La Cleopatràs di Testori/Malosti, sensuale e ironica sino alla fine

Cleopatras (photo: Tommaso Le Pera)
Cleopatras (photo: Tommaso Le Pera)

La “Cleopatràs” presentata da Valter Malosti, produzione TPE e Festival delle Colline Torinesi (la cui 26^ edizione è in corso proprio in queste settimane), è una discesa verticale in un inferno che tralascia la metafora per calarsi in una contemporaneità sbalorditiva, ancora più sorprendente se si pensa che è stata scritta da un Testori alla fine della sua vita, malato e stanco.
La famosa imperatrice d’Egitto è uno dei personaggi più lontani che l’immaginario collettivo possa mettere in relazione al nostro tempo, eppure l’autore ci riesce, giunge alla meta senza alcuna difficoltà. E lo fa con strumenti ancora più scollati dall’oggi di Cleopatra stessa. Uno tra tutti, il linguaggio. Quel dialetto farcito di grammelot che appartiene a tutti, ma che non parla più nessuno, che tutti conoscono ma che non si usa, non è di moda, proprio come lei, regina di un popolo mitico, spogliata di tutti i fasti del tempo che fu.
Resta il lamento, quel “laio” testoriano che altro non è se non un urlo crudo e crudele di una vedova che ricorda. Nelle parole torna come un mantra il bell’Antonio, “Tugnàs”, simbolo di un lungo frammento di vita dorata, prima di una guerra devastante.

In una scena che è, in momenti diversi, studio televisivo, stanza d’albergo e tomba, assistiamo agli ultimi momenti di vita di una grande regina, un viaggio fra ricordi di felicità e premonizioni di morte.
La regia di Malosti disegna la protagonista in tutte le fasi del suo diverso esistere. All’inizio c’è la star, la soubrette alla ribalta con abito perfetto, pose da diva e gioielli. Anna Della Rosa recita sempre impugnando un microfono a filo, che stacca dall’asta proprio come una stella hollywoodiana, intrisa di sensualità ma anche d’ironia. I movimenti unicamente attoriali, curati da Marco Angelilli, sono millimetrici e imbrigliano Anna Della Rosa in un vortice di piccoli gesti che paiono lontani dal farci assaporare le ultime ore di vita della “reìna” alle quali, in realtà, stiamo assistendo.
Il nero di fondo ci fa intendere qualcosa, così come il telo microforato, anch’esso scuro, a pochi metri dalla ribalta, che vuole anticipare qualcosa che stiamo per capire. L’oscurità conturbante fa da filo rosso e pervade il vestito della protagonista, il pavimento, le quinte, il fondale fino a “proiettarsi” sul colore nero della pelle del giovane portatore del “fatal cestino”.

La regia decide di dare carne, ossa e volto a quello che nel testo altro non è se non una sagoma di lamiera “culurada” introducendo l’unica altra figura umana che si relaziona con la gran signora. Marcos Vinicius Piacentini è una sorta di putto, un angioletto muscoloso e ammiccante che “disturba” inevitabilmente le reminiscenze della donna, rendendo sempre più concreto il suo desiderio di oltrepassare la vita terrena per ricongiungersi all’amato.

Al levarsi del telo, nella seconda parte della performance, la nostra regina varca la soglia di una stanza d’hotel che prima avevamo percepito soltanto attraverso i controscena del ragazzo.
La scenografia di Nicolas Bovey ci propone ora un ambiente dominato da tinte calde e dorate, metafora di un palazzo reale che non c’è più. Resta il microfono, non più all’asta ma appoggiato al letto. La recitazione della protagonista si fa più quotidiana e preoccupata mentre, lentamente, giunge a maturazione l’ultimo gesto fatale che porrà fine alla sua esistenza.
Il quadro visivo, recitativo e sonoro concorrono e si compenetrano per comporre un’installazione davvero riuscita, che non si esime dal fare i conti con le complicatissime invenzioni linguistiche di Testori, a cavallo tra Shakespeare e Dante, analizzando in profondità le diverse versioni del testo.
In scena martedì 19 e mercoledì 20 ottobre, alle ore 20.30, al Teatro Arena del Sole di Bologna.

Cleopatràs
di Giovanni Testori
Con Anna Della Rosa
e con Marcos Vinicius Piacentini
Progetto sonoro Gup Alcaro
Scene e luci Nicolas Bovey
Costumi Gianluca Sbicca
Cura del movimento Marco Angelilli
Regia Valter Malosti
Una produzione TPE – Teatro Piemonte Europa, Festival delle Colline Torinesi
Visto al Teatro Astra di Torino giovedì 7 ottobre 2021

durata: 1h 20′
applausi del pubblico: 3′ 8”

Visto a Torino, Teatro Astra, il 7 ottobre 2021

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