Che strana sensazione quando il padrone di casa di una storica villa, che ti ha ospitato per anni, decide di bandire una festa per presentarti il nuovo reggente della magione, perché lui ha deciso di lasciare la dimora.
Al di là del contenuto spettacolare, è stata questa la sensazione percepita in questa edizione di InEquilibrio, il festival che Armunia ospita da molti anni a Castiglioncello e che fa sintesi delle esperienze di residenza e di quant’altro si muova nella drammaturgia contemporanea non solo in Toscana ma in tutta Italia.
Abbiamo raccolto le voci di questo passaggio di testimone fra Massimo Paganelli ed Andrea Nanni, che guiderà le prossime edizioni del festival e dirigerà questa storica residenza italiana per le arti.
Siamo stati nella magic box di Roberto Abbiati, che ci ha raccontato in 12 minuti il suo Moby Dick, e sentito – fra gli altri – Maurizio Lupinelli, Gogmagog, Annalisa Bianco per la sua versione del “Giocatore di Dostoevskij”, Korekané e i Sacchi di Sabbia con il loro “Don Giovanni” letteralmente fuori dal coro.
Ci è parso di scorrere un grande romanzo. In ogni senso. L’epopea di una creazione (quella del festival) che giunge ad un momento cruciale del suo svolgersi e che, a tratti, si ritrovava nelle storie dei grandi classici portati in scena. Dall’ineluttabilità del destino alla finzione del teatro, il naufragar ci è dolce, rincorrendo una balena bianca che si inabissa come una conchiglia in un bicchier d’acqua, mentre una piccola nave a forma di pipa con tre vele e un minuscolo albero maestro, mossa da una mano fuori scena, ci ricorda che è bello solo ciò di cui si può pensare una continuazione fantastica.
(Renzo Francabandera)
Una ripartenza: così Massimo Paganelli intervistato per Klp definisce questa versione autunnale di InEquilibrio, l’ultima da lui diretta. Prima, lo scorso maggio, c’era stato l’annuncio del suo ritiro da Armunia: un gesto forte, dettato dal senso di frattura con i Comuni soci dell’associazione. Poi, a giugno, la lettera aperta “Crepino gli artisti! Per il futuro del Castello Pasquini al di là delle nostre brevi vite”, che affermava a nome di tanti il valore di Armunia, ciò che quel luogo ha significato per chi cerca nel fare teatro un’autenticità di pensiero e azione, assumendosene il rischio. Per questo il festival, a novembre, non è stato il rinvio del consueto appuntamento estivo, ma molto di più: ha significato dire che la pratica artistica è pratica civile, e dirlo insieme – artisti, organizzatori, interlocutori politici, il sindaco di Rosignano e la Regione Toscana in testa.
I quattro giorni a Castello Pasquini mostrano che altro ancora può accadere, e sta accadendo: lo sforzo di riformulare non è azzerare, dalla crisi può nascere l’incontro. E la strada verso un nuovo equilibrio, ci spiega Andrea Nanni, sarà proprio nel dialogo tra teatro e luogo, tra creazione e vita collettiva, popolare. Perché la ricerca delle forme sceniche non può recludersi in una stanza solo per sé.
(Gilda Deianira Ciao)
Prima parte: Massimo Paganelli, Nerval Teatro, Maurizio Lupinelli, Korekané,
Giorgio Rossi, Gogmagog, Teatropersona