Scrivere un articolo per spiegare “vita e opere” di César Brie è cosa un po’ ridicola. Sia perché condensare in poco un’esperienza di vita così avventurosa e fuori dagli schemi è impossibile, sia perché è uno di quei personaggi che, quando lo conosci, ti spiega con lo sguardo il motivo di una passione, di una vita, la sua e forse anche la tua, in quel luogo pazzesco che è il palcoscenico.
Brie è nato a Buenos Aires nel 1954; da giovane ha iniziato il suo percorso come attore e regista, e già nei primi anni Settanta è tra i fondatori di quell’esperienza mitica che fu la Comuna Baires, e poi nel 1975 del Collettivo teatrale Tupac Amaru presso il Centro Sociale Isola di Milano.
Ad inizio anni ’80 il suo incontro con Iben Nagel Rasmussen, poi il gruppo Farfa e il confronto con l’Odin Teatret ed Eugenio Barba.
Passano ancora dieci anni ed è di nuovo dall’altra parte del mondo per far nascere, in Bolivia, con Naira Gonzales e Giampaolo Lalli, il Teatro de Los Andes: una struttura piccola ma solo in apparenza fragile, come spiega durante l’intervista video, in realtà leggera e agile, proprio per affrontare le tempeste più feroci.
Insieme alla comunità Yotala, in un piccolo paese vicino a Sucre, Brie ha creato un esperimento non solo linguistico ma antropologico, visto che, oltre a produrre spettacoli in Europa, sta lavorando a una ricerca sulla memoria andina e i miti locali. E di quei luoghi vuole raccontare anche la cronaca drammatica, quella del nuovo sterminio del sottoproletariato indio, documentata, ad esempio, nello straordinario reportage che è “Humillados y Ofendidos”, menzione speciale alla IX edizione del festival “Human Rights Nights” in Italia. Per quel documentario – racconta negli uffici del Teatro dell’Elfo a Milano – ha subìto ripetute minacce e attentati. Ma lui va avanti.
Con “Odissea” Brie torna ai classici. Lo spettacolo, una produzione Teatro de los Andes, Emilia Romagna Teatro Fondazione, Fondazione Pontedera Teatro in collaborazione con Armunia Festival Costa degli Etruschi e Fondazione Fabbrica Europa, negli ultimi tre mesi ha toccato moltissime piazze italiane, da nord a sud, facendo conoscere un gruppo di attori giovani ma assai dotati.
In scena un racconto in cui il mito dell’esodo e del vagabondaggio si fa trama di un destino eterno, quello del migrante, che catapulta Ulisse nel nostro mondo contemporaneo: in quello di chi, non per cercare il motivo dell’esistenza ma l’esistenza stessa, è costretto a vivere la sua origine come memoria, fotografia.
Ma “Odissea” non è l’unico lavoro che Brie sta portando in tournée in Italia in questo periodo. Il 31 maggio il Teatro de los Andes proporrà a Bergamo “Il mare in tasca”, nell’ambito della IV edizione del festival Il centro e la circonferenza, organizzato dal 15 maggio al 5 giugno dal Teatro Tascabile di Bergamo e Accademia delle Forme Sceniche.
Bellissimo lavoro, sono una storica dell’arte sempre alla ricerca di linguaggi interessanti e nuovi. Complimenti per il suo lavoro Colto ed IRONICO.