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Bikini Bum Bum. Fenomenologia della scissione di Roberto Latini

Bikini bum bum (photo: fortebraccioteatro.com)
Bikini bum bum (photo: fortebraccioteatro.com)
Bikini bum bum (photo: fortebraccioteatro.com)

Dopo le ricerche e le esplorazioni dell’ultimo “Nnord” (2008), Roberto Latini torna con “Bikini Bum Bum” a scomporre la visione e l’ascolto in nome di una scrittura scenica mobile, perennemente in divenire e mancanza, svuotata delle logiche del senso come della consequenzialità.

Personaggi paradossali e senza nome, intrappolati nella sofferenza del desiderio d’amore come in quello di morte, sono i protagonisti, quasi circensi, di una surreale macchina a ripetizione. Chi vuole tornare allo stato di natura, chi attraversa una pista di pattinaggio in cerca e osservazione continua, chi, dopo aver letto il giornale, tenta i modi più disparati per uccidersi, chi porta il cane a giocare per poi farlo morire estenuato dalla fatica. Figure, queste, che si intrecciano, si confondono e si ripetono ciclicamente mentre, dall’alto, Latini si atteggia a rinnovata Winnie beckettiana, incastonato in un iceberg che solo alla voce lascia sfogo e  libertà d’uscita.
Il quadro vuole non essere, rifiuta la forma, costantemente, per spezzarsi, cadere, rimandare ed esasperare il vuoto di una  rivelazione che non è mai rappresentazione.

Con questi  presupposti “Bikini Bum Bum”, spettacolo ogni sera diverso in azione e struttura, inneggia alla metamorfosi dell’uomo nel suo quotidiano accadere, appoggiandosi a un titolo provocatorio che, nel due pezzi, cela la separazione del dentro e del fuori, di quello che si vede e di quello che invece non si sa neppure se c’è.
Ciononostante, fin dalle prime apparizioni, le reazioni sollevate nel pubblico sono contrastanti. Dalla nostra, a dire il vero, ne usciamo un po’ dubbiosi. Al di là dell’artigianato spettacolare, di cui Fortebraccio si conferma tra le attuali compagnie maestre, il lavoro sulla variazione ci sembra invece voler esaurire nell’onirico l’universale, senza tuttavia abbassarsi direttamente ai meccanismi di contraddizione interna, di cui, siamo certi, non è mancata nell’intento onestà d’indagine e partecipazione. Lo stesso vale per il sottotitolo: “Due pezzi intorno a una fenomenologia dello spirito”, che se è vero non pretende la connotazione hegeliana, certo sa bene di presupporre un riferimento preciso che, nella cultura generale dei comuni mortali, rimanda a una pietra miliare della filosofia occidentale. Di tale confronto, per scelta, non ci si prende responsabilità. Ma allora  perché nominarlo?

Lo stupore dell’impatto, lo shock, incantano, ma l’urlo, in tutta questa massa, scivola via troppo velocemente. Se la ricerca è il fine e non il mezzo, non esiste tuttavia, in questo, il rischio che sia proprio la ricerca a ridursi a pura autoriflessione di linguaggio?
Sono domande che ci poniamo non solo in merito a questo spettacolo, ma più estesamente, sugli esperimenti della ricerca contemporanea che eppure sosteniamo ed apprezziamo. Domande necessarie a nostro parere per chi, sia esso pubblico o critica, riconosca nel teatro prima di tutto una possibilità dialogica, i cui echi non possono relegarsi a informazione pubblicitaria ma divengano occasione di messa in crisi reciproca e di confronto su desideri e necessità che sentiamo comuni.

BIKINI BUM BUM
di Roberto Latini e Gianluca Misiti
regia e drammaturgia: Roberto Latini
con: Sebastian Barbalan, Fabiana Gabanini, Guido Feruglio, Roberto Latini, Marco Vergani
musiche originali: Gianluca Misiti
luci e direzione tecnica: Max Mugnai
realizzazione elementi scenografici: Laboratorio scenotecnico Armunia
produzione : Fortebraccio Teatro, Fondazione Pontedera Teatro con il sostegno di Armunia Festival Costa degli Etruschi
e in collaborazione con Teatro di Roma, Teatro San Martino – Bologna
durata: 1 h 20’
applausi del pubblico: 1’ 25’’

Visto a Bologna, Teatro San Martino, il 5 febbraio 2009

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