Una dedica a Pier Vittorio Tondelli e all’amore separato. Più che uno sguardo, un ricordo di Andrea Adriatico di “Camere separate”, uno dei testi più importanti dello scrittore emiliano. Ma anche una carrellata sugli anni ’80, sulle morti per aids (che colpì a 36 anni lo stesso Tondelli) e l’omosessualità.
Il noto romanzo del 1989, presentato questa settimana a Short Theatre, non viene banalmente trasposto a teatro bensì evocato, sussurrato, riferito.
“Ho conosciuto Pier Vittorio Tondelli negli anni amari, in quel finire di secolo che ha sterminato le menti che ho amato di più nella mia prima giovinezza. Sì, gli anni ’80 sono questo per me: anni amari – scrive Adriatico -.
L’Aids si è portato via i sogni della gente di quel tempo, e non li ha più restituiti. Anzi… ha regalato in cambio un sonno perenne, definitivo, ad un’intera generazione.
Gli anni amari di Pier Vittorio Tondelli sono finiti così, nel 1991, vent’anni fa, al debutto di un Natale, in un letto d’ospedale. Non ha parlato mai della sua malattia pubblicamente. Non ha parlato mai del suo morire. Almeno in apparenza. L’ha però trasposta in un racconto carico di umanità legato alla morte altrui, usata come specchio per l’anima”.
Adriatico ha fondato Teatri di Vita a Bologna nel ’91 e da allora si è imposto nel panorama teatrale italiano attraverso una fusione di generi senza perdere di vista alcune tematiche importanti e di difficile trattazione.
Con “Biglietti da camere separate” affronta il percorso autobiografico di Tondelli attraverso il frammento: i biglietti del titolo, che dovrebbero ricostruire ciò che ormai si è perduto.
Il racconto del rapporto tra Leo e Thomas è una sorta di elaborazione di un lutto annunciato improvvisamente, difficile da metabolizzare, causato dall’aids che, durante tutto il lavoro, aleggia sulle teste del pubblico come un fantasma senza essere mai menzionato.
Ma il concetto di “Camere separate” riguarda anche due modi diversi di vivere l’amore, che implicano sempre la complementarietà ma non l’esclusività. Infatti quando Thomas sceglierà di vivere contemporaneamente un rapporto d’amore anche con una ragazza, Leo si sentirà tradito perché troverà il suo compagno cambiato, non più come lui, omosessuale convinto. Ci saranno solo due stanze, due mondi e quindi due modi di vivere l’amore separati.
Nonostante alcune trovate riuscite (come i biglietti distribuiti al pubblico ad inizio spettacolo), e superata brillantemente la prima parte, il lavoro diviene però monotono e statico, senza evoluzione nella scrittura di scena.
Gli attori, Mariano Arenella e Maurizio Patella, situati su due piccoli palchi-stanze agli angoli dell’esterno del Teatro India, raccontano la loro storia al microfono e mai direttamente al pubblico che hanno di fronte, ragion per cui la storia di Thomas diviene quella di Leo e viceversa, con-fondendosi.
Il regista riesce a rappresentare la complessità del libro di Tondelli scegliendone, secondo il parere di chi scrive, i momenti più lucidi e commoventi ma, purtroppo, a tratti pare perdersi in lungaggini – in particolare nelle sequenze senza parole – e ridondanze che, soprattutto sul finale, stancano lo spettatore.
Non si tratta di un’occasione mancata, è piuttosto una pièce che forse andrebbe riequilibrata in alcuni punti, evitando di perdersi nei numerosi spunti dettati dallo scrittore per poi riaversi quando forse è troppo tardi.
Lo spettacolo è costruito, per tutta la sua durata, sulle musiche di Massimo Zamboni (ex CCCP), una scelta azzeccata per rappresentare l’Emilia vissuta da Tondelli (e da Adriatico, seppur più giovane) in quegli anni.
Biglietti da camere separate
con: Maurizio Patella in Camera 1, Mariano Arenella in Camera 2
suoni originali: Massimo Zamboni
luci, scene e costumi: Andrea Cinelli
cura artistica: Saverio Peschechera
fotografia: Raffaella Cavalieri
supporto tecnico creativo: Roberto Passuti e Gianluca Tomasella
durata : 1h 20’
applausi del pubblico: 1’ 44’’
Visto a Roma, Teatro India, il 12 settembre 2011