La concretizzazione di un incubo, ovvero la paura dell’attore di avere un’amnesia totale, non sapere più niente di dov’è, dove si trova, neppure chi è.
Parte da qui “Amletto”, in prima nazionale al Teatro della Tosse di Genova. Una sfida per un veterano, Enrico Campanati, diretto da Emanuele Conte.
In scena, all’inizio, un letto avanza timidamente verso il pubblico. E’ l’unico elemento presente. Al suo fianco il protagonista è seduto su una sedia nera, vestito di nero, mani poggiate alle gambe nella più neutra e misurata delle posizioni. Cambierà situazione solo per spostarsi dall’altro lato del palco, ma in una identica postura.
Campanati è completamente perso nel dramma della propria vita, che s’intreccia indissolubilmente con la vicenda di Amleto.
Siamo a casa sua o in teatro? Dove si trova realmente quel letto?
Forse in entrambi i luoghi o forse in nessuno, ma poco cambia. Quello a cui assistiamo è un vero e proprio dramma tragicomico in cui tutto si confonde nella confusione del pensiero. L’unico elemento fluido rimane la parola, ininterrotta, continua, beckettiana quando Campanati si ostina a registrare compulsivamente le battute di un copione che non riesce a fissare nella mente.
L’Amleto originario viene così sbriciolato in una serie di monologhi citati, lanciati, accennati, ai quali il protagonista si aggrappa come un naufrago alla deriva, e attraverso i quali riesce a riappropriarsi di piccoli frammenti della sua esistenza.
Compaiono allora anche qui Orazio, Claudio con Polonio, e contemporaneamente emergono anche reali episodi della vita professionale di Campanati, che Conte ha voluto portare in scena insieme ai suoi in un lavoro intimo, fatto in due, artigianalmente.
C’è poi la comicità, che irrompe con decisione quando Amleto si trova a parlare al telefono con l’ennesimo call center, pronto a rifilargli l’ultima vantaggiosissima offerta, in una miriade di metafore, citazioni e fraintendimenti.
In “Almetto” non è il teatro che parla di sé, né siamo di fronte ad un’ulteriore versione del capolavoro shakespeariano, bensì a una personalissima visione di entrambi quei mondi operata, con leggerezza, da due artisti che lavorano fianco a fianco da moltissimo tempo.
Una bella prova per entrambi, salutata in modo esplicitamente positivo dal tantissimo pubblico presente.
AMLETTO
testo e regia Emanuele Conte
con Enrico Campanati
collaborazione alla drammaturgia Alessandro Bergallo e Alessio Aronne
luci Matteo Selis
costumi Daniela De Blasio
assistente alla regia Alessio Aronne
produzione Fondazione Luzzati – Teatro della Tosse
durata: 60′
applausi del pubblico: 4′ 35”
Visto a Genova, Teatro della Tosse, il 17 novembre 2017