Prologo: festival di Bassano, colazione nel refettorio di un istituto che ospita molti fra gli artisti e gli ospiti. Colazione con Valeria, Ilaria ed Enrico (Babilonia Teatri). Chiedo loro com’era andato il seminario che avevano tenuto pochi giorni prima nell’amata Puglia, ospiti ad Andria di Riccardo Carbutti e del Festival Castel dei Mondi. “Un’esperienza incredibile, mai vista una cosa così – mi dicono – Entriamo e praticamente non c’è quasi nessuno che ha fatto teatro prima, quasi tutta gente normale, dal giovane all’anziano, dalla casalinga all’impiegata, pronti a mettersi in gioco, a cercare. Quello che rispondevano quando abbiamo chiesto loro perché fossero lì era: per provare, per capire, per vivere questa esperienza”.
E che motivazioni più belle potrebbe volere l’organizzatore di un festival per darsi ragione della presenza di un’operazione culturale su un territorio?
Ad Andria, negli ultimi sei anni in particolare, è passata la meglio gioventù italiana, molte fra le compagnie europee più intriganti, realtà sconosciute e angoli – a molti sconosciuti – di poesia pura. E per essere un festival di portata a prima vista regionale i numeri con cui ha chiuso l’edizione 2010 sono eclatanti: 31 spettacoli (di cui quattro in coproduzione), due mostre, cinque conferenze/seminari, una classroom, 61 repliche, 9 compagnie straniere, 11 giorni di spettacolo per un totale di 18.700 spettatori (guardando agli incrementi rispetto agli anni scorsi + 13% rispetto al 2009, +51% rispetto al 2008 e addirittura +88% rispetto al 2007).
Per non parlare di quella specie rarissima che sono gli abbonati, che quest’anno sono stati 566 (+ 62% rispetto al 2009, + 125% rispetto al 2008, + 275% rispetto al 2007), il che ha generato un autofinanziamento del 48%: numeri che farebbero arrossire molti dei manager (o presunti tali) teatrali italiani, considerando che 16 degli spettacoli erano gratuiti, e che c’era un cast tecnico di 347 artisti/tecnici e altre 112 persone coinvolte nell’organizzazione.
Anche la risposta anche della critica non è mancata, con 25 giornalisti accreditati.
Se questo è il bilancio finale, la nostra videointervista a Riccardo Carbutti fatta il 14 agosto, in piena organizzazione, mentre la calura estiva picchiava forte e tutto era ancora in divenire, testimonia le premesse e le intenzioni.
Riccardo è il direttore artistico di questa macchina da molti anni. E’ il deus ex machina, per dirla proprio giusta, visto che prima c’era pochissimo, o poco più. Quello che è stato fatto nell’ultimo periodo è stato molto, arrivando a creare una realtà attiva anche nelle produzioni più innovative. I tagli anche qui hanno colpito duro, ma nonostante questo la barca si è districata fra i marosi.
Oltre a lui abbiamo incontrato e intervistato, nelle stanze di Palazzo Ducale, altre due espressioni del teatro pugliese coinvolte nel programma di quest’anno: Franco Ungaro di Cantieri Teatrali Koreja e Michele Santeramo, raffinato e moderno drammaturgo, fautore con Michele Sinisi di Teatro Minimo. Il primo ci racconta “Brat”, lo spettacolo nato dal lavoro svolto con una comunità rom nel cuore della ex Jugoslavia ospitato al Napoli Teatro Festival 2010, e il secondo di “Le scarpe”, che aveva debuttato a Napoli nel programma del NTFI Fringe 2010.