Atto Finale – Flaubert. Mario Perrotta e il senso della vita nascosto nel web.

Mario Perrotta in Atto finale - Flaubert
Mario Perrotta in Atto finale - Flaubert
Mario Perrotta in Atto finale – Flaubert

Terza e ultima parte della “Trilogia sull’individuo sociale” diretta dall’attore, autore e regista leccese Mario Perrotta e insignita del Premio Speciale Ubu 2011, “Atto Finale – Flaubert” arriva all’Itc di San Lazzaro di Savena (BO), sede della compagnia del , che è uno dei produttori dell’intero progetto.
Riscrittura in chiave contemporanea del romanzo incompiuto di Flaubert “Bouvard et Pécuchet”, “Atto finale”, che si svolge in un lasso di tempo dal 2010 al 2078, ha in comune con l’originale flaubertiano l’ironia acuta ed irritata dei protagonisti nei confronti di qualsiasi forma di stupidità umana (ridicola e universalmente diffusa oggi come ieri), oltre alla loro scelta di isolarsi dal mondo e di dedicarsi all’impresa folle e disperata di apprendere tutto lo scibile umano.

I personaggi messi in scena da Mario Perrotta e Lorenzo Ansaloni, però, si servono, nella loro ricerca di conoscenze scientifiche e filosofiche che diano un senso all’esistenza, degli strumenti della moderna tecnologia: una tastiera del computer appesa al collo, dalla quale è impossibile separarsi, pena il rischio di sentirsi completamente perduti.
I due interpreti, col volto coperto di biacca e indosso logore marsine, si lanciano in frenetiche, ossessive e ripetute ricerche sul web (i cui risultati sono visibili su uno schermo posto al fondo della scena buia e vuota), finalizzate al reperimento di qualcosa in cui credere fermamente, una conoscenza che non può e non deve tradire. Ecco allora accendersi i più fervidi entusiasmi ogni qualvolta i due amici si illudono speranzosi di aver trovato la soluzione a una vita in realtà profondamente irrisolta, in cui si parla in continuazione, senza tregua, solo per riempire un vuoto che spaventa più del rumore assordante, ma rassicurante, di parole insensate.

Tutto inutile. Sembra quasi che il destino di Bouvard e Pécuchet (come di ognuno di noi) sia proprio quello di essere irrimediabilmente scissi, sempre tesi fra il desiderio di elevarsi sopra le bassezze della vita quotidiana (attraverso il sapere, la religione o l’arte) e il bisogno di perdersi o – almeno – di consolarsi nella banalità e nella brutalità di certi rapporti superficiali, sia che si tratti di un’amicizia stretta su facebook che di un rapporto sessuale consumato sul web.

E’ in questo irrimediabile senso di disagio, in questo non poter essere mai del tutto né “individui” né “sociali”, che lo spettacolo rivela qualcosa di profondamente antico e contemporaneo al tempo stesso, che parla alla nostra natura costringendoci, però, a fase i conti col tempo presente.
Nessun filosofema, tuttavia, nella coinvolgente interpretazione di Perrotta e Ansaloni, che si costruisce su una comicità inquietante nella sua purezza, fatta di giochi di parole, nonsense, neologismi dal sapore dialettale e, sempre, il senso di un ritmo dell’azione che deve tornare di continuo su se stesso, all’infinito.

E’ nel guardare ripetutamente i surreali, grotteschi ed esilaranti comunicati video, che i protagonisti hanno realizzato durante il loro isolamento, che emerge da un lato l’inutilità della ricerca e, dall’altro, la fallacità della memoria umana, che non lascia traccia e non insegna nulla: Bouvard e Pécuchet, infatti, hanno costantemente bisogno di riguardare quei comunicati video per tornare col ricordo a tutto ciò di cui si sono occupati, le sfide intraprese, perfino i numerosi tentativi di suicidio, il tutto in una ‘mise en abyme’ visiva e semantica.
Lo schermo posto sullo sfondo, dunque, si fa catalizzatore dell’azione, soggetto attivo che interagisce in maniera decisiva con gli interpreti, non soltanto quando mostra gli esiti delle ricerche su google o mostra le registrazioni realizzate dai due, ma anche quando, in aperta dialettica con la comicità assurda e geniale dell’interpretazione, diventa il luogo in cui si affastellano i video di Miss Chirurgia Plastica o dei provini di X Factor, montati l’uno dietro l’altro senza bisogno di troppi commenti, a parte quell’“è terribile”, che diventa una sorta di leitmotiv dell’intero lavoro.

Figure speculari rispetto a quelle dei due protagonisti sono poi i due “muti”, creature clownesche anni ‘20, impersonate da Paola Roscioli (che, protagonista di preziose e poetiche controscene, sul finale canterà “Et moi” di Edith Piaf) e Mario Arcari (che esegue le Variazioni Golderg di Bach in più momenti dello spettacolo): commoventi, enigmatici ed eterei, i “muti” sembrano incarnare la possibilità di trovare un appagamento alle sofferenze dell’esistenza attraverso la bellezza dell’arte, grazie alla quale riuscire, per un attimo, a dimenticare se stessi.

Atto finale – Flaubert
da: Bouvard et Pécuchet di Flaubert
di: Mario Perrotta
regia: Mario Perrotta
con: Mario Perrotta, Paola Roscioli, Lorenzo Ansaloni
musiche composte ed eseguite dal vivo da Mario Arcari
video realizzati da Chiara Idrusa Scrimieri
applausi del pubblico: 4’

Visto a San Lazzaro di Savena (BO)
, Itc, il 28 gennaio 2012

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