Antonio Calbi rimarrà a Roma per altri tre anni.
Grazie all’incremento degli spettatori e degli abbonati, ma anche dei ricavi, il Consiglio di Amministrazione del Teatro di Roma, presieduto da Emanuele Bevilacqua e di cui fanno parte Cristina Da Milano, Nicola Fano e Raffaele Squitieri, ha rinnovato l’incarico a Calbi – nominato direttore dello Stabile capitolino nel maggio 2014 – per il prossimo triennio: rimarrà quindi in carica fino ad aprile 2021.
Esprimendo apprezzamento per il lavoro svolto in questi anni, che ha rilanciato il Teatro di Roma a livello cittadino e nazionale, il Consiglio di Amministrazione ha rinnovato la fiducia al direttore, considerando gli esiti di crescita, di risultati virtuosi e obiettivi raggiunti di questo primo triennio (2015-2016-2017) come base di partenza per i nuovi obiettivi.
Qualche numero: 336 spettacoli andati in scena (di cui 79 produzioni e 257 ospitalità); 330 eventi culturali; 1.718 alzate di sipario per spettacoli e 576 alzate di sipario per accadimenti culturali. I ricavi al botteghino sono cresciuti del 20%, ma il dato più eloquente è la crescita del numero di spettatori a 447.919 e degli abbonamenti, che si assestano a oltre 13.600 nella stagione 17/18 (rispetto ai 5.500 della stagione 13/14) con un incremento del 60% delle card libere e del 59% delle card under 18.
Perni del progetto produttivo triennale sono state le regie (229 registi di cui 48 prodotti), le scritture del presente firmate da autori viventi (184 di cui 39 prodotti), le compagnie indipendenti (83 di cui 17 prodotte).
Il triennio è stato attraversato da grandi maestri della scena internazionale: Peter Stein (Der Park), Romeo Castellucci (Go down, Moses), Claudio Tolcachir (Emilia); accanto ad artisti che rileggono la tradizione in termini di modernità come Federico Tiezzi (Calderón e Antigone), Mario Martone (Carmen), Toni Servillo (Le voci di dentro), Antonio Latella (Natale in casa Cupiello), Massimo Popolizio (Ragazzi di vita), Giorgio Barberio Corsetti (Re Lear), la Compagnia Umberto Orsini (Copenaghen); per concludere con i registi che Teatro di Roma ha definito “dell’età di mezzo, intelligenze creative indipendenti, espressioni del territorio”.
Teatro di Roma considera gli esiti di questo primo triennio come base di partenza per nuovi obiettivi nell’immediato futuro.
E si torna a parlare anche del Teatro Valle, riaperto parzialmente da inizio aprile e probabilmente fino a dicembre, a quattro anni di distanza dall’abbandono degli occupanti e ancora in fase di ristrutturazione: “Roma è diventata responsabile della gestione del Valle – ha ricordato la sindaca Raggi – solo dopo il perfezionamento dell’accordo firmato nel giugno 2016 tra la gestione commissariale e il Mibact”. L’apertura temporanea del Valle, con una serie di eventi definiti “Interludio Valle” organizzati da Teatro di Roma, si situa tra la prima e la seconda fase dei lavori di ristrutturazione, nell’ottica di “aprire una finestra per vivere il Valle nei tempi ‘morti’ dei procedimenti amministrativi necessari per il bando e l’aggiudicazione della gara d’appalto della seconda fase – ha spiegato il vicesindaco Luca Bergamo – per realizzare consistenti lavori di adeguamento di impianti e strutture alle più recenti disposizioni che regolano le attività di spettacolo aperto al pubblico”.
Ecco quindi che, con uno sguardo più complessivo, per i prossimi anni Teatro di Roma intende consolidare la missione pubblica “allargata” già intrapresa negli ultimi anni, sperimentando un nuovo modello di sistema di Teatro Pubblico Plurale: “Un sistema teatrale innovativo, fra i pochi in Italia con questa ambizione, che mette in rete i teatri in comune (Teatro Biblioteca Quarticciolo, Teatro Tor Bella Monaca, Teatro Villa Pamphilj, Teatro del Lido di Ostia, Silvano Toti Globe Theatre), con le sale del Teatro Argentina, del Teatro India e del Teatro Torlonia, gestite e programmate direttamente, cui si è appena aggiunta la riapertura temporanea del Teatro Valle”.