Ritorna in scena uno dei personaggi più discussi e complessi della storia classica: l’imperatore romano Caligola, riportato in vita da Orlando Cinque in un adattamento dall’omonima opera di Albert Camus, in occasione del 50° anniversario dalla morte dello scrittore e drammaturgo francese.
Senza troppa sorpresa Caligola, ora in versione “on air” (questo il titolo dello spettacolo), viene catapultato ai nostri giorni, con chiari e prevedibili riferimenti a personaggi dell’attualità, ma senza intaccare la profondità del testo, incentrato sul delirio di potere del protagonista.
Un drappo rosso divide le scene, agisce sulle luci, governa musiche e legami tra i personaggi. Un sipario rosso e stretto, che si chiude tingendo di sangue ogni parola pronunciata dal crudele imperatore, dai suoi nemici o falsi amici. L’impressione è quella di una regia quasi filmica, che ricorda le vecchie pellicole classiche, in cui i cambi di scena erano evidenziati da una dissolvenza su primo piano e musica d’atmosfera. Interessante è il gioco di luci, in uno spettacolo durante il quale il pubblico finisce per schierarsi dalla parte del folle, con un effetto che pare voluto.
Uno specchio immaginario apre e chiude la storia: Caligola si cerca, si perde, non riesce a cambiare sé e il mondo.
La lettura di questo personaggio, come anticipato, è attuale: la follia diventa l’unica giustizia plausibile, l’unico potere davvero sensato, l’unica vera libertà. La paura e l’insicurezza che un folle incute nei propri seguaci è l’arma più forte. Fidarsi o non fidarsi? Difficile congiurare contro un imperatore che niente ha di normale, che riesce a comprendere sin dall’inizio gli schemi corrotti delle serpi senatoriali, che è pronto a morire “se non ottiene la luna”. Immagine metaforica e bellissima, questa, del desiderio di avere la donna amata. Drusilla, sorella e amante ormai morta, è un miraggio da cercare ovunque, invano.
L’amore impossibile di Caligola può commuovere, ma il punto centrale è in realtà la solitudine profonda del protagonista, provata nonostante la cerchia di servili compagni di sventura. Una vita vera a lungo cercata e mai raggiunta. L’imperatore infelice dimostra così di poter far tutto, di voler superare gli dei, ostentando il proprio potere per costruirsi, trovarsi e perdersi continuamente. Tanto da finire persino “on air”, in una performance da avanspettacolo inaspettata, in cui un Caligola travestito si lancia nel canto.
Il pubblico si trasforma dunque nel popolo romano, a cui vengono rivolti i comizi senatoriali. Si ride, cogliendo l’ironia del personaggio. Ma più in profondità, dove non è né imperatore né Caligola, il protagonista offre comunque una riflessione su cosa significhi e implichi la parola libertà.
Su tutti gli interpreti – a volte non così all’altezza – ad emergere è proprio lui, Orlando Cinque, che riesce ad incarnare l’ambigua duplicità dell’imperatore imprigionato nel suo progetto di (auto)distruzione.
CALIGOLA ON AIR
da Albert Camus
adattamento e regia: Orlando Cinque
con: Orlando Cinque, Alessandra D’Elia, Vincenzo Del Prete, Stefano Jotti, Fernando Siciliano, Pietro Tammaro
aiuto regia: Claudia Riccardo
scene: Eleonora Medolla, Mauro Rea, Renato Esposito
costumi: Flavia Fucito, Elena Soria
musiche: Rino Alfieri
disegno luci: Cesare Accetta
foto di scena: Oreste Lanzetta
durata: 1h 30′
applausi del pubblico: 1′ 30”
Visto a Napoli, Galleria Toledo, il 13 gennaio 2011