Cenere. A Play with food Zerogrammi in una danza d’addio collettiva e liberatoria

Silvia Bandini in Cenere
Silvia Bandini in Cenere

In prima assoluta a Torino lo spettacolo interpretato da Silvia Bandini

Play with Food – La scena del cibo, il primo festival di teatro e arti performative interamente dedicato al cibo, nato nel 2010 da un’idea di Davide Barbato per i Cuochivolanti, dà inizio alla sua dodicesima edizione (in corso fino a domenica 8 ottobre) con una raffinatissima produzione di Zerogrammi, “Cenere”, in scena per tre giorni in uno spazio teatrale atipico, come da consuetudine della rassegna, e tutto da scoprire.
Si tratta della Falegnameria di via San Donato a Torino, ex bottega-laboratorio prestata all’arte performativa, ma che dell’arte artigiana tramandata in famiglia conserva l’atmosfera intima.

Varcato il portone che dà sulla strada, si entra in una tipica corte acciottolata di case a ringhiera. La scena è già lì: in alto, sui fili che sporgono dai ballatoi, il bucato steso, alternato a lucine di Natale dimenticate forse dallo scorso anno; in basso, addossate ai muri, un paio di biciclette e vasi abbandonati su cui bisogna fare attenzione a non inciampare; nell’aria, profumo di cibo, di fine cena.
È ottobre, il clima tuttavia è ancora stranamente caldo e umido e, in qualche modo, contribuisce a rendere l’atmosfera straniante. La casa-laboratorio, al suo interno, è ricolma di oggetti, ninnoli, abat-jours, sedie, poltroncine, arredi vari, tutti rétro, recuperati e ricollocati con cura per rendere lo spazio accogliente.

Un’area della sala è adibita a spazio scenico; l’allestimento, anche in questo caso, è vintage, più o meno anni Cinquanta, in armonia con l’intero spazio: tavolino tondo con centrino in pizzo e servizio da tè, vecchio televisore catodico, appendiabiti in legno massiccio, cornice ovale sulla parete (priva però di immagine), separé, poltrona imbottita in centro.

Una donna entra in scena, vestita a lutto, sostiene tra le mani un’urna. Il suo sguardo spento, dietro il velo trasparente, la sua andatura lenta e affranta ci richiamano al silenzio e al compianto. L’azione prosegue per un po’ sul piano della verosimiglianza. L’atmosfera è sospesa, rarefatta; partecipiamo allo spaesamento della donna che, rientrata in casa, deve cercare un luogo dove deporre l’urna e fatica a trovarlo.
A tratti, pur muovendosi con estremo garbo ed eleganza nello spazio ristretto, la donna ci sorprende con un gesto o un movimento estemporaneo e inconsulto: all’improvviso si tuffa a terra abbracciando l’urna, si rialza, le offre una tazza di tè, la riempie di cucchiaini di zucchero, si porta poi l’intera zuccheriera alla bocca. Eccentricità che ancora riconosciamo come plausibili nei momenti che seguono la morte di un caro o di una cara.

Via via però il piano di percezione muta, da verosimile follia diventa parodia, ci strappa sorrisi di complicità, di inspiegabile leggerezza, poi nuovamente ci sorprende, slittando su un altro piano, quello dell’improvvisa sensualità almodovariana: la donna si spoglia e si infila letteralmente nell’abito del defunto, abbandonandosi a una sensuale e commovente danza d’addio, l’Addio ineluttabile e inaccettabile. Infine, si ricompone, rituffandosi, come spesso accade, in gesti quotidiani e spesso consolatori, come il cucinare. Si ritorna per un istante sul piano della realtà. Manca tuttavia un ingrediente. Un lampo nello sguardo della donna. La cenere nell’urna. Un gesto rapido, una rimestata e una passata in forno. È fatta. La torta viene infine condivisa con il pubblico in un rituale funereo collettivo e liberatorio. Forse che segretamente saremmo disposti a mangiarceli i nostri morti pur di non lasciarli andare via?

Grande attenzione e cura del dettaglio nella drammaturgia dei gesti, delle luci e dei suoni per un racconto lieve e profondo, drammatico e ironico, che parla di assenza e di bisogno di presenza.

CENERE
coreografia e interprete Silvia Bandini
luci Tommaso Contu
accompagnamento drammaturgico Stefano Mazzotta, Federica Tardito e Aldo Rendina
oggetti di scena Articoli Funebri D’Urso
produzione Zerogrammi

durata: 45′
applausi del pubblico: 2′

Visto a Torino, La Falegnameria, il 2 ottobre 2023
Prima assoluta

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