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Benvenuti a Scampìa

scampia
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Scampìa (photo:noantri.net)
Diario di viaggio dalla prima edizione del Napoli Teatro Festival Italia. Appunti e riflessioni sconclusionate di una torinese a Napoli.

Ieri sera, alla prima di Animenere nell’auditorium di Scampìa, mica c’erano tutti i lustrini e le paillets che per Le Troiane o Médée. Eppure c’era una bella atmosfera: si respirava un’aria più rilassata e a cui fregava meno dell’apparenza.
Tanti “addetti ai lavori”, curiosi di vedere cosa Alfonso Santagata avesse tirato fuori dalle Animenere.

Salire a Scampìa è un’esperienza interessante. Oltre a vedere Napoli dall’alto, superato lo splendido panorama di Capodimonte, hai l’opportunità d’addentrarti in realtà descritte solo nella cronaca (per lo più nera).
È vero che ci sono montagne di rifiuti: non si ha idea di quanta spazzatura i napoletani – ma non solo loro – producono ogni giorno. A Scampìa come in pieno centro. In questi giorni i giornali raccontano che a Napoli ci siano di nuovo più di duemila tonnellate di rifiuti che marciscono sotto il sole. E non è difficile crederlo. In strada non ci sono solo sacchi zeppi di ‘monnezza, ma scatoloni, sedie, latte vuote, materassi, pneumatici… Altro che discariche o inceneritori: bisogna partire evitando di produrre tutto questo spreco di merci e materie prime!
 
Ad un certo punto, nel nostro viaggio in autobus verso la periferia, tra qualche negozio e bar, appaiono le segnaletiche che indicano l’auditorium di Scampìa: siamo arrivati. Eccolo, tra i palazzoni di ogni triste e problematica periferia e qualche pezzo di verde di cui ai più non frega niente. O per lo meno è l’impressione che si ha vedendo lo stato in cui versano aiuole e giardini.

Qui vivono tanti rom. E te ne accorgi subito: qualche bambino è raggruppato sulle panchine fuori dall’auditorium a giocare con un pc portatile. La comunità sta cercando d’integrarsi, e una o due ragazze rom lavorano dentro all’auditorium. La tensione iniziale di ritrovarsi non si sa bene dove con non si sa bene chi comincia a scemare.

Benvenuti a Punta Corsara, progetto culturale d’impresa triennale (’07-’09) portato avanti da Marco Martinelli con attività e programmi destinati ai giovani di Scampìa, e che ha un suo punto di ritrovo proprio nel colorato auditorium. Attorno a Punta Corsara c’è vita. Certo, non ci saranno tutti i ragazzi del quartiere, ma ce ne sono. Così come s’intuisce di riconoscere gli ‘educatori’ che qui operano e con cui i ragazzi hanno instaurato rapporti umani di amicizia e fiducia. Loro sì che fanno uno dei lavori più importanti al mondo: offrire a questi ‘guaglioni ‘delle opportunità alternative alla strada o alla malavita.

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