“Casa del Popolo” di Teatro dell’Argine racconta un’Italia in trasformazione

Casa del popolo (ph: Davide Saccà)
Casa del popolo (ph: Davide Saccà)

Da un’idea di Andrea Lupo, il testo di Nicola Bonazzi per un teatro d’attore che prende spunto da interviste nei centri ricreativi dell’Emilia

Mancanza di mezzi, risorse, tempo… Le condizioni sfavorevoli, fin troppo conosciute, del teatro italiano hanno enormemente influenzato i percorsi creativi degli artisti, il più delle volte immobilizzando gli attori a una sedia; riducendo tutto ai minimi termini; sottraendo, togliendo, condensando, concentrando l’insieme dei linguaggi teatrali nell’unica figura dell’attore. Come ben sappiamo questa serie di ristrettezze ha favorito la creatività autoriale, passando lo scettro alla parola.

È un vero piacere quindi quando capita d’imbattersi in uno spettacolo di drammaturgia contemporanea in cui la linearità dell’allestimento è il frutto di una forte e sana sinergia tra la regia, la drammaturgia e l’arte dell’attore: ognuna a servizio dell’altra coopera con misura e delicatezza, senza prevaricazioni di sorta.

Il Teatro dell’Argine, questa squadra consolidata di attori, registi e drammaturghi che da anni si dedica con passione a un teatro radicato al territorio e all’ascolto delle necessità della comunità (arrivando lontano con progetti dal calibro internazionale, riconoscimenti e premi) torna ad esibirsi sul palco dell’ITC con una produzione formato ridotto. Tre attori, tre sedie, un tavolino e una porta. Il resto lo fanno i ferri del mestiere.

“Casa del popolo” nasce da un’idea di un amico, Andrea Lupo (del Teatro delle Temperie) che ha collaborato attivamente alla creazione dello spettacolo. Il punto di partenza? La parola popolo: un termine che oggi ha assunto una valenza demagogica, quando invece in passato racchiudeva tutt’altra accezione positiva. E così, in maniera un po’ nostalgica, questo gruppo di artisti volge lo sguardo indietro, cercando di far emergere dall’oblio la storia delle case del popolo, andando a cercarla nelle testimonianze delle persone anziane di oggi.

Dal materiale raccolto attraverso le interviste (effettuate in decine di centri ricreativi in giro per l’Emilia-Romagna) emerge il racconto di com’era l’Italia cent’anni fa e delle sue trasformazioni nel corso degli anni. Il testo di Nicola Bonazzi, scorrevole e leggero, riporta in vita la prima casa del popolo, immaginando che fosse stata fondata il giorno dopo la nascita del Partito Comunista in Italia (nel 1921).
La narrazione, di una comicità squisita ed effervescente, prende piede dalla redazione del verbale dell’assemblea, scritto a matita, davanti a un bicchiere di rosso. Da quegli appunti, in italiano stentato, emerge lo spirito della comunità, il senso di appartenenza e di cooperazione che teneva unite le persone. Riaffiorano i sapori, i colori, le musiche… All’inizio le riunioni avvenivano in una semplice osteria, poi si scelse di costruire una propria sede: un luogo accogliente come una casa che sapesse raccogliere i sogni, i bisogni e le necessità di ognuno di loro; un luogo aperto come una piazza dove ci si potesse confrontare, discutere, ma anche ballare, suonare, recitare…
Quegli appunti dei verbali, scritti così meticolosamente, si fanno testimoni degli eventi storici e dei cambiamenti che segnarono le vite degli italiani: l’ascesa del Duce, l’inizio e la fine della guerra, lo sbarco dell’uomo sulla luna, la rivoluzione sessuale… L’escamotage dell’assemblea lunga un secolo consente alla drammaturgia d’abbracciare un ampio arco temporale, saltando rapidamente da un evento all’altro, senza particolari forzature.

I vari personaggi (alcuni ispirati a persone reali, altri frutto d’invenzione) vengono delineati con pochi tratti marcati, secondo la cifra del grottesco. Gli attori – Lorenzo Ansaloni (che va a sostituire Andrea Lupo), Micaela Casalboni e Giovanni Dispensa – ritraggono questa pluralità di personaggi con grande disinvoltura, passando rapidamente da uno all’altro, giocando con mimiche facciali e posture caricaturali; ma anche diversificando e accentuando i timbri, le tonalità e le inflessioni dialettali.
Come sempre nelle produzioni del Teatro dell’Argine spicca l’interpretazione di Micaela Casalboni, attrice di grande calibro, che ha raggiunto una maturità tale da riuscire a rendere esilarante anche la mera lettura di una locandina. Estremamente intensa e coinvolgente nei monologhi, risulta magnetica anche in dialoghi brevi e serrati: da sola interpreta un padre e un figlio, diversificandoli “appena” con uno scatto del collo e una lieve inflessione vocale. Questo “appena”, un piccolo mistero dell’arte della recitazione, trova nella semplicità della regia ampio spazio per disvelarsi.

Andrea Paolucci architetta una messa in scena equilibrata e frizzante, che in stretto connubio con le partiture fisiche e vocali degli attori si mette a servizio della drammaturgia. Il risultato è un lavoro genuino e diretto, alla portata di tutti, frutto di una raffinata onestà intellettuale, che garantisce, in maniera tangibile, il godimento da parte del pubblico in un susseguirsi di risate e momenti di commozione.

Un particolare interessante: successivamente al debutto, lo spettacolo ha ispirato la stesura di un romanzo da parte dello stesso Bonazzi, che in sordina, all’insaputa del resto del gruppo, si è cimentato in una riscrittura dal respiro più ampio, volendo dare maggiore sviluppo alla storia (che si è così potuta svincolare dalle esigenze dell’economia teatrale). Il romanzo è uscito recentemente allo scoperto con l’assegnazione del premio Malerba e la conseguente pubblicazione da parte di Mupeditore.
Per noi portarsi a casa un libro dopo la visione di uno spettacolo è sempre affrancante: rileggere, riflettere, espandere, prolungare l’esperienza teatrale così tremendamente fugace ed effimera…

Casa del Popolo
Da un’idea di: Andrea Lupo
Di: Nicola Bonazzi
Con: Lorenzo Ansaloni, Micaela Casalboni, Giovanni Dispenza
Scene: Carmela Delle Curti
Aiuto regia: Mattia De Luca
Regia: Andrea Paolucci

Durata: 1h 05′
Applausi del pubblico: 3′

Visto a San Lazzaro di Savena (BO), ITC Teatro, l’8 febbraio 2023

 

 

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