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Animali vivi. Tra sesso e pudore la “normalità” di Balletto Civile

Animali vivi - Balletto Civile
Animali vivi - Balletto Civile
Animali vivi/Primo slum (photo: teatrofondamentanuove.it)

Nella cultura occidentale, il piacere è spesso mutilato da un eccesso di pudori e convenzioni, in particolare il piacere sessuale, che sovente è vissuto nella penombra, come un silenzioso segreto, tant’è che a volte finisce per tradursi in una forma perversa di sofferenza. Ci si nasconde perché gli altri non sappiano fino a che punto ci comportiamo “male”; si teme lo scandalo, la vergogna pubblica e privata.

Balletto Civile con “Animali vivi/Primo slum” mette in scena al Teatro Fondamenta Nuove di Venezia uno ‘swinging’, termine molto di moda oggi per indicare lo scambio di coppia. Due coppie sposate, una veneta e l’altra emiliana, si danno appuntamento in una camera più che anonima. Le note di regia ci dicono che l’incontro si svolge in una città imprecisata del nord Italia. Forse perché da queste parti c’è una grande concentrazione di esperienze trasgressive sexy-hot, o perché qui (o forse ovunque?) le coppie sono più propense a cercare un rimedio alla monotonia appagando il proprio esibizionismo/voyeurismo. Non ci è dato saperlo. Il luogo dell’incontro è una generica stanza vuota, se non per un lavandino tanto solitario quanto una volpe imbalsamata (o coyote come diceva qualcun altro) che, ai bordi del proscenio, assiste inerme a quella che dovrebbe essere un’orgia vitale.

I quattro fanno conoscenza, chiacchierano senza volersi conoscere troppo, si piacciono, stabiliscono una parola d’ordine nel caso la situazione sfugga di mano, il tutto in completa nudità. Il dialogo si svolge con tonalità basse, calde; qualche punta ironica promette un’atmosfera curiosa, anche se la postura dei performer rivela un eccessivo pudore per delle “normali” coppie scambiste.
Finiti i convenevoli e i complimenti, inizia quello che ancora le note di regia suggeriscono essere il “meraviglioso festino dei loro corpi”, “l’ultimo anelito di risveglio di vita per questi animali vivi”. E qual è la prima cosa che fanno quattro animali eccitati che si incontrano per fare esclusivamente sesso e giocare sfrenatamente con le proprie fantasie? Si ricoprono e danno vita ad una danza completamente vestita.

Balletto Civile spiega di non voler fare la morale a nessuno, portando in scena solo quella che è ormai una normalità senza più slanci, corpi tormentati dalla quotidianità.
Ma dov’è il disordine sessuale? La voluttà, il piacere, l’eccitazione, il gioco erotico e – volendo indagare con occhi occidentali – la perversione? E’ quest’ultima ironicamente simboleggiata dall’esser vestiti, dall’essere ulteriormente e nuovamente “celati”? Rimangono sulla scena dei corpi pesanti che danzano le quattro stagioni di Nikolaus Harnoncourt, e che troppo spesso si lasciano andare ad una pantomima eccessiva.

“Quando qualcuno ci guarda da fuori tutto è molto semplice, molto risolvibile; ma entra in me, prendi al guinzaglio la mia scimmia e vedrai che non sarà così facile domarla” prometteva Balletto Civile: una mancata occasione, per questo spettacolo di teatro fisico, che forse, per troppo pudore o per una progettualità ancora poco chiara, perde di vista l’opportunità di aprire una grande finestra – quella della sessualità – per osservare e approfondire la conoscenza di se stessi e l’intima relazione con “l’altra” nostra parte.

ANIMALI VIVI/PRIMO SLUM
di Michela Lucenti, Emanuele Braga, Maurizio Camilli, Emanuela Serra
ideazione coreografica e messa in scena: Michela Lucenti
lavoro sulle intenzioni: Valerio Binasco
collaborazione al disegno fisico e alla messa in atto: Emanuele Braga, Maurizio Camilli, Emanuela Serra
coordinamento drammaturgico e definitiva stesura del testo: Silvia Corsi
luci: Stefano Mazzanti
fonica: Ambra Chiarello
produzione e organizzazione: Balletto Civile
in collaborazione con: Fondazione Teatro Due
durata: 50′
applausi del pubblico: 2′ 18”Visto a Venezia, Teatro Fondamenta Nuove, il 14 novembre 2009

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