Da “I tre Porcellini” a “Pinocchio”, da “Cenerentola” al “Piccolo Principe”, in questi giorni di emergenza e di intere giornate trascorse tra le mura domestiche, l’offerta culturale online prova a portare conforto anche ai più piccoli attraverso favole e fiabe. Molti dei progetti di lettura ad alta voce che solitamente trovano spazio all’interno delle scuole, delle biblioteche e di alcuni reparti ospedalieri, così come gli spettacoli per le famiglie che i teatri solitamente organizzano, stanno ora passando sui canali social.
Tra la grande offerta, le fiabe della tradizione sembrano avere la meglio. In particolare il connubio tra favole e teatro per ragazzi – ne sono stati un esempio gli Eolo Awards 2019 – è ancora un efficace strumento per parlare del presente, per esorcizzare la paura, per portare una ventata di leggerezza, e soprattutto per riflettere su temi importanti, anche insieme a mamma e papà.
Ecco allora che per scacciare la noia del pomeriggio o per prepararsi ai sogni d’oro della notte si può facilmente scivolare dentro ad una favola attraverso i vari podcast, gli spettacoli in streaming, i video in diretta di letture e racconti animati e quelli di storie fatte in casa, o addirittura basta fare una telefonata per avere una favola tutta per sé. C’è poi chi, come il Teatro del Cerchio di Parma, ha riassunto il tutto nello slogan: “Una favola al giorno toglie il virus di torno”.
Ai più piccoli si è pensato anche durante la Giornata Mondiale del Teatro, festeggiata nonostante i sipari abbassati, grazie a tutti i professionisti e non che, in questi giorni più che mai, continuano a mantenere alta la passione per il teatro, e a rendere vivo il legame con il pubblico. Nel pomeriggio il Teatro Stabile Biondo di Palermo ha trasmesso sul suo canale You Tube una delle favole più antiche e conosciute, forse una delle prime favole che, almeno una volta, si raccontavano ai bambini, la favola di Cappuccetto Rosso riscritta per la scena da Emma Dante.
La regista palermitana è ormai di casa nel mondo delle favole, sebbene abbia ammesso che quando era bambina nessuno gliele raccontasse; le sue sono riscritture non convenzionali per bambini e adulti che scavano nel dolore, nelle emozioni, nella durezza e nella bruttezza della vita e dell’umano, nella diversità, negli affetti familiari.
Tra i suoi lavori ricordiamo “Gli alti e i bassi di Biancaneve” (disponibile anche come albo illustrato in versione cartacea), “La bella Rosaspina addormentata”, “Anastasia Genoveffa e Cenerentola”, “Tre favole per un addio”.
In “Cappuccetto Rosso vs Cappuccetto Rosso”, in modo allegorico e fantasioso, attraverso momenti comici e giocosi e un’accentuata espressività fisica e gestuale, lo spettatore si trova di fronte a una sintesi, non troppo delicata, del rapporto affettivo tra figlia e madre, e di quella vicenda intima e personale che è la ricerca di una propria identità.
Chi è Cappuccetto Rosso? Chiede la regista agli spettatori fin dal principio.
In scena infatti ce ne sono due: “Io sono Cappuccetto Rosso” dicono entrambe all’unisono, muovendosi come se fossero una lo specchio dell’altra. Una è una bimbetta brava e carina, magrolina, educata come la vorrebbe la sua mamma, parla il francese e lo spagnolo. L’altra invece rappa in inglese e parla tedesco, è cicciotella, muscolosa, egoista, bulla, un maschiaccio, per niente simpatica, persino stronza. Chi delle due è la vera Cappuccetto Rosso, quella che ha il compito di portare caramelle e focaccine alla nonna o quella che le caramelle e le focaccine se le mangia?
Si sa, le favole sono un po’ crudeli. Del resto i bambini non sono fatti solo di zucchero e confetti, recitava una vecchia filastrocca, ma di confetti e caramelle, e soprattutto di focaccette è oltremodo ghiotta la Cappuccetto della Dante. Non si tratta di semplice golosità, ma di una vera e propria voragine. Una fame atavica che durante il suo cammino attraverso il bosco la spingerà a ingurgitare una per una tutte le bricioline di pane che Hänsel e Gretel hanno disseminato lungo il sentiero, impedendo loro di poter ritrovare la strada di casa; e ancora di divorare la mela della strega senza subirne alcunché, mentre la povera Biancaneve, doppiamente truffata da quello stomaco mangia veleno, cadrà a terra stecchita.
Ma quante cose, viene da chiedersi, riesce a ingoiare questa Cappuccetto?
Se per comprenderlo del tutto e capire da che parte sta nella storia, bisognerà attendere di vederla fare la sua scelta di fronte al bivio che conduce a casa della nonna, ciò che è certo fin dall’inizio è da che parte sta la madre di Cappuccetto. La donna indossa la maschera del diavolo, il suo corpo si contorce come se fosse stato morso da una tarantola, fa la sciantosa ma poi cammina sgangherata sopra i tacchi troppo alti. Lo sa bene che il lupo potrebbe ingoiare Cappuccetto in un sol boccone e la cosa la fa ridere malignamente; d’altra parte è lei che letteralmente la spinge nel bosco, non prima però di aver messo un gran lucchetto al panierino che contiene la focaccia per la nonna, e ad aver avvolto la ragazzotta nella tipica mantellina rossa con cappuccio che l’ha resa un’icona in tutto il mondo.
“Ma se il lupo mi mangiasse tu saresti felice mamma?” chiede Cappuccetto. La madre per un attimo solleva la maschera, le due si guardano e per un istante sembrano vedersi davvero, ma poi, con una grassa risata luciferina, la donna ritorna nell’Ade e lascia Cappuccetto immersa nel suo mondo interamente dipinto di rosso. Rosso come l’amore mancato, rosso come la rabbia che sfoga in una fame insaziabile, ma rosso anche come il coraggio e l’intraprendenza che le permette di affrontare di petto il lupo malandrino e di farlo correre via a gambe elevate al solo pensiero di essere mangiato dalla sua boccona macina sassi.
Recuperata la chiave per aprire il lucchetto del panierino, Cappuccetto può ora godersi il suo piccolo pic-nic; la sua però è solo una mezza vittoria, lo sanno bene quelle lacrime che le rigano il volto e rendono salato anche quel piccolo attimo di felicità. Di quella bimbetta alla Shirley Temple che abita il nostro immaginario, bellina e delicata, un po’ disobbediente ma solo per un’infantile ingenuità, rimarrà solo una mascherina di plastica senz’anima, che Cappuccetto ha lasciato chissà dove, lungo il sentiero nel bosco.
Cappuccetto Rosso vs Cappuccetto Rosso
testo e regia di Emma Dante
scene Carmine Maringola
luci Cristian Zucaro
con Marcella Colaianni, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Tailandier
responsabile tecnico Gabriele Gugliara
assistente di produzione Daniela Gusmano
assistente ai costumi Italia Carroccio
produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo