La Stoa di Claudia Castellucci: intervista integrale

Stoa

Stoa“La scuola è una sorta di organismo che ha un suo sviluppo e una sua fine. Questo significa che il rapporto è vitale, che c’è una nascita, uno slancio, un’invenzione e poi una caduta, una estinzione.
E’ sempre successo così; fin dalle prime scuole che ho fatto è sempre successo che c’è stata questa necessità, questo slancio istintivo immediato che poi ovviamente ha avuto la sua forma, la sua ricchezza, la sua ricercatezza, la sua raffinatezza. La ricerca anche nella didattica, perchè questo per me ha senso, cioè il fatto che questa relazione è speciale. Una relazione scolastica, una relazione umana speciale è suscettibile d’invenzione alla stregua di un’invenzione artistica. Quindi le scuole terminano perchè si estinguono, e senza che io lo programmi.

La scelta dell’insegnamento, a dire il vero, è soltanto mia. Ci sono state scuole fatte anche da Chiara Guidi ma fortemente orientate, pre-decise da un esito orientato a uno spettacolo. Nel mio caso non è mai stato così, perchè lo scopo è sempre identificato con l’origine. Quindi quando noi (io e quelli che hanno formato la scuola) ci siamo incontrati non abbiamo mai avuto l’obiettivo di fare un ballo. Il ballo è stato una sorta di verifica complementare rispetto a una ricerca essenziale che si fa al di là dell’esposizione pubblica”.
Claudia Castellucci

 

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