L’Angelo della storia di Sotterraneo. Le rovine dell’uomo tra passato e futuro

L'Angelo della storia (ph: Giulia di Vitantonio - courtesy Inteatro Festival)
L'Angelo della storia (ph: Giulia di Vitantonio - courtesy Inteatro Festival)

Al Festival Inequilibrio è arrivato il nuovo spettacolo di Sotterraneo, fresco di debutto

Si può giocare teatralmente, in modo intelligente e anche doloroso, con il termine attenzione, studiandone e restituendocene gli approcci e le varie declinazioni? Certo che si può, come la compagnia Sotterraneo ci aveva dimostrato con il precedente spettacolo, “Overload”.
Ma si può farlo anche con la concezione del tempo, con i suoi imprevisti, galoppando nel suo alveo per dimostrare, magari, che noi esseri “sapienti” di sapiente non abbiamo “un fico secco”.

Dopo “Overload” quindi, i cinque di Sotterraneo, ormai diventati grandi e posati, lo hanno fatto, con senso e profondità di accenti, ne “L’Angelo della storia”, che abbiamo visto al teatro di Rosignano Solvay per il festival Inequilibrio, dopo il recente debutto a Inteatro 22.
Hanno come base un display che scandisce il passaggio del tempo, fra passato remoto, prossimo e presente. Qui Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati e Giulio Santolini, sulla effervescente scrittura di Daniele Villa, giocano sapientemente con tutto ciò che la scena offre, e ci comunicano con sagacia pertinente che noi, esseri umani, ci siamo narrati addosso una realtà fasulla che ci faceva semplicemente comodo, e questo fin dagli albori del tempo, quando, compiendo sacrifici umani, raccontavamo a noi stessi che non stavamo compiendo un orrendo misfatto, ma solo un rito propiziatorio per far sorgere il sole.

È da qui che Sotterraneo parte, prendendo ispirazione dall’immagine regalataci da Walter Benjamin nella sua ultima opera: l’Angelo che si volge a guardare le macerie del passato dando le spalle al futuro; vorrebbe fermarsi a ricomporre le rovine che vede, ma una burrasca gonfia le sue ali e lo trascina inesorabilmente avanti. Ed eccolo dunque il nostro Sapiens che, come quell’Angelo, continua ad andare avanti senza però neppure accorgersi delle rovine che ha lasciato dietro, compiendo sempre gli stessi errori, facendo al contempo credere a sé stesso – si badi bene – che ogni cosa che compie è unica e irripetibile, modellata come a lui interessa, spargendo in giro racconti di accadimenti che paiono vederlo protagonista ma di cui poi alla fine è solo vittima.
Ed è così che, con i toni parossistici che appartengono allo stile della compagnia, ad ogni data apparsa sul display viene rappresentato in modo esemplificativamente beffardo un avvenimento per indicarne (forse) l’impossibile verità: Eleonora di Castiglia, regina d’Inghilterra, ha davvero dovuto partorire 16 figli prima che uno fosse un buon erede al trono? Il gatto Tommasino ha ereditato davvero un patrimonio?
Nel 1944 Hiro Onoda, soldato dell’esercito giapponese di 22 anni, è stato lasciato veramente nell’isola di Lubang con l’ordine di non arrendersi mai al nemico? E nel 1983 Stanislav Petrov era davvero in ambasce per schiacciare il pulsante rosso per il lancio di testate nucleari così da rispondere alla minaccia statunitense segnalata sullo schermo?
E perché mai, nel 500 a. C., i Pitagorici, su una spiaggia, dovettero affogare Ippaso, reo di aver scoperto i numeri irrazionali mettendo così in crisi le loro concezioni? Per arrivare fino a tempi più recenti, quando William Burroughs, giocando con una pistola a fare Guglielmo Tell con la testa di sua moglie, lui che non sbagliava mai, la uccide, e non per finta.
Avvenimenti certi (forse), spesso compiuti per dabbenaggine o senso di potenza infinita.

Alla fine dello spettacolo, che si gode davvero gioiosamente, sembra di essere andati a spasso per il tempo, vagabondando con curiosità ogni parte del globo.
Rimane comunque un groppo in gola vedendosi rappresentati sul palco: un essere umano che, per sembrare di essere felice, anche solo un attimo, ha la sola possibilità di illudersi di poter padroneggiare la vita, quando invece basta una briciola perché l’ingranaggio si fermi e lo faccia ripiombare alla triste realtà: essere una piccola informe parte dell’infinito.
Noi, esseri senzienti, riusciremo mai a provare a ricomporre quanto abbiamo distrutto nei secoli, smontando le false narrazioni che abbiamo inventato e riuscendo finalmente a voltarci, proiettando quindi il nostro sguardo verso un futuro realizzabile? O ci limiteremo ad osservare la grande balena bianca che alla fine compare sul palco? Che non è certo Moby Dick, il coacervo di meraviglie che faceva così ammaliare il capitano Achab, semmai un triste reparto gonfiabile che non serve proprio a niente.

L’ANGELO DELLA STORIA
concept e regia Sotterraneo
in scena Sara Bonaventura, Claudio Cirri, Lorenza Guerrini, Daniele Pennati, Giulio Santolini
scrittura Daniele Villa
luci Marco Santambrogio
costumi Ettore Lombardi
suoniSimone Arganini
produzione Sotterraneo
coproduzione Marche Teatro, Associazione Teatrale Pistoiese, CSS Teatro stabile di innovazione del FVG, Teatro Nacional D. Maria II
con in contributo di Centrale Fies, La Corte Ospitale, FondazioneArmunia
con il supporto di Mic, Regione Toscana, Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze
residenze artistiche: Centrale Fies_art work space, La Corte Ospitale, Dialoghi – Residenze delle arti performative a Villa Manin, Armunia, Elsinor/Teatro Cantiere Florida, Associazione Teatrale Pistoiese
Sotterraneo fa parte del progetto Fies Factory, è residente presso Associazione Teatrale Pistoiese ed è artista associato al Piccolo Teatro di Milano

durata: 1h 15′

Visto a Rosignano Solvay, Teatro Solvay, il 25 giugno 2022

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