Con Beppe Navello alla ricerca dell’anima del teatro. Intervista

Venaria Reale - Torino
Venaria Reale - Torino
Tra le location degli spettacoli la splendida Reggia di Venaria (photo: teatroacorte.it)

Un festival radicato nel cuore d’Europa e che si rivolge al vecchio continente, al centro e alla periferia, con lo sguardo elegante di palcoscenici realizzati in corti antiche che si aprono al momento scenico, al performativo, al teatro oltre il teatro.

Teatro a Corte
, da anni ormai, racconta la scena europea con spettacoli di danza, nouveau cirque e acrobatica, teatro di strada, equestre e di oggetti, video e installazioni, che prendono vita nello splendido contesto di otto dimore sabaude sparse fra Torino e il Piemonte.
Questa quarta edizione del festival, svoltasi dall’8 al 25 luglio scorso, ha visto ancora una volta alla guida della direzione artistica Beppe Navello, ideatore dell’evento realizzato dalla Fondazione Teatro Piemonte Europa.

Si tratta di una rassegna dalla programmazione originale, quasi unica in Italia, che l’anno scorso aveva spiazzato gli ospiti, ad esempio, con il banchetto di Ilotopie, o le performance di danza russa fra i boschi di Agliè. L’avevamo raccontato quasi con infantile entusiasmo.
Per non parlare delle atmosfere del maneggio reale recentemente trasformato in Centro Internazionale del Cavallo di Druento o della Villa Cavour di Santena. Senza tralasciare i luoghi storici della città di Torino (piazzetta Reale, la Cavallerizza) e la magnifica Reggia di Venaria Reale, cui da quest’anno si è aggiunta un’altra importante quanto significativa tappa in provincia di Cuneo: il castello di Casotto a Garessio.

Abbiamo vissuto il festival nel mezzo dei tre week-end che hanno visto complessivamente alternarsi 31 compagnie internazionali, cui ha fatto da apripista Philippe Genty, con la prima nazionale di “Voyageurs immobiles”.
Ne abbiamo parlato con Navello, pochi istanti prima del debutto – con una compagnia franco-italiana – del suo “Dette d’amour“, tratto da un testo di Eugène Durif e ispirato a “Il burbero benefico” di Carlo Goldoni: una messa in scena pulita, gradevole, affidata ad un gruppo di interpreti davvero intonati che paiono dar corpo al fantasma del teatro che tutti abbiamo nascosto in qualche vecchio armadio della coscienza.
Con Navello ci confrontiamo sull’edizione 2010, dal focus sul Belgio alla collaborazione con la Francia, fino alla sua personalissima mappa per cercare l’anima del teatro.

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