Antonio Latella e la direzione del Nuovo Teatro Nuovo. Intervista esclusiva

Antonio Latella (photo: antoniolatella.com)
Antonio Latella (photo: antoniolatella.com)
Antonio Latella (photo: antoniolatella.com)

Fine dicembre 2009. Napoli. Quartieri Spagnoli. Nuovo Teatro Nuovo. L’ultima videointervista dell’anno, ma con un grande ponte verso l’anno appena cominciato, ce la rilascia Antonio Latella.
Dalla stagione 2010/2011, infatti, il regista è anche il nuovo direttore artistico del NTN, dopo il lavoro trentennale di Igina Di Napoli. Si sta per dar vita a una compagnia stabile composta da sei attori, tre uomini e tre donne, che per tutta la stagione si dedicherà alla creazione di un repertorio, lavorando con cinque registi e due drammaturghi, spingendo finalmente sulla produzione di testi italiani, e passando al teatro di repertorio sul modello tedesco: quella Germania dove Latella ha vissuto e che ha contribuito in modo determinante alla sua maturazione e consacrazione artistica internazionale.

Probabilmente, almeno all’inizio, l’esito della declinazione italiana del progetto napoletano dovrà essere un mix fra cultura teutonica e usi di casa nostra, visto che sono comunque diversi gli spettacoli che portano la firma del regista in tournée, come “Le Nuvole” di Aristofane, in questi giorni nel Centro Italia e a breve in alcune piazze del Nord, come Brescia dal 10 al 14 marzo.

In Germania, invece, gli spettacoli sono di rado in tournée, e restano tipicamente stanziali, ripetuti ciclicamente durante l’anno nel teatro di produzione. Rare, quindi, le occasioni per vedere girare gli spettacoli, ma una di queste è proprio il Theatertreffen di Berlino, che abbiamo seguito l’anno scorso, e che porta nella capitale le dieci migliori produzioni dei teatri di lingua tedesca della stagione.

Sono passati ormai dodici anni dalla prima regia di Latella, firmata nel 1998. Un artista poco più che trentenne dirigeva uno dei corsi dell’École des Maîtres, per poi approdare, tre anni dopo (nel 2001) al suo primo Ubu per il progetto Shakespeare. E nel 2004 arriva il Premio Gassman come miglior artista dell’anno.
Forti i suoi legami con i grandi maestri della parola: Dante, Shakespeare, i classici della poesia e del teatro di tutti i tempi, che scorrono nei suoi spettacoli come affluenti di un’unica trama, convettori di un grande metatesto. Non possiamo dimenticare, fra gli altri, Pasolini, su cui ha lavorato moltissimo nel periodo 2002/2004, con “Pilade”, “Porcile” e “Bestia da stile”. E questi autori tornano nelle sue messe in scena, facendo capolino l’uno nei testi dell’altro, in una commistione che porta il suo Capitano Achab a recitare l’Essere o non essere, o Dante apparire in controluce, in forma sottile nel suo “Hamlet’s Portraits” (2008).
Arriviamo al biennio 2006/2007, in cui vince il premio per il migliore spettacolo dell’anno con “La cena delle ceneri”, assegnato dall’Associazione Nazionale dei Critici di Teatro, e l’Ubu per lo spettacolo dell’anno con “Studio su Medea”.

A cavallo fra il 2009 e il 2010 sono state in scena al NTN la sua personale lettura di “Don Chisciotte”, su drammaturgia di Federico Bellini, e “[H] L_Dopa”, prodotto con la partecipazione del Centro de Artes Performativas do Algarve. Una drammaturgia di gruppo con il contributo di Linda Dalisi.
A Napoli si rafforzerà anche il rapporto con Vienna: a fine aprile 2010 il NTN ospiterà una co-produzione fra Schauspielhaus Wien, Wiener Festwochen e Nuovo, con una sua regia basata su testi di Josef Winkler e con la drammaturgia Alexandra Millner: “Selvaggiamente le parole lussureggiano nella mia testa. Un trittico”.
Sono chiari segnali di una fucina che si mette in movimento, di un gruppo che intende lavorare a pieno ritmo ad un progetto che trasudi sapore di esperimento, che sia sindone di una napoletanità europea e guardi alle virtù di fuori per tentarne declinazione originale in casa.
E’ quanto ci dice lo stesso regista e neo-direttore artistico nella videointervista rilasciata prima di una delle repliche di “Don Chisciotte”.

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  1. says: alessia

    Ci sono due passaggi dell’articolo che mi hanno davvero rinfrancato:
    “Si sta per dar vita a una compagnia stabile composta da sei attori, tre uomini e tre donne, che per tutta la stagione si dedicherà alla creazione di un repertorio, lavorando con cinque registi e due drammaturghi, spingendo finalmente sulla produzione di testi italiani, e passando al teatro di repertorio…”
    E ancora:
    “Sono chiari segnali di una fucina che si mette in movimento, di un gruppo che intende lavorare a pieno ritmo ad un progetto che trasudi sapore di esperimento…e guardi alle virtù di fuori per tentarne declinazione originale in casa.”
    Pubblicherei 20.000 manifesti con queste parole per tappezzarci gli ascensori, gli uffici, le poltrone e le scrivanie di certi Teatri più o meno Stabili che pare abbiano completamente dimenticato la loro ragione di esistere.
    Infine, oso una preghiera a Latella, nel caso leggesse:
    Caro Direttore,
    se riesci in questo esperimento ti prego, ti prego, ti prego, di fare qualche telefonata in giro perl’Italia per diffondere la buona novella e redarguire qualche scriteriato, invitandolo magari a dimettersi.
    Grazie.