola verità, ma nessun modo per esprimerla”. E’ questo l’assunto da cui parte Rosario Palazzolo, autore del testo e attore de “‘A Cirimonia”, secondo atto della “Trilugia dell’impossibilità”, nel quale si indaga l’impossibilità della verità, dopo “Ouminicch’”, creato nel 2007 sull’impossibilità della scelta, e “Càmmara” che approfondirà, sul finire del 2010, l’impossibilità della speranza.

“‘A Cirimonia” inizia con un’angosciante cantilena per bambini che proietta subito lo spettatore in uno spazio chiuso ed irreale. In un tempo indecifrabile ha luogo il dialogo tra ‘U masculu (Rosario Palazzolo), personaggio dal corpo deforme con dentro il buio della solitudine, dell’ignoranza e del disagio psicologico, e ‘A fimmina (Anton Giulio Pandolfo), abito da sposa démodé e spiazzante per ingenuità e stupidità.
La cerimonia è l’occasione per ripetere un rito, quello del “mi ricordo, mi ricordo, mi ricordo…”, che si compie, immancabilmente, tutti gli anni nello stesso mese e nello stesso giorno, per arrivare ad un ricordo impossibile e soprattutto ad una verità irraggiungibile.

Lo spettatore ascolta per quasi un’ora un dialogo surreale, che prende corpo da un testo preciso, puntuale, con sprazzi di genialità, ed arricchito da un’interpretazione, soprattutto nella prima parte, davvero intensa. Si ride amaro, mentre si tentano di dipanare i fili di una storia che appare da subito molto articolata.

L’estenuante ed ingiustificato sforzo del ricordare fa esplodere il dramma, e questo partorisce flash back agghiaccianti. Il ritorno al passato è un ritorno alla verità, una verità però inaccettabile. Il passato infatti è celebrato con l’orrore. Una coltre di angoscia vela le memorie confuse, il gioco nato casualmente si svela e si trasforma in tragedia.
La comprensione della verità confonde, ed è questa la forza dello spettacolo, che non ha di certo l’obiettivo di raccontare degli eventi che scorrono placidi e limpidi. Macabra è infatti l’ambientazione, macabre sono le trasformazioni dei personaggi, nel raschiare torbido che fa il testo dentro le meschinità dell’animo umano. La lingua, un siciliano stretto, aiuta la messa in scena della stravagante quanto inquietante cerimonia.

Lo spettacolo è convulso, ben accompagnato dalle musiche di Francesco Di Fiore; appare fragile quando il ricordo si fa ancor più inspiegabile e misterioso e gli attori sembrano un po’ troppo risucchiati dalla trama stessa. Convince, nel complesso, perché confonde e stravolge con i suoi interrogativi le nostre certezze; e perché sul finire, con coerenza, non ci regala un “e vissero felici e contenti…”.

‘A Cirimonia
di: Rosario Palazzolo
diretto e interpretato da: Rosario Palazzolo e Anton Giulio Pandolfo
assistenti alla regia: Monica Andolina e Alessandro Palazzolo
la voce del bambino è di Giulio Gulizzi
la voce della bambina è di Delia Calò
musiche originali: Francesco Di Fiore
coproduzione: Compagnia del Tratto e Teatro Libero Incontrazione Palermo
durata: 60′
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Lugano (Svizzera), Il Cortile, il 17 aprile 2010
Incontriteatrali

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