“Atridi – Metamorfosi di un rito” è l’ultima proposta artistica della Piccola Compagnia della Magnolia, presentata nel suo primo frammento al festival Benevento Città Spettacolo.
Il lavoro, parte di un progetto che proseguirà nel corso dei prossimi mesi, parla dell’amore tra consanguinei colto nel momento in cui degenera nelle forme estreme dell’eros e dell’odio più sfrenato e profondo, portando fino all’omicidio. Immediato va il pensiero anche al nostro quotidiano, alle cronache di tv e giornali… ma non è solo questo.
Altro tema centrale è l’assenza di colui che si ama e dell’intimo bisogno di evocare e ridestare dentro di sé il proprio amato attraverso il ricordo.
Il punto di indagine è il momento esatto in cui un amore paterno e filiare può tramutarsi in una vera e propria fagocitante passione amorosa, o nell’atto estremo dell’odio più indomabile che sfocia nel delitto.
La regista, Giorgia Cerruti, sceglie di indagare questi temi ancora una volta rivolgendosi a grandi classici, stavolta al mito greco degli Atridi, ossia alla storia della famiglia di Agamennone: una catena di relazioni e corresponsioni d’amorosi sensi, rovinosa e delirante, dove l’amore sfocia in incontrollata e matta bestialità, che porta prima Agamennone a uccidere la propria figlia Ifigenia, e poi Clitemnestra a vendicarla uccidendo Agamennone.
La Magnolia propone una chiave di lettura del mito classico degli Atridi incentrata tutta sull’indagine delle relazioni e dei legami di sangue esistenti tra i personaggi, eludendo in questo modo l’intera ed intricata trama fatta di battaglie e schieramenti di eserciti, di eroi guerrieri contrapposti – che negli autori classici greci ha un ruolo essenziale – per focalizzare tutto il lavoro sullo studio dei folli e malati legami che intrecciano tra loro gli Atridi, condannandoli ad una vera e propria devastante ed eterna dannazione.
Ecco allora che la brama di possedere l’oggetto del desiderio porta prima Agamennone a baciare in maniera quasi ossessivo-compulsiva la piccola figlia Ifigenia che trattiene tra le braccia, e dopo l’altra figlia Elettra, folle e innamorata di lui, a divorare e inghiottire con avido e inesauribile desiderio, il ritratto del volto di Agamennone, suo padre, da lei disegnato su un foglio, in un gesto atavico e senza tempo, nel disperato tentativo di possedere e assimilare, rievocare e portare in vita l’amato, l’oggetto del desiderio, attraverso un “processo di ingestione e digestione che impronta di sé ogni rapporto amoroso”.
L’esito dell’indagine, di cui alcuni aspetti erano già emersi in precedenti lavori, è un’interessante analisi di questi arcaici personaggi, che si spogliano davvero di ogni connotazione mitologica per acquistare un carattere umano, che ridispinge in un altrove lontano ogni possibile alone o retaggio mitico, rendendo gli Atridi progenitori e archetipi in tutto e per tutto del nostro mondo attuale.
Questo interessante lavoro di estrema sintesi e riduzione del dramma greco ai suoi nuclei tematici essenziali, è reso possibile attraverso una accanita ricerca e un profondo studio di classici greci (Eschilo, Sofocle, Euripide), assieme a testi di autori contemporanei come Sartre, Strauss, Yourcenar.
Sul piano della resa scenica, lo spettacolo, al suo debutto, soffre di alcuni sfasature nel ritmo e nella fluidità delle azioni sceniche.
Tuttavia, lo stile sempre molto forte della Cerruti, che unisce una matrice grotowskiana ad interessanti apporti da discipline artistiche orientali, come la danza kabuki, rendono comunque vivo e coinvolgente lo svolgimento del dramma nel suo insieme.
Il lavoro della Piccola Compagnia della Magnolia si conferma anche in quest’occasione ambizioso, con una ricerca teatrale che sposta il baricentro sempre un po’ più verso Oriente, ma proseguendo allo stesso tempo nella scelta dei classici.
Questo bisogno di “ampio respiro” si conferma anche, come anticipato, negli sviluppi che acquisterà il progetto Atridi, quando lo spettacolo, seguendo un percorso fuori dai propri confini geografici già sperimentato dalla compagnia, attraverso varie residenze artistiche all’estero, si arricchirà del contributo delle persone che si imbatteranno in esso, così da raccogliere interviste, video, fotografie (“Ritratti di famiglia”), che tracceranno percorsi dai nuovi risvolti.
Atridi – Metamorfosi di un rito
regia: Giorgia Cerruti
con: Davide Giglio, Eloisa Perone, Ksenija Martinovic, Paola Galassi, Matteo Rocchi, Giorgia Coco
scene, suono e luci: Atelier Pcm- Riccardo Polignieri
costumi: Gaia Paciello
durata: 1h 10′
applausi del pubblico: 2′
Visto a Benevento, Mulino Pacifico, il 13 settembre 2013