Gli amori difficili di Loris, fuga e tenerezza nel cuore della notte

Gigio Alberti e Gemma Pedrini (photo: Agneza Dorkin)
Gigio Alberti e Gemma Pedrini (photo: Agneza Dorkin)

Una trafila di sorrisi mesti. L’amore in Calvino è guscio rinsecchito, sentiero irto verso picchi inaccessibili. Giardini recintati di filo spinato delimitano un alternarsi di tenerezze e fughe. L’individuo è sospeso, in uno squilibro d’affetti contrastanti.

L’assenza, l’inesauribile bisogno di fusione tra l’uomo e la donna, è al centro de “Gli amori difficili” di Italo Calvino, che Lorenzo Loris ha allestito in prima nazionale al Teatro Out Off di Milano. La scena tripartita raggruma finestre e poltrone, gradini e panchine.
Al suono elegante e appassionato della violoncellista Gemma Pedrini, vari personaggi buffi (interpretati da Gigio Alberti, Monica Bonomi e Nicola Ciammarughi) intersecano i loro destini alienati. Nel disagio esistenziale traspare, lontanissima, una via di salvezza.

Siamo immersi in un tepore notturno. È quell’ora nebulosa in cui chi si è appena alzato incrocia chi sta andando a dormire. Si mischiano voci soffici e guaiti assonnati. Narrano di viaggiatori in treno e automobilisti allo sbaraglio, di prostitute sfatte, di ruffiani innamorati, di coppie spaiate da distanze chilometriche o da turni lavorativi scombinati. È un’umanità derelitta di saltimbanchi piegati dalla miseria psicologica e materiale: eppure non vogliono saperne di cadere.

Il piacere frammentato, l’anelito fervido, sta dentro gli orditi di respiri e calori frugati tra lenzuola e cuscino, nel letto matrimoniale, nell’assenza della persona amata. Pensieri tra agape ed eros fanno capolino come bagliori notturni, in treno, con il rumore delle traversine sotto le rotaie, oppure per strada, mendicando uno sguardo a un passante frettoloso. I giorni si ripetono in fotocopia: speranze, disillusioni, allontanamenti, ritorni. Si susseguono rituali di mestizia e desiderio, miraggi di tregua, effimeri impeti d’ottimismo. Si ride per non piangere. Si canta, ma non passa. L’amore affiora tra candore e insoddisfazione. Ma l’appagamento urge qui e adesso.

Loris narra l’amore in Calvino. Erano gli anni in cui un gettone telefonico poteva schiudere la felicità, oppure condannare all’angoscia. Si chiamava solo il telefono di casa: poteva squillare senza risposta, moltiplicando i dubbi all’infinito.
Solitudini umane si duplicano come in una sala degli specchi. Le figure sul palco sono deformi, sinuose, grottesche. Sono cuori di tenebra in bilico tra deformazione artistica e vita reale. Questi personaggi stravaganti, lacerati, trasfigurano il privato in un’aura assoluta. Le luci fioche di Alessandro Tinelli accentuano il lirismo.

Gigio Alberti e Monica Bonomi sono clown sentimentali che sentono nascere nella propria testa i vari personaggi. Insieme definiscono una carrellata sull’amore variegata e contraddittoria. Gigio Alberti è un inetto dinoccolato, bizzarro depositario di un pensiero contorto. È un vecchio maldestro con l’aria da vagabondo, che usa il corpo, più che la parola, per ottenere gli effetti del comico.
Monica Bonomi, stramba e lunare, voce sgualcita, sorriso stridulo, è uno scricciolo tragicomico. È una svampita la cui gioia è sempre alterata da una smorfia di dolore. Ricorda vagamente la maschera surreale, fiabesca, di Giulietta Masina. Smarrita a guardar le stelle, cammina come un carillon sbilenco.
Alberti e Bonomi hanno movenze sgraziate, sono simulacri di un’umanità dimessa. Sono zingari dagli occhi spalancati: l’amore, in loro, è recupero di un candore virginale. Increduli e turbati, non perdono mai la leggerezza tanto cara al Calvino delle “Lezioni americane”. Anche quando l’amore non funziona, essi commuovono per la loro riluttanza psicologica agli addii. Meno rifinito il ruolo del terzo attore, Ciammarughi, il che gli consente di proporsi come spalla nelle varie scene.

Il lavoro di Loris è intriso di liricità. Forse qua e là si poteva asciugare il testo così da esaltarne la rapidità, altro pilastro dello stile di Calvino. Ma tant’è. La sua poetica ci arriva comunque. Arriva la raffinata e lucida etica quotidiana. Arriva l’ironia amara sui mali della società attuale. Arrivano gli abilissimi meccanismi narrativi, attraverso i quali si barcamenano vite sconquassate. Che però restano dignitose, brillanti, divine, proprio nell’atto in cui si abbandonano all’inestinguibile bisogno d’amore.

GLI AMORI DIFFICILI
di Italo Calvino
regia di Lorenzo Loris
con Gigio Alberti, Monica Bonomi, Nicola Ciammarughi
e la partecipazione di Gemma Pedrini
scena Daniela Gardinazzi, costumi Nicoletta Ceccolini,
luci Alessandro Tinelli, musiche Gemma Pedrini,
collaborazione ai movimenti Barbara Geiger.

durata: 1h 20’
applausi del pubblico: 2’ 30”

Visto a Milano, Teatro Out Off, il 28 aprile 2017
Prima nazionale

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