Sono sul treno che dalla Gare du Nord di Parigi porta a Enghien-Les-Bains. Dieci minuti di tragitto. Sedute davanti a me due anziane signore dalle facce simpatiche. La più giovane ha un tutore a una gamba e una stampella. L’altra – ottant’anni? – sotto una gonna indossa dei legs. Chiedo loro quanto manca per arrivare ad Enghien. Ma siamo già arrivati. Scendo dal treno. Anche loro. Cerco di individuare da che parte si trovi il lago: è proprio sulle sue rive che si svolge il festival. Vedo un cartellone pubblicitario: Bains Numériques – 5^ edizione del festival internazionale di arti digitali.
Dietro ho le due signore. Stanno cercando il festival, come me: sono interessate all’arte digitale!? Mi sembra un ottimo inizio. Facciamo un tratto di strada assieme. Poi accelero il passo. Alla fine del viale principale che attraversa il centro cittadino ecco il lago di Enghien-Les-Bains e il Jardin des Roses, dove è allestito il Village Numérique, o Villaggio dell’Innovazione: 13 tende-padiglioni per altrettanti progetti di innovazione portati avanti da scuole, università e partner tecnologici o istituzionali esperti nel campo dei nuovi strumenti di creazione e produzione digitale. È l’accesso al festival, un tunnel di connessioni, creatività, futuro nel presente.
Cerco di cogliere spazialmente il programma di Bains Numériques e ho la sensazione che il festival abbia fatto proprio il concetto di rete, estendendosi per l’intera cittadina e creando connessioni di dialogo tra luoghi eterogenei e in apparenza lontani: il casinò – il più vicino a Parigi, e famosissimo – e l’Eglise Saint Joseph, il parcheggio Vinci Libération e il Centre des Arts, il Grand Hotel Barrière et l’Escale Affaires–Auditorium, solo per citarne alcuni. Quattordici in tutto i luoghi per questo festival, che è il più importante in Francia dedicato alle arti digitali in termini di pubblico (oltre 30.000 le presenze, di ogni età), ed ha come peculiarità un concorso internazionale, suddiviso in tre sezioni: danza e nuove tecnologie, arti visive e contenuti della mobilità, con l’assegnazione di un premio di produzione ai progetti finalisti.
Il festival quest’anno è dedicato alla varietà della creazione digitale. Ospite d’onore la Corea del Sud e i suoi artisti, protagonisti di un singolare banchetto interattivo che ha unito il 12 giugno Enghien-les-Bains con Seoul, un evento inedito di tele-presenza tra arte culinaria e spettacolo dal vivo, oltre all’esposizione Printemps Perfume, panoramica sulle creazione dell’Art Center Nabi di Seoul, dedicato alle nuove tecnologie, e la presentazione del gruppo Be-Being, che mixa musica tradizionale coreana con performace di danza e proiezioni video, e di installazioni in alcuni luoghi del festival.
Il denso programma di Bains Numériques si articola tra undici installazioni d’arte visiva, disseminate in vari luoghi, di cui tre in concorso, le performance “L’Homme Sampleur” e “The Tiller Girls” (Canada), gli spettacoli di danza contemporanea, quattro creazioni (“A-Muse”, “Mayakkam Oxymore”, “Li and Sa”, “Cinématique”), e sei proposte in concorso, otto concerti serali di musica elettronica sui due palchi suggestivi allestiti a bordo lago, tra i quali Rubin Steiner e Laurent Garnier in apertura e la carte blanche a Yuksek in chiusura, cine-concerti, eventi interattivi, tavole rotonde, incontri professionali.
Incredibile ripensare, in questo contesto multidisciplinare ed internazionale – alle due signore del treno. E’ senz’altro uno dei successi di Dominique Roland, direttore del festival. Ed è quello che fa (anche) la differenza con l’Italia, dove analoghi organizzatori hanno già il loro bel da fare per incuriosire e coinvolgere un pubblico giovane.