Dopo l’apertura con “Graces” di Silvia Gribaudi, la seconda serata del festival Civitanova Danza ha proposto, per questa edizione in tempo di Covid, una nuova struttura: non più maratona tra i vari spazi teatrali della città, come d’abitudine negli scorsi anni, ma spettacoli a sere alterne.
Dopo una giornata di mare, passata tra le persone che nel caldo torrido dei giorni d’inizio agosto cercano refrigerio nell’acqua, è ancor più spaesante sottostare alle regole sul distanziamento che in teatro sono davvero ferree; come sottolinea Gilberto Santini, direttore artistico della rassegna, il teatro si rivela il luogo più sicuro riguardo alle norme igienico sanitarie volute dal Governo, pagando per questo un caro prezzo, sia da parte degli organizzatori che degli artisti coinvolti. Ma di tutto ciò si è già scritto in molti precedenti articoli.
La seconda serata celebra il ritorno a Civitanova di Carolyn Carlson, già ospite in precedenti edizioni con coreografie che sono state capisaldi della storia della danza.
I protagonisti sono due dei suoi danzatori ormai decennali, entrambi italiani: Sara Orselli e Riccardo Meneghini, per i quali la Carlson ha creato due assoli in parte speculari, “Seventh Woman” e “Seventh Man”.
La musica è affidata alla performance live di Guillaume Perret, compositore e sassofonista che, grazie all’elettrificazione del suo strumento, riesce a sperimentare una vasta gamma di suoni e tonalità; curiosa la luce che si accende ad intermittenza all’interno del suo sassofono, piccolo occhio luminoso che rende evidente la sua presenza nel buio da cui è circondato.
A lui viene affidata l’apertura, con un intervento live che ci introduce nel paesaggio musicale che sosterrà e accompagnerà le due successive coreografie, speculari appunto, create per un uomo e per una donna partendo dalla poesia “Il Settimo” del poeta ungherese, ribelle e visionario, Attila József.
Si parla di mutazioni interiori, fra rotture, ricostruzioni, promesse e ricerca di identità, con un linguaggio gestuale ricco, sovrabbondante di metafore e rimandi, di narrazioni che si sovrappongono e si inseguono lasciandoci alla fine perfino un po’ esausti da tanto dire.
I due interpreti sono così precisi, chiari e definiti nei materiali danzati che esplorano da rendere evidente ogni singolo gesto; così appoggiati al suono da inglobarlo, così poetici e potenti da ammaliarci nel dimostrare come il corpo possa essere a tal punto comunicatore di senso.
C’è invece qualcosa di passato nella strutturazione coreografica, qualcosa che ci riporta indietro di anni, idee ormai un po’ usurate dalle ripetizioni, e che risultano bagaglio da tenere in tasca per andare oltre, come l’uso di giacche e camicie in “Seventh Man”, che vengono messe, tolte, sbattute a terra, nascoste sotto la sedia, metafore che conosciamo già e avrebbero bisogno di un nuovo guizzo per assumere un altro interesse.
Chiude la serata “Mandala”, altra coreografia di Carolyn Carlson, del 2010, giocata sull’enso, il cerchio giapponese che simboleggia l’illuminazione, la forza, l’universo.
Ed è proprio dentro questo cerchio, proiettato dall’alto, che Sara Orselli inizia la sua danza, circolare anch’essa, pulsante di una arcaicità legata all’ipnosi del giro. La proiezione del cerchio sul palcoscenico prende man mano più vita, si allarga, richiama gli agroglifi, i cerchi nel grano, magici, inquietanti; e anche la danza si apre nello spazio, percorrendolo. Peccato che la visione dalla platea non permetta di godere di questa concomitanza fra la luce e il movimento, levando sicuramente fascino al pezzo, e lasciando Sara Orselli un po’ sola nella sua performance, ma nonostante ciò potente e dolce allo stesso tempo, fluida e sospesa, capace a tratti di far trattenere il fiato, ma in altri troppo simile a quanto abbiamo già visto per stregarci totalmente.
Carolyn Carlson Company
ISLANDS
THE SEVENTH WOMAN
coreografia Carolyn Carlson
danza Sara Orselli
musica dal vivo Guillaume Perret
luci Guillaume Bonneau
ringraziamenti per i costumi Agnès b.
produzione Carolyn Carlson Company
variazione creata nell’ambito del progetto Eden di Bolzano Danza 2020
THE SEVENTH MAN
coreografia Carolyn Carlson
interprete Riccardo Meneghini
musica dal vivo Guillaume Perret
luci Guillaume Bonneau
produzione Carolyn Carlson Company
co-produzione Théâtre Georges Leygues, Villeneuve sur Lot
con il sostegno di Tilder
ringraziamenti CCN de Roubaix, Studio 28 Roubaix – Cie Zahrbat, CDCN Atelier de Parisper il prestito dei loro studi
MANDALA
coreografia Carolyn Carlson
interprete Sara Orselli
musica Michael Gordon Weather parts 3 & 1
costumi Chrystel Zingiro
luci Freddy Bonneau
produzione delegata Carolyn Carlson Company
produzione originale Centre Chorégraphique National de Roubaix Nord-Pas de Calais
in collaborazione con Atelier de Paris-Carolyn Carlson
durata totale: 1h 30’
applausi del pubblico: 2’ 30”
Visti a Civitanova Marche, Teatro Rossini, nell’ambito di Civitanova Danza