Un avverbio di quantità per evocare inquietudine, incompletezza, irresolutezza. «Almost» è la cifra di una generazione, una metafora della nostra epoca e delle nostre comunità dimezzate.
Il sociologo Zygmunt Bauman aveva definito «liquida» la società contemporanea, per sottolinearne la continua trasformazione e la conseguente perdita di riferimenti. Non a caso «Almost» fa parte del titolo di una delle opere di successo del recente teatro americano, “Almost, Maine” di John Cariani, con la quale la Compagnia Indipendente dei Giovani Umbri ha vinto (ex aequo con “Potrei amarvi tutti” de La Tacchineria) la Borsa Teatrale Anna Pancirolli 2018 e la Menzione Speciale assegnata dagli studenti delle scuole di Teatro di Milano.
“Almost, Maine” narra l’amore contraddittorio dei nostri giorni: cuori che funzionano a corrente alternata, uomini anestetizzati dal dolore, coppie che pretendono la restituzione dell’amore dato come fosse un vuoto a rendere, anime che affrontano crisi profonde. Una vasta gamma di sfumature, per un sentimento avvincente e complesso.
Delle originarie undici storie restano qui cinque quadri che compongono lo spettacolo diretto da Samuele Chiovoloni, con Jacopo Costantini, Ludovico Röhl, Giulia Trippetta, Silvia Zora. Brevi scene che si tengono insieme come in un cerchio e illustrano diverse situazioni: dall’innamoramento alla crisi, dalla scoperta del dolore all’epilogo di una relazione, fino alle ambiguità e antinomie di un amore omosessuale.
Protagonisti sono giovani impegnati in imprese disparate. Una donna pianta una tenda in mezzo a un campo di patate, in pieno inverno, per ammirare l’aurora boreale, cercandovi il marito morto da poco; una seconda donna percuote un uomo insensibile al dolore fisico, ma vulnerabile a quello spirituale; un’altra donna ancora propone al suo ex la reciproca restituzione dell’amore dato, e si sorprende a scoprire che ciò che lei rende a lui è incommensurabilmente più grande di quanto lui restituisce a lei. Ma forse non tutto è come sembra, e dietro la modica quantità apparente si nasconde un valore più importante.
C’è spazio anche per quel che resta (o forse non è mai nato) di un’amicizia maschile con sfumature gay, che ricorda, per atmosfere, “I segreti di Brokeback Mountain”. Infine c’è un amore che è ormai incomunicabilità, senza scampo né redenzione.
Fil rouge degli episodi è il tono lieve, la tensione verso modulazioni surrealiste e una venatura d’umorismo sottile, che in alcuni casi lascia spazio al sentimentalismo esplicito.
Sfondo comune è soprattutto “Almost, Maine”, cittadina indefinita nell’esteso e settentrionale stato del Maine, USA, al confine con il Canada, metafora delle periferie dell’anima di una generazione evanescente.
L’idea è di un piccolo mondo ancestrale in cui, un venerdì sera, divampano i sentimenti che provano a esorcizzare l’individualismo e le convenzioni della nostra epoca. L’amore combatte con cuori che non funzionano, sorprende amici di lunga data, porta frustrazioni, recriminazioni e ferite. Ma infine è l’unico porto per una generazione senza riferimenti.
Il tono complessivo del lavoro è lieve, surreale, fiabesco. Ogni scena, introdotta da sovratitoli cinematografici, crea mondi immaginifici, dosa ironia e paradosso, attraversa dramma e tragedia.
Buone le capacità recitative. Ogni linguaggio verbale e corporeo è curato. C’è un’attenzione anche al non detto ma solo evocato. Ogni storia è chiara, semplice e diretta, dotata di autonomia drammaturgica; la regia di Chiovoloni punta su ritmi serrati nei passaggi da una scena all’altra, grazie anche alla scelta di usare sul palco pochi oggetti funzionali all’azione.
Qualcosa in più, a livello drammaturgico e registico, si sarebbe potuto osare per rendere maggiormente coeso e amalgamato il tutto. Sono giovani (umbri), si faranno.
Lo spettacolo è in scena oggi e domani al Teatro Morlacchi di Perugia.
Almost, Maine
Compagnia indipendente dei giovani umbri
di John Cariani
traduzione di Jacopo Costantini
con Jacopo Costantini, Ludovico Röhl, Giulia Trippetta, Silvia Zora
costumi di Agustina Castellani
regia di Samuele Chiovoloni
durata: 1h 10’
applausi del pubblico: 2’
Visto a Milano, Campo Teatrale, il 3 maggio 2019