Carne Trita della Compagnia Aldes guidata da Roberto Castello. Visto al Teatro Ca’ Foscari di Venezia
In attesa della 41^ edizione della Biennale Teatro, in partenza lunedì e a cui daremo molto spazio nei prossimi giorni, Venezia inizia un po’ alla volta a risollevare la magica polvere dai propri teatri.
Terza stagione, questa, per il teatro Giovanni Poli, a Santa Marta, nell’estremità occidentale della città. La zona è un vero cantiere a cielo aperto, un po’ per le innumerevoli e permanenti opere pubbliche seminate qua e là, che ogni tanto interrompono, deviano o tradiscono il percorso, un po’ per tutti gli studenti che gremiscono gli spazi dell’ex Cotonificio, oggi sede universitaria dello IUAV e di Ca’Foscari, e che nella città lagunare iniziano a mettere in cantiere il proprio percorso di studi e di viaggio (da qui il nome di cittadella universitaria). Ma nella stessa metafora si inserisce molto bene anche l’attività del teatro Giovanni Poli: in continua evoluzione, ricco di sorprese e coerente alla produzione e formazione culturale che l’ateneo propone.
“Litanie del caos” è il nome affidato al cartellone di questa nuova stagione, che rivolge la propria attenzione alle varianti del sentire di oggi, declinate nel binomio mormorii e confusione, silenzi e pause, disordine e caos.
Il primo dei sedici appuntamenti in calendario è la prima nazionale di “Carne trita”, ultimo lavoro della compagnia di danza lucchese A.L.D.E.S., diretta da Roberto Castello, già presentato al pubblico, come vuole la moda del momento, sottoforma di studio durante il Festival Operaestate di Bassano e La Piattaforma di Torino, la scorsa estate.
Il coreografo torinese, reduce dal successo ottenuto la scorsa stagione con la trasmissione di Rai 3 “Vieni via con me”, con Fazio e Saviano, di cui aveva curato le coreografie, sceglie per quest’ultimo progetto il connubio tra corpo e voce, tra gesto e suono, l’uno come estensione e prolungamento dell’altro.
Il contesto in cui si inserisce “Carne trita” è contemporaneo, ma nulla di macabro o truculento appare, come invece potrebbe facilmente far evocare il titolo.
I cinque performer indossano abiti di tutti i giorni, e lo spazio scenico delinea i confini del vivere moderno: libero in altezza – la soffitta teatrale è a vista – dove la mente può librarsi, delimitato da grandi lastre di acciaio ossidato sul piano orizzontale, confine entro il quale il corpo può agire.
L’inizio della performance è abbastanza indicativo di quello che sarà lo sviluppo successivo di questo quintetto per voce e danza: il bisbiglio della coscienza in un corpo statico, un risveglio corporale lento, difficile, procrastinato, il brusio continuo e inarrestabile che trova nel corpo la sua cassa di risonanza.
Sono pensieri, emozioni, vuoti o pieni? Un sentire separato o mescolato, come singolo o come gregge?
“Carne trita” è il tutto spezzettato in bisbigli, rumori, gorgoglii che fluiscono insieme al corpo o, pur avendo la stessa carne, scorrono su binari paralleli. Qualcosa che si fonde e si confonde, o prende strade diverse, come dicevamo prima: chi in verticale, chi in orizzontale.
A momenti, quindi, sarà il corpo a perdersi nel vortice quotidiano; in altri, la quantità del rumoreggiare disperderà la voce, e in un altro ancora, corpo e voce canticchieranno la stessa canzone. L’instabile equilibrio restituisce una leggera comicità durante tutta la performance, anche se a volte si registra un contrappeso eccessivo, quasi paradossale, da parte della voce.
Nel tritacarne l’esperienza vissuta, sminuzzata in una composizione di suoni e movimenti, mantiene la sua massa grassa e magra, l’essenza e il superfluo, la chiacchiera e la riflessione, la solitudine e la pecoraggine.
Carne trita. Quintetto per voce e danza
progetto, regia e coreografia: Roberto Castello
interpreti: Alessandra Moretti, Fabio Pagano, Giselda Ranieri, Irene Russolillo
collaborazione musicale: Stefano Giannotti
disegno luci: Paolo Rodighiero
durata: 50’
applausi del pubblico: 1’ 30’’
Visto a Venezia, Teatro Ca’ Foscari, il 6 ottobre 2011