Il ’68 e la sua epopea sociale, il racconto appassionato e vivo che ne ha fatto in un libro cult Mario Capanna e finora mai elaborato per divenire rappresentazione teatrale, nonostante l’evidente forza dinamica.
Non solo l’anno delle rivolte studentesche, ma il Vietnam, gli assassini di Martin Luther King e Bob Kennedy, la Primavera di Praga e l’invasione dei carrarmati russi, Nixon presidente degli Stati Uniti e una sequenza di eventi nazionali e internazionali senza respiro che sconvolsero il mondo.
Ospitato l’anno scorso al Piccolo Teatro di Milano, poi in giro per l’Italia con una tournée importante e ancora, a fine 2008, in Lombardia.
Dopo il successo di Polli di allevamento di Gaber-Luporini, Giulio Casale torna a teatro non solo come interprete ma come autore della trasposizione drammaturgica del testo. Protagonista del teatro canzone, Casale dà vita a Formidabili quegli anni, un recital che comprende anche varie composizioni di autori legati a quel periodo come Brel, De Andrè, Tenco, Guccini, De Gregori, Gaber, Vian, alternando alla prosa i momenti musicali-cantati più significativi dell’epoca, accompagnati da Carlo Cialdo Capelli.
Generalmente queste operazioni non mettono sempre d’accordo autore del testo, interprete e pubblico. Stavolta, invece, lo stesso Mario Capanna ha dichiarato: “Quando gli amici del Teatro Filodrammatici me l’hanno prospettato mi è occorso poco tempo per capire che sicuramente si tratta di un’idea coraggiosa ma non per questo velleitaria. Anzi, ho sempre pensato e scritto in riferimento a quegli anni memorabili, con un trasporto e una passione che non potevano esprimersi se non attraverso un linguaggio dinamico e incalzante. Evidentemente questo linguaggio è stato considerato dagli esperti di teatro, quale io non sono, perfettamente adatto per una rappresentazione teatrale secondo i canoni del teatro d’evocazione. Quando poi mi è stato riferito che il protagonista del progetto sarebbe stato Giulio Casale ho sciolto anche i dubbi residui. Conosco Giulio da tempo e ne apprezzo oltre misura le qualità artistiche e le affinità di pensiero che ci uniscono nonostante un evidente divario generazionale. Insomma, sono onorato e felice di questa iniziativa di cui sottoscrivo in pieno i nobili intenti e, del pari, quella sana e necessaria dose di follia”.
Quarant’anni appaiono un tempo storico giusto per fare una rivisitazione non nostalgica ma che parli di quelli che sono i lasciti ideali e i problemi ancora vivi, perché tanti sono ancora i temi aperti in quegli anni e con cui non solo l’Italia ma l’umanità tutta si confronta. Casale, con professionalità e carisma, porta a spasso per 90 minuti il pubblico fra nostalgie, ricordi e incazzature, ricordando che nessun passato è mai passato se non serve al presente a diventare futuro.
Ed è quanto il poliedrico artista ci conferma nell’intervista realizzata alla libreria Feltrinelli di Bergamo prima della replica dello spettacolo al Creberg.