Prende il via stasera il 7° Festival Internazionale di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia, che si svolgerà fino al 12 giugno.
Ad aprire il sipario sarà “Oxygen”, coreografia firmata da Ismael Ivo, per la quinta volta direttore del festival. “La danza è essenzialmente una disciplina visiva – afferma Ivo – La coreografia veicola visioni e i movimenti accendono la nostra capacità di interiorizzare ed esteriorizzare i desideri nascosti e di esprimere emozioni”.
Ed è proprio “emozioni” la parola chiave del festival: emozioni che vengono catturate e sprigionate al pubblico. “Capturing emotions” è infatti il titolo di questa settima edizione che vede coinvolti 20 coreografi e 16 compagnie per sei recite, cinque prime mondiali, sette prime europee e otto novità per l’Italia. A cui si aggiungono una nuova sezione “off” dedicata a lavori inediti e innovativi, un laboratorio di coreografia e diversi incontri con i protagonisti della danza internazionale.
Un ricco programma condensato in 18 giorni, che inizia mostrando il lavoro conclusivo di un intero anno di studi dei danzatori dell’Arsenale Danza, provenienti da tutto il mondo (Italia, India, Francia, Russia, Slovacchia, Polonia, Portogallo) e riuniti a Venezia da Ivo per fare del “respiro” la loro metafora del cambiamento.
Il cannocchiale multietnico di Ivo quest’anno si focalizza su Canada, Québec, Australia e Nuova Zelanda, perché “la Biennale di Venezia crede e si impegna nella formazione di nuove generazioni di danzatori e coreografi e favorisce gli scambi di conoscenza su scala internazionale – osserva Paolo Baratta, presidente della Biennale – Il rilievo dato quest’anno alle compagnie provenienti dal Canada e dall’Australia vuole significare una approfondita indagine sulle evoluzioni artistiche di questi Paesi”.
Abbinato ad “Oxygen” sarà “Unbound” del coreografo cinese trapiantato in Canada Wen Wei Wang, che mette a fuoco il presente attraverso la tradizione del “loto d’oro”, antica pratica cinese utilizzata per impedire la crescita delle donne.
Dal 27 al 29 maggio si esibiranno Le Grands Ballets Canadiens de Montréal, con “Le sacre du printemps”, un classico della tradizione coreutica rivisitato da Stijn Celis, che mette l’accento sulla contrapposizione uomo/donna e, nella stessa serata, “Bella Figura” e “Six Dances” del maestro Jiri Kylian, che si concentra sul potere estetico del corpo.
Il 28 maggio andrà in scena la compagnia della coreografa ‘québécoise’ Marie Chouinard, che con “Le nombre d’or (LIVE)” esplorerà il senso naturale dell’armonia attraverso il concetto di sezione aurea, mentre nelle mattine del 31 maggio e 1° giugno sarà lei stessa ad esibirsi nell’assolo “Glorie du matin”.
Tra il 28 e il 31 maggio, Josè Navas e Daniel Léveillé, anch’essi provenienti dal Quebéc, presenteranno “Miniatures”, “Amour, acide et noix”, “La pudeur des icebergs” e “Crépuscule des océans”, spaziando tra assoli e nudità, purezza e commozione.
A concludere gli spettacoli di maggio sarà il coreografo canadese Crystal Pite con “Dark matters”, giocando sull’essere anonimo del performer, senza faccia e asessuato, che si “separa” dalla danza, con la grazia della marionetta di Von Kleist.
Degli appuntamenti di giugno, sarà per prima l’Australia ad essere protagonista: tra il 3 ed il 5 giugno in programma “Monumental” di Ros Warby, che viaggia tra le icone del balletto classico per arrivare a contrapporle al mondo contemporaneo; il collettivo artistico Splintergroup con “Roadkill”, un thriller ‘on the road’ che immerge il pubblico in uno spettacolo extra-ordinario; Rafael Bonachela con “We Unfold”e “6 breaths”, tra galassie oceaniche e cicli vitali; Adam Linder con “Are we that we are”, esplorazione fisica di una coscienza alterata.
Due i progetti nati grazie alla rete di collaborazioni costruita dalla Biennale di Venezia con festival e istituzioni europee: “cut-outs & trees” di Cristina Caprioli (9 e 10 giugno) e “Tristi tropici” firmato da Virgilio Sieni (10 e 11 giugno), attualmente uno dei maggiori ricercatori nel campo della danza contemporanea.
Dalla Nuova Zelanda, Lemi Ponifasio porta in scena “Tempest: without a body”, che tocca i temi dell’intolleranza, del colonialismo e dei soprusi della storia presente e passata. Completamente proiettato nel futuro del mondo digitale è, invece, “Glow” di Gideon Obarzanek, per un processo dove corpo e proiezioni s’influenzano reciprocamente.
Dal panorama italiano Adriana Borriello, una delle punte di spicco della coreografia contemporanea nostrana, presenterà “Di me in me” che vedrà in scena la stessa coreografa affiancata da Paola Rampone.
A chiudere gli spettacolo di Capturing Emotion sarà Bill T. Jones con “Another Evening: Venice”, parte del progetto “Another evening”, serie di spettacoli nati in relazione a luoghi specifici, in questo caso il Teatro delle Tese dell’Arsenale di Venezia.
Un programma ben articolato e davvero internazionale, insomma, per una festival in cui la danza contemporanea sarà protagonista assoluta.