Aspettando Godot. Autentico e riuscito il progetto Egumteatro/laLut

Aspettando Godot - Egumteatro
Aspettando Godot - Egumteatro
Aspettando Godot – Egumteatro (photo: Luca Giuffredi)

“Morto nel mezzo
delle sue morte mosche
l’alito di uno spiffero
dondola il ragno”.
(Samuel Beckett)

Una scarpa consunta vola a picco sulla Via Francigena, al centro dello spazio archeologico dello splendido complesso museale di Santa Maria della Scala di Siena: uno spazio privilegiato, quest’anno straordinariamente dedicato dal festival Voci di Fonte a Egumteatro e laLut, per la prima volta insieme per un inconsueto quanto brillante “Aspettando Godot”.

A lanciarla, a luci rigorosamente accese, sono – dal pubblico ignaro – proprio loro, Vladimiro e Estragone, qui interpretati con ironia e concretezza da Massimiliano Poli e Francesco Pennacchia,
ora classico eppur personale comico duo, tragicamente complice nel limbo dell’attesa come in quello della fame. Nient’altro che miseria, miseria sporca dalle scarpe e dalle calze bucate è infatti quella, sembrano dirci, di chi costantemente anela, desidera e spera l’arrivo di qualcosa o forse di qualcuno che, ancora, non si sa neppure se c’è. Immobile è la pausa, ossessiva e perenne nello scorrere infinito del tempo e immobili siamo anche noi, lì, su quello stesso palco, spalla a spalla con Vladimiro e Estragone, sassolini inanimati sulla riva.
Ecco allora che inaspettato, quasi salvifico, appare per un attimo dalle vetrate il folle arrivo di Pozzo e Lucky, una corsa al guinzaglio che invade i due malcapitati con una pantomima grottesca, istrionica, quasi circense in cui l’intensissima prova del Lucky Sergio Licatalosi restituisce al genio di Beckett il calore e l’immagine di una parola eternamente viva, lucida e inesauribile.
Eppure non basta. Usciamo dalla sala, rientriamo, ma Godot ancora non c’è. Solo il paradosso fa la sua comparsa per ribaltare il gioco delle parti nella ripetitiva altalena di un esistere che mai cessa di farsi domanda. Servi o padroni poco importa, quando quel che resta di Godot è soltanto il ricordo, il sogno, la desolazione di un nome.

Dirompente, la forza del pensiero di Beckett ben s’intreccia con la regia ironica, fresca e precisa di Annalisa Bianco e Virgilio Liberti, che di “Aspettando Godot” ci restituiscono un’interpretazione leggera e dinamica, debitrice, senza dubbio, di un’ottima prova attorica, in grado di fuggire i rischi della definizione e dell’impressione per lasciare naturalmente dell’originale l’autentico segno di malinconico sorriso.

ASPETTANDO GODOT
di Samuel Beckett
traduzione di: Carlo Fruttero
regia: Annalisa Bianco e Virginio Liberti
con: Sergio Licatalosi, Francesco Pennacchia, Massimiliano Poli, Angelo Romagnoli
asssistente alla regia: Amando Pinhero
costumi: Rita Bucchi
produzione: Egumteatro, laLut, Festival Voci di Fonte con il sostegno di Regione Toscana – Sistema Regione dello Spettacolo
durata: 2 h
applausi del pubblico: 2′ 04”

Visto a Siena, Santa Maria della Scala, il 23 giugno 2009
Festival Voci di Fonte 2009

No comments

  1. says: franceschina

    Concordo con cate!!Cara capo redattrice, recensione che rende l’impressione dello spettacolo in modo esemplare. Bacini baciniiii

  2. says: Caterina

    che dire capo-redattrice…. una recensione spettacolare! Menomale che non siamo andate in stampa insieme altrimenti la mia faceva caaaaareeeeee rispetto alla tua!!!!! bella foschiaaaaaaaaaaaa
    una bacione

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