Verrà presentata a Cagliari, in prima mondiale, venerdì 20 gennaio la nuova creazione di Claudia Castellucci “La seconda Neanderthal”, e sarà il naturale esito della seconda tappa (la prima, nell’ottobre scorso, aveva visto la partecipazione di Pathosformel) di un percorso triennale di residenze creative diretto da Riverrun – Performing Arts che, in concorso con Socìetas Raffaello Sanzio ed altre realtà della scena internazionale, figura tra le co-produzioni dello spettacolo. Abbiamo chiesto ai protagonisti di accompagnarci alle fondamenta di questo progetto.
“Non è nuova la collaborazione fra la Castellucci e Riverrun ma ‘risale’ al 2004” esordisce Lorenzo Mori, responsabile della direzione artistica della compagnia sarda, nonché artefice dello sforzo organizzativo alla base di questo evento. “In quell’anno creammo un inteso momento di riflessione attorno al tema a noi molto caro del teatro infantile, circuitando con lo spettacolo ‘Buchettino’ in territori marginali dell’entroterra sardo, luoghi mai toccati da eventi teatrali di tale sperimentale portata”.
Attraverso un pionieristico percorso di ricerca in un territorio che, fino ad allora, poco o nulla aveva potuto apprezzare di quanto accadesse all’interno della sperimentazione artistica e teatrale, Riverrun è riuscito nell’impresa di instaurare un dialogo proficuo con istituzioni (gode del patrocinio del Comune di Cagliari e della Regione Autonoma della Sardegna) e realtà locali anche apparentemente distanti dal mondo della scena contemporanea, operando una gestione allo stesso tempo oculata, coraggiosa ed innovativa: “Abbiamo anche ricevuto un supporto logistico fondamentale dal Museo del Territorio Sa Corona Arrubia, nella provincia del Medio-Campidano, e dalla Casa di Riposo Vittorio Emanuele II di Cagliari. In questo caso, l’utilizzo gratuito degli spazi per le prove, l’allestimento, ma anche l’accesso (sempre gratuito) agli impianti sportivi della piscina coperta durante gli intensi periodi di creazione e di prova, hanno aperto per noi nuove possibilità e nuovi canali di collaborazione con il territorio. Abbiamo cioè introdotto un’elementare forma di baratto, sia con enti privati che con altri gruppi teatrali, cooperative private di gestione di spazi pubblici etc… Siamo quindi molto fiduciosi verso il futuro, a patto di vedere in questi tempi di ristrettezze economiche un’occasione di ridefinizione e rilancio di dinamiche e strategie innovative”.
Una nuova Neanderthal come momento culminante in cui l’umanità sarà tenuta a decidere, costretta a compiere uno storico sacrificio.
L’opera rappresenta un punto di approdo nella ricerca che Claudia Castellucci sta conducendo con la Mòra, la compagnia di ballo da lei fondata, e del lungo sodalizio con Scott Gibbons, curatore delle musiche ispirate a “Le Sacre du Printemps” di Igor Stravinskij.
Del processo creativo che ha condotto a questa prima mondiale in quel di Cagliari, abbiamo domandato direttamente a Claudia Castellucci: “La seconda Neanderthal è il secondo ballo che faccio con ballerini classici. Ho capito che soltanto con loro le mie scoperte ritmiche riescono a prendere forma. Dopo un ascolto ripetuto, ho costruito la coreografia frase per frase, e spesso nota per nota, infilando i passi uno dopo l’altro. E’ stata una sequela nella quale ero convinta di dover passare. Volevo vivere questa musica, senza paragonarmi a ciò che di fatto ha finito con il rappresentare storicamente. Così ho chiesto a Scott Gibbons di fare la stessa cosa: di ascoltare questa musica e poi di scriverne un’altra sotto la sua influenza. E così ha fatto. Ho sottoposto i passi che avevo ereditato dal mio studio precedente alla musica di Scott e sono andata avanti.
Il tema di Neanderthal si inserisce per forza in questo ballo; da due anni sono alle prese con ciò che più mi interessa: la caverna. Tutto quello che faccio ruota attorno a questo luogo. Il lungo periodo di vita coetanea delle genti di Neanderthal con l’Homo Sapiens ebbe fine al termine dell’ultima glaciazione. Le genti si estinsero per mancanza di discendenza. La decisione di rimanere nelle caverne segnò il momento di una separazione irreversibile”.
“Le Sacre du Printemps”. Come si legge nel programma di sala: una musica che Adorno definì “terrificante e folle”. Chiediamo dunque a Scott Gibbons secondo quali modalità abbia affrontato le immensità dell’opera stravinskiana: “Sentivo che non sarebbe stato possibile lavorare direttamente sulla musica di Stravinskij. Per molti versi è intoccabile. Ho atteso, invece, che Claudia Castellucci lavorasse a ‘La sagra della primavera’ per dare forma iniziale alle sue coreografie, così che, successivamente, io potessi creare una partitura musicale lasciandomi ispirare e guidare da quello che aveva creato. Ho lavorato sulla base di riprese video, senza sonoro, dei movimenti, spesso soffermandomi su ogni singolo fotogramma. In questo modo, io e Claudia abbiamo instaurato una sorta di loop di rielaborazioni reciproche del nostro lavoro che, a partire da Stravinskij, si è infine evoluto in qualcosa di diverso e con una personalità del tutto autonoma. Naturalmente, il segno ineluttabile dell’opera di Stravinskij è ben presente nella mia mente ma, per questo progetto, posso dire di aver lavorato non sulla musica di Stravinskij, ma piuttosto su e attraverso la creazione di Claudia”.
Dopo l’appuntamento di Cagliari, alla palestra comunale della Casa di Riposo Vittorio Emanuele II, lo spettacolo approderà il 2 e 3 febbraio al Théâtre de la Place di Liegi (altra realtà co-produttrice) per il Festival Pays de Danses.
Abbiamo trascorso qualche giorno a Cagliari per seguire da vicino alcune sessioni di prova del lavoro di Claudia Castellucci e del suo corpo di ballo. Vi rimandiamo dunque al videoreportage sull’evento che proporremo prossimamente, quando potremo anche riferire direttamente delle sensazioni a caldo dal debutto cagliaritano.