E’ stato emozionante vedere le date del prossimo Festival Internazionale del Teatro, 2-11 luglio, campeggiare sullo schermo durante la conferenza stampa di ieri, in streaming, della Biennale di Venezia. E’ sembrato quasi di vedere terra, dopo questo continuo naufragare in cerca di un approdo, di un ritorno, di un nuovo inizio. E altrettanto emozionante è stato lo sbottare di Gianni Forte in un: “Basta! Non ne possiamo più. Fateci tornare a casa, fateci tornare ai nostri teatri, nei nostri spazi di cultura”, quasi fosse l’eco dei pensieri e del sentire di tutti noi.
Questo sarà il primo anno alla Biennale Teatro per il duo Ricci/Forte, il primo di un percorso suddiviso in quattro anni, che i direttori artistici hanno scelto di improntare su una palette di colori. “Perché i colori – ha spiegato Stefano Ricci – sono qualcosa che sfugge a qualsiasi possibilità di categorizzazione, e in qualche modo il teatro è qualcosa che non ha bisogno di perimetri”.
Sarà il “blue” il colore guida di questa 49^ edizione della Biennale Teatro. Blu “come il cielo, come questa volta celeste che ci unisce tutti – ha aggiunto Ricci – Di fronte all’inatteso, di fronte a un problema, ci troviamo a intraprendere due strade. La prima è accettarlo passivamente e continuare a conviverci, l’altra è trasformare l’inatteso in una sfida, cercando di sviluppare la propria intraprendenza. Credo che questo sia il momento per ribaltare questo anno in cui ci siamo trovati a dover rimettere in gioco e ridiscutere le traiettorie da percorrere; è sempre una grande responsabilità quella di tracciare le direzioni di un’indagine preziosa come quella del rito teatrale. Questa responsabilità si raddoppia alla luce di questo blocco di dodici mesi, nel quale abbiamo avuto modo di riflettere e di reagire. Ecco questo è il momento di reagire e di riprendere a edificare quella che è l’architettura di un teatro possibile, che rappresenta l’oggi, ma che si affaccia già verso il domani”.
Saranno 11 “pepite d’oro” – come li ha chiamati Forte – gli spettacoli che si avvicenderanno sul palco della Biennale, affiancati da due tavole rotonde, un forum di incontri con alcuni degli artisti ospiti, otto masterclass e le tre sezioni di Biennale College. Oltre ai 30 candidati registi under 35, tra cui verrà scelto l’unico vincitore di un premio di produzione che gli consentirà la realizzazione del proprio spettacolo nella stagione 2022, e ai 16 autori under 40, da cui verranno scelti due vincitori che potranno presentare in forma di lettura scenica i loro testi originali, quest’anno i direttori artistici, respingendo l’idea di teatro come luogo di timore e sposando invece l’idea di riportare il teatro alla gente, nei campi e nelle piazze, come luogo di condivisione e presa di consapevolezza, hanno previsto una nuova sezione del college dedicata alla performance site specific. Quindici sono gli attuali candidati, tra cui verranno nominati i due vincitori, che parteciperanno alla fase di realizzazione e presenteranno i loro lavori durante quest’edizione.
A inaugurare il festival ci penserà Krzysztof Warlikowski, Leone d’Oro alla carriera, con “We are Leaving”, adattamento di “Suitcase Packers” di Hanoch Levin, definito da Le Monde “la miglior messinscena di Warlikowski negli ultimi anni”. Mentre il Leone d’Argento, Kae Tempest (classe 1985), poeta, autore, rapper e performer, sarà sul palco della Biennale con l’esibizione live di “The Book of Traps & Lessons”, in prima assoluta per l’Italia.
Accanto a loro ci saranno gli artisti Kornél Mundruczó con il Proton Theatre, Roberto Latini, Edouard Louis, Danio Manfredini, Francesco Pititto e Maria Federica Maestri di Lenz Fondazione, e ancora Filippo Andreatta e il suo Office for Human Theatre, Adrienn Hód e Paolo Costantini, vincitore della quarta edizione di Biennale College Registi che presenterà, prodotto dalla stessa Biennale, “Uno sguardo estraneo (ovvero come la felicità è diventata una pretesa assurda)”.
Tornano a Venezia anche Thomas Ostermeier (Leone d’Oro 2011) con lo spettacolo “Qui a tué mon père”, e Agrupación Señor Serrano (Leone d’Argento 2015) con “The Mountain”.
Insomma un programma che, per dirla con Gianni Forte, “è un concentrato vitaminico, energizzante e nutriente per l’anima, e anche per la vista”.