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L’arte dell’attore, tra artificio ed emozione

L'artificio e l'emozione|Evgenij B. Vachtangov|L'arte dell'attore

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Evgenij B. Vachtangov
Evgenij B. Vachtangov

Due volumi per ripercorrere l’arte dell’attore dal Romanticismo al Novecento. A pubblicarli è Laterza.
Il primo, “L’arte dell’attore dal Romanticismo a Brecht”, è di Sandra Pietrini, ed offre una panoramica della funzione e dell’immagine dell’attore negli ultimi due secoli, dalla recitazione romantica al narratore nel teatro epico di Brecht, dai manuali di mimica alla riscoperta della corporeità scenica nelle prime avanguardie novecentesche.
A partire dal Romanticismo, infatti, gli attori cercano di nobilitare il loro mestiere attraverso la pubblicazione di trattati e manuali di recitazione. Nonostante questi tentativi di codificazione dell’arte, all’inizio dell’Ottocento si afferma il mito dell’attore ispirato, che recita trasportato dall’impeto del sentimento. Il dibattito tra i fautori dell’immedesimazione e i sostenitori di una recitazione ‘a freddo’ si intensificherà nel corso del secolo. Il Novecento batterà invece altre strade, inaugurando una complessa riflessione sulle tecniche e sul training, ma anche sulle possibili interazioni fra attore e regista.

L’arte dell’attore dal Romanticismo a Brecht
di Pietrini Sandra
2009
214 pp.
Editore Laterza

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Autore dell’altro volume, “L’artificio e l’emozione. L’attore nel teatro del Novecento” è Luigi Allegri, che focalizza l’attenzione sul teatro del ‘900 e sulle sue sperimentazioni.
I personaggi sono fatti della materia di cui sono fatti i sogni, secondo la straordinaria immagine che usa Prospero nella “Tempesta” di Shakespeare. Gli attori sono invece della materia di cui è fatta la realtà: di carne e sangue, respiro e voce, gesti, azioni. E agiscono nello spazio e nel tempo, qui e ora. Personaggio e attore appartengono a due mondi separati, diversi, eppure devono trovare un modo e un luogo in cui incontrarsi, perché di questo è fatta, tradizionalmente, la rappresentazione teatrale. Il luogo dell’incontro è naturalmente il palcoscenico, in cui agiscono gli attori ma che agli spettatori appare la casa in cui abitano i personaggi. Questo è il lascito del teatro della tradizione alla cultura teatrale del Novecento. Ma il Novecento è trasgressivo e radicale, sempre poco disponibile al rispetto della tradizione. Dal Simbolismo alle Avanguardie storiche, da Stanislavskij a Mejerchol’d, da Craig a Vachtangov, da Artaud a Brecht, da Grotowski al Living Theatre, da Peter Brook a Eugenio Barba, da Lee Strasberg a Dario Fo, i teorici e gli attori del Novecento hanno spesso rotto, o almeno allentato, il legame così stretto che li univa ai personaggi.

L’artificio e l’emozione. L’attore nel teatro del Novecento
di Allegri Luigi
2009
189 pp.
Editore    Laterza 

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