Quando ci si affaccia a qualcosa di nuovo, spesso lo si fa portando con sé delle attese, delle aspettative. Ma il nuovo è qualcosa che non si conosce, che non coincide con ciò che si aspetta, dato che, come diceva lo stesso Pasolini, qualcosa che si aspetta è qualcosa che in qualche modo c’è già.
Per cercare di superare questo impasse, e uscire da questo imbroglio, una possibile soluzione è adottare uno stato di assenza.
Un punto zero è uno stato che permette di tracciare infinite traiettorie, lungo le quali si attua un processo di ricerca e creazione, che conduce a nuovi punti, numerabili. Strutture che poi, a ritroso, possono essere smontate, annullate ritrovando il grado zero e ripartendo verso altre combinazioni, altre diagonali. L’astrazione dello zero, come anti-numero, come assenza, come anti-materia, come punto di partenza è fortemente affascinante; da qui “le variabili diventano un infinito gioco matematico”, che può essere tradotto anche in azione performativa.
Attraverso una complessa ricerca, nello spettacolo “ABQ-Mechanical extention in four arithmetic operations” il gruppo Ooffouro esprime coreograficamente il sistema – allo stesso tempo semplice e intricato – del linguaggio matematico.
Il percorso creativo del gruppo parte ad Oriente, dall’India: dalla studio della matematica vedica, della danza classica indiana (che è cresciuta e sviluppata in una rigorosa disciplina sia fisica e sia intellettuale) e di due stili, Bharathanatyam e Kathakali, in cui viene data importanza precipua alla precisione delle linee, alla nitidezza delle forme, dove esiste un rapporto consolidato tra ciò che è corpo, numero, geometria e spazio. Per poi approdare nuovamente ad Occidente, seguendo il percorso geografico dello spostamento dello zero (che, ricordiamo, gli Arabi portarono dall’India all’Europa), incontrandosi con il Samuel Beckett di “Quad”, algoritmo performativo trasmesso in Germania negli anni ’80.
Il fascino di uno spettacolo come “ABQ” risiede proprio nel processo creativo e di ricerca, che si concretizza in una struttura finale in cui azione, spazio e tempo giocano assieme a logiche matematiche, a stati di zero assoluto per creare, attraverso un calcolo preciso, un linguaggio corporeo, che parte prima da un piacere razionale per poi sublimare nella parte più emozionale, più fisica.
Il lavoro di Officina Ouroboros, maggiormente conosciuti come gruppo Ooffouro, si presenta come una composizione coreografica palindromica divisa in sequenze, dove lo spazio (un quadrato ricoperto da uno strato sottile di sabbia) diventa contenitore di un corpo, un corpo che, dopo un momento di stasi, comincia a muoversi progressivamente, divenendo a sua volta il contenitore di un linguaggio matematico universale, scandito dall’azione di un pendolo perpendicolare al centro della scena. Suoni ambientali e interventi di ‘live electronics’ coprono quel rumore silenzioso che si solleva nel contatto tra danzatore e l’area sabbiosa, per poi essere interrotti e vinti dal ritmo di quattro metronomi posti ad ogni vertice del quadrato, che scandiscono il movimento del performer. Come nella “danza pura” indiana, azione, tempo e spazio sono precisamente calcolati e si assiste ad un’assoluta estetica del movimento e della forma, mentre il corpo non racconta alcun tema.
Sarebbe curioso scoprire quali nuovi traiettorie di pensiero sono partite dalla visione dello spettacolo, quando le chiacchiere del dopo, come in questo caso, non si esaurisco in un mero ‘de gustibus’ ma “profanano” argomenti come spazio, velocità , ritmo, metrica. E ci si trova nella via di ritorno a ricercare in ciò che ti circonda una soluzione ad argomenti che, a volte, sembrano tanto complessi. Soluzioni che poi possono essere ritrovate sotto ai propri passi, lungo le linee della pavimentazione veneziana, in segmenti di diverso intervallo e lunghezza che, per un attimo, si incontrano per poi allontanarsi nuovamente: dove uno spazio diviso un tempo crea una velocità ma, ad un certo punto, anche un incontro, quello con la variabile Ooffouro.
ABQ – Mechanical extention in four arithmetic operations
progetto: Alessandro Carboni
ricerca, coreografie e interpretazione: Alessandro Carboni
musica: Danilo Casti
produzione: N.P.A Officina Ouroboros 07, University of Art Central Saint Martin’s, Londra; School of Drama University of Calicut di Thrissur, India; Santarcangelo 07 International Festival of the Arts; L’arboreto – Teatro Dimora, Mondaino
durata: 43’
applausi del pubblico: 1’ 13’’
Visto a Venezia, Teatro Fondamenta Nuove, il 13 marzo 2009