I Cavalieri di Calvino in cerca di drammaturgia

Valentina Veratrini
Valentina Veratrini
Valentina Veratrini durante lo spettacolo

Giunta quest’anno alla seconda edizione, la rassegna Umana-Mente, organizzata dall’associazione La Tela di Aracne, è un ottimo esempio di come il teatro possa occupare ed occuparsi di spazi e pubblico “non convenzionali”, nella fattispecie l’ospedale Mauriziano di Torino e l’ospedale Maggiore di Chieri.

Nonostante l’operazione abbia ricevuto un buon riscontro di pubblico, mostra ancora alcune difficoltà (confermate dalle dichiarazioni di fine serata degli stessi organizzatori) riguardanti soprattutto il coinvolgimento dei pazienti degli ospedali stessi in cui la rassegna viene ospitata. Siamo certi che, sotto questo aspetto, alcuni tasselli verranno delineati meglio in vista delle prossime edizioni e le difficoltà superate.

A chiudere il cartellone di Umana-Mente, in sostituzione del previsto Ogoa, annullato – ironia della sorte – per problemi di salute di uno dei protagonisti, è Il cavaliere inesistente di Italo Calvino, produzione del 2002 che vede l’adattamento, l’interpretazione e la regia di Valentina Veratrini, responsabile anche della direzione artistica della rassegna.

Le vicende cavalleresche di Agilulfo, Rambaldo e Bradamante, in una Spagna agitata dalla guerra contro i Mori, si sviluppano, in scena come nel romanzo di Italo Calvino, attraverso il racconto di una suora che la Veratrini incarna senza risparmiarsi anche il carico interpretativo degli altri personaggi della storia. Bello il colpo d’occhio offerto dal grande costume-scenografia, ad opera di Osvaldo Montalbano, che avvolge l’attrice: una sorta di “grande ventre dal quale sgorga la storia”.

Il piano evocativo ed immaginifico è affidato in toto al fluire roboante delle parole, mentre il recitativo affronta il rocambolesco succedersi dei dialoghi e degli avvenimenti sull’impronta di un’interpretazione che, a tratti, assume la forma di una vera e propria dimostrazione di abilità ritmica. Non può non rivelarsi, dunque, particolarmente impegnativo, tanto per la performer quanto per il pubblico, il confronto con un cavaliere inesistente che in vari frangenti parrebbe volersi celare anche ai sensi stessi dello spettatore.

Un testo incalzante, dai connotati picareschi e dall’ironica poesia, ma più adeguato, forse, ad esaltare le qualità tecniche e le acrobazie verbali dell’interprete (incontestabilmente brava) che la fruizione da parte del pubblico. La ricerca di una sintesi più efficace sul piano dell’adattamento drammaturgico gioverebbe certamente alla resa dello spettacolo. Ma si tratta, è evidente, di un’impresa per nulla semplice: Italo Calvino, per certi versi, può essere considerato un autore ‘irriducibile’. Il rischio sarebbe quello di snaturarne il linguaggio, dunque l’essenza stessa della sua poetica.

IL CAVALIERE INESISTENTE
di Italo Calvino
adattamento, regia ed interpretazione: Valentina Veratrini
costumi: Osvaldo Montalbano
elementi di scena: Lorenzo Rasello
durata: 1 h 08’
applausi del pubblico: 1’ 56”

Visto a Chieri (TO), Ospedale Maggiore, il 14 dicembre 2008
Rassegna Umana-mente

 

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