Agrupación Señor Serrano e quel Birdie tra Hitchcock e il golf

Birdie
Birdie

Dopo il Leone d’Argento dell’anno scorso, ci si sarebbe aspettato di vedere Agrupación Señor Serrano tra gli artisti ospiti di questa Biennale Teatro. Invece, per il debutto italiano di «Birdie» la compagnia catalana ha scelto la 25^ edizione del multidisciplinare Mittelfest di Cividale, vicino a Udine, in quella terra di frontiera che è da sempre il Friuli Venezia Giulia.

Come vi avevamo già raccontato qualche giorno fa, in questa edizione il Mittelfest ha esplorato i diversi volti del binomio Terra-Fuoco, secondo tassello (dopo l’elemento Acqua del 2015) della trilogia ideata dal direttore artistico Franco Calabretto, che si concluderà il prossimo anno con l’Aria.

Per festeggiare i suoi primi 25 anni di vita il festival cividalese ha portato quindi l’attenzione sull’elemento Terra come madre di processi vitali e protettrice di quiescenze, ma anche Terra! come quel gran richiamo alla vita di coloro che, oggi come ieri, attraversano l’immensità del mare per poterla finalmente toccare.

In linea con questa premessa si è inserito in pieno l’ultimo lavoro di Agrupación Señor Serrano, fresco di debutto in Terra! catalana.

Come in «A House in Asia» – presentato l’anno scorso sia alla Biennale di Venezia che a Roma durante Short Theatre – «Birdie» è un viaggio multimediale e multitasking dallo spirito libero ma razionale.
Una geniale composizione che combina assieme l’inarrestabile cammino dei migranti, alcuni frammenti della pellicola de «Gli uccelli», il capolavoro cinematografico di Hitchcock, e la pratica del golf.

Il montaggio è sorprendente. E’ un gioco di scale, dal piccolo al grande e viceversa, di specchi e continui rimandi tra il palco e lo schermo.
Le riprese live, le miniature di animali di ogni specie spostate in scena dai manovratori a rappresentare il movimento continuo della vita nonostante tutto, i piccoli e geniali sistemi di illuminazione artigianale, e ancora i ritagli di giornale, le immagini di repertorio, lo stridore hitchcockiano che ritorna sullo schermo in continui flashback – a ricordare un’atavica minaccia -, e il live editing di tutto questo, diventa pura azione, simbologia, manifestazione di senso, oggettivazione di un sentimento.

Ogni piccolo pretesto, ogni tassello di questo puzzle ha estrema importanza e coopera ad un progetto drammaturgico che è evocativo del dramma, ma anche della paura, così come della speranza dei processi migratori in atto.

Il ménage à trois fra i manovratori/attori – Alex Serrano, Pau Palacios e Alberto Barberà – l’ oggetto e il pubblico, grazie al tramite della videocamera, crea la distanza emotiva e allo stesso tempo la visione del dettaglio.
Ogni informazione si allarga a raggio, spingendo in direzioni diverse, per poi ritrovarsi a convergere in un unico punto: una foto, divenuta virale, e scattata dallo spagnolo Josè Palazon, del gruppo dei diritti dei migranti Pro.De.

La foto ferma l’immagine e il tempo sulla recinzione che divide la città di Melilla, enclave spagnola, dalla stato che la ospita. In bilico sopra la recinzione, come gli uccelli di Hitchcock, ci sono decine di migranti che cercano di superare la barriera.
Dall’altra parte gli abitanti di Melilla giocano a golf, cercando di fare un “birdie”, in gergo tecnico un punteggio inferiore di un colpo rispetto al numero predeterminato di colpi per completare una buca.
Geniale, no?

Ma non finisce qui. L’arguta compagnia catalana entra ancor più nel dettaglio di quel campo da golf, realizzato grazie al Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, che si occupa di rafforzare la coesione economica e sociale tra i vari Paesi, e passa allo scanner ogni singolo oggetto ripreso nella foto.
Dalle piante della vegetazione circostante all’asta del par, dai cappellini dei golfisti alle felpe degli immigrati, dal casco del poliziotto alla rete di recinzione. Il dettaglio è una sorta di scheda tecnica che identifica in primo piano la provenienza di ogni cosa.
Gran parte del nostro pianeta è parte di quella foto, di quella storia, di quel dramma e di quella speranza.

Dietro a una facciata “giocosa” e spettacolare (lo stesso titolo “Uccellino”, con quel suo meta-significato, ne evoca i tratti ironici e bizzarri), c’è lo svelamento (in)consapevole di altre realtà, un’analisi “chimica” e critica degli accadimenti, ma anche una pungente denuncia degli abusi delle politiche europee, insieme alle perverse contraddizioni delle numerose linee, recinzioni, confini, guerre di frontiera, e anche alla mal curata empatia dell’uomo, da sempre essere migrante, seppur di labile memoria.

Nonostante si avverta la necessità di ricevere qualche “imboccata” in meno, e ci sia ancora il bisogno di qualche messa a punto, la drammaturgia di Agrupación Señor Serrano regala parallelismi geniali, originali e pieni di acume, che ancora una volta lasciano lo spettatore attonito, turbato, sorpreso e assolutamente conquistato.

BIRDIE
creazione Alex Serrano, Pau Palacios, Fernando Dordal
performance Alex Serrano, Pau Palacios, Alberto Barberá
voce Simone Milsdochter
project manager Barbara Bloin
disegno luci e video programmazione Alberto Barberá
disegno del suono e colonna sonora Roger Costa Vendrell
creazioni video Vicenç Viaplana
modelli in scala Saray Ledesma
costumi Nuria Manzano
assistente alla produzione Marta Baran
consulenza scientifica Irene Lapuente / La Mandarina de Newton
consulenza al progetto Victor Molina
consulenza legale Cristina Soler
organizzazione Iva Horvat / Agente129
produzione Agrupación Señor Serrano, GREC Festival de Barcelona, Fabrique de Théâtre – Service des Arts de la Scène de la Province de Hainaut, Festival Terrassa Noves Tendències, Monty Kultuurfaktorij, Konfrontacje Teatralne Festival

Con il supporto di Cultural Office of Spain’s Embassy in Brussels, Departament de Cultura de la Generalitat, Centre International de Formation en Arts du Spectacle de Bruxellles

Un ringraziamento speciale a La Biennale di Venezia – Biennale College Teatro 2015

durata: 60′

Visto a Cividale del Friuli (UD), Teatro Ristori, il 22 luglio 2016

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