È sempre piacevole andare a Trastevere, pittoresco quartiere romano fatto di viuzze, osterie e personaggi tipici. Questa volta la meta è la Casa delle Culture, storico teatro off sull’altra sponda tiberina. Un pubblico eterogeneo è pronto ad assistere a “Battito”, una rielaborazione del Woyzeck di Georg Büchner scritta e diretta da Angelo Pavia, regista attivo nella scena indipendente romana ma anche in Francia.
L’incompiuto capolavoro di Büchner è qui totalmente stravolto, asciugato. Si potrebbe dire che rimane solo un pretesto per raccontare una storia di amore e sesso, un triangolo vizioso in cui regna la prevaricazione. Un gioco perverso scandito da un battito costante, che è accensione di luce, sussulto di sedie e di piede. Nascita di una tensione. Battiti del cuore, battiti dell’anima. Battiti che sono simbolo di una condizione che ci appartiene e non ci lascia. Come i pezzi di specchio, che diventano collana e coltello, ma sono un semplice modo per interrogare i personaggi, e il pubblico che a poco poco capisce.
Il testo, una riduzione che colloca il dramma di Woyzeck al presente, ci trasporta in una dimensione di prevaricazione sessuale da una parte (c’è uno stupro) e sociale dall’altra (il capo arrogante e arrivista che maltratta il subalterno). Ecco nascere un nuovo Woyzeck, vittima del precariato e della società, servo dell’azienda e di un paio di cosce, “becco e bastonato”, come nella più classica delle storie tragicomiche. Anche se di comico qui c’è ben poco, perché la situazione è d’intenso disorientamento, tra eros e lavoro, tra smarrimento e potere.
Da un lato emerge una scrittura scarna ma incisiva, rispettosa del testo originale ma con una sua personalità, dall’altro c’è l’interessante interpretazione dei tre interpreti, tra cui spicca Lucia Tamborrino, che dona al personaggio di Marie la sua prorompente fisicità, rispecchiando la forza di una donna che sa quello che vuole e agisce incurante dei sentimenti di Frank, sfruttando il potere della sensualità per giocare con gli uomini. Così credibile che sembra non recitare.
Uno spettacolo interessante nonostante una nota dolente, dovuta probabilmente a una certa economia nell’allestimento: i giochi di luce/buio per intervallare le scene, noiosi e già visti. Segna invece un importante punto a favore di “Battito” l’intesa che emerge fra gli attori, la loro complicità e l’atmosfera che riescono a far respirare. Un particolare non banale, che dà merito ai protagonisti ma ancor di più al regista, capace di mettere a punto le giuste connessioni.
BATTITO
liberamente ispirato a Woyzeck di Georg Buchner
di: Angelo Pavia
con: Alessandro Di Somma, Lucia Tamborrino, Marco Zordan
oggetti di scena e costumi: Antonella Conte
produzione: La Cattiva Strada e Teatro Hermitage
durata: 53’
applausi del pubblico: 1’ 41’’
Visto a Roma, Casa delle Culture, il 21 gennaio 2010