Immersa e imprigionata nel degrado della periferia di Cagliari, in un mondo alla deriva, dove non c’è spazio per il sogno, dove non sembrano esserci attimi di quiete nei quali si possa stare a galla a respirare una boccata d’aria e speranza, una bambina di dodici anni osserva il mondo. Sopravvive e scruta la fauna di personaggi degradati, emarginati, immersi in una spietata e morbosa sessualità che tutto pervade e tutto inquina. Ma la piccola possiede la forza del sogno, ha una capacità di sopravvivenza fatta di banali speranze di successo da rockstar, in un condominio che sembra non avere pareti e dove tutti sanno tutto di tutti.
In “Bellas Mariposas”, in scena a Inequilibrio 2011, Monica Demuru offre una intensa rappresentazione, riuscendo a creare una figura in bilico tra speranza e mera cronaca, un’osservatrice distaccata e spietata di una palude di tremendi avvenimenti che le accadono attorno in un clima di violenza, disillusione e disincanto, da dove è impossibile fuggire, e dove il nemico si annida – come spesso accade – proprio in famiglia.
Il testo di Sergio Atzeni è duro, pur concedendo piccoli spazi all’ironia, brevi attimi di respiro. E la bambina, la farfallina come è definita nella presentazione del lavoro, riesce a compiere piccoli voli e si ritaglia anche frammenti di un quotidiano adolescenziale normale, fatto di innamoramenti, sogni di matrimonio e di un futuro migliore.
La bellissime scene di Paolo Bruni, che simbolicamente richiamano un ambiente periferico precario, fatto di impalcature intarsiate da lacerti domestici quali porte, scalette, lavabi, offre un ambiente evocativo che contribuisce a ricreare un’atmosfera che d’impatto riassume e fa toccare con mano il degradato ambiente. E che ci riporta a certe atmosfere dell’intenso film di Ettore Scola del 1976, “Brutti, sporchi e cattivi”, che aveva per protagonista uno straordinario Nino Manfredi.
Convincente anche l’uso dello spazio scenico, la scelta registica di inserire piccole pause che lasciano allo spettatore momenti di riflessione, di possibilità di sopportazione di questo schiacciante mondo marginale, che pare così lontano ma che invece ci circonda e costituisce parte integrante del nostro oggi. Il tutto simboleggiato dal progressivo avvicinamento che la protagonista compie durante lo svolgersi dello spettacolo, fino al sereno (?) finale, un sonno dolce su un materasso posto al bordo del proscenio.
Si rimane in bilico tra rabbia e amore, come indica il sottotitolo, ma non c’è abbandono, non c’è resa al male; bensì ancora capacità di sogno, speranza, conforto, anche in universi abbandonati e dimenticati dagli uomini e da Dio, che risuonano nella mente dello spettatore quasi avesse toccato con mano, lui per primo, tutto questo imbarbarimento.
Bellas mariposas. Ovvero Musica di parole per amore e per rabbia
da Sergio Atzeni
con: Monica Demuru
regia: Annalisa Bianco
scene: Paolo Bruni
luci e suono: Andrea Guideri
in coproduzione con Armunia
in collaborazione con La città del Teatro di Cascina
con il sostegno di: Regione Toscana-Sistema Regionale dello Spettacolo
durata: 1h 11′
applausi del pubblico: 2′ 25”
Visto a Castiglioncello (LI), festival Inquilibrio, il 6 luglio 2011