Commedia! Emio Greco e Pieter Scholten fra cabala e circo

La Commedia
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La Commedia (photo: © Agostino Osio)

Cabala, Dante, circo. Tre mondi animati da culture, segni e tempi tanto distanti da sembrare inconciliabili. Probabilmente il trucco è riunirli in un solo spazio: enorme, libero campo-pratica, ex industriale, come l’Hangaar Bicocca, prima fabbrica Breda oggi avamposto per l’arte a Milano.

Ma chiuderli in una rimessa non basta per farli convivere. Bisogna dare un senso all’incontro, animarlo.
Ce l’hanno fatta Emio Greco e Pieter C. Scholten con la loro danza, non solo esecuzione della disciplina contemporanea, ma quasi metodo, aperto alle infinite potenzialità dei corpi in movimento nello spazio, e fondato su un approccio internazionale e interdisciplinare alla disciplina.

Originario di Brindisi Greco, olandese Scholten, insieme dal 1995, e dal 2009 fondatori dell’International Choreographic Arts Centre Amsterdam (ICKamsterdam), il 23 giugno scorso hanno presentato a Milano in anteprima mondiale “La Commedia”, spettacolo che il prossimo settembre sarà a Torino Danza.

Il riferimento, classico, è alla “Divina” dantesca. Qui rivista, o meglio riadattata, perché ispirata dalla monumentale installazione permanente che Anselm Kiefer ha creato all’interno dell’Hangaar Bicocca, I sette palazzi celesti. Sette torri monumentali in cemento armato e piombo, simboli, nella mistica ebraica della Cabala, dell’ascensione attraverso i sette livelli di spiritualità.
Quindi, Cabala e Dante così giustificati; dove si inserisce il circo? Non c’entra direttamente con i contenuti, ma è la struttura di successione dei pezzi coreografici che si rifà a quella della tradizione circense: il “presentatore”, con giacca, bombetta e frusta di rito, coordina i “numeri” da uno sgabello. Solitamente le belve feroci nella seconda parte e gli acrobati nel finale della prima; qui invece, gli artisti sono sette, come i giorni della settimana e i vizi capitali, e in quest’ordine si susseguono.

Gli artisti vengono chiamati a partire da “Monday!”, e si annuncia il cambio di scena con improvvisi “Stop!”. I numeri coreografici, proprio come quelli del circo, sono tutti “eccezionali”, visibilmente ricercati e resi con instancabile forza da danzatori che sanno essere leggeri come ballerine classiche, acrobati scattanti o scatenati rockers. Come quando si annuncia “pausa”, e quello che il pubblico crede intervallo è in realtà un intermezzo teatrale, quindi musicale: con sette chitarre elettriche che vengono impugnate, un po’ strimpellate e, poco alla volta, danzate. Il movimento delle mani sulle corde continua e si amplifica nelle quattordici gambe che così, all’unisono, interpretano il suono.

Anche i costumi, come al circo, sono “esagerati”, sovrabbondanti o ridotti al minimo, più che originali, stravaganti per tinte, luccichii, reti e accessori posticci. Quando sono pochi, la danza risalta ancora di più dal corpo nudo, contratto e particolare, dei danzatori, ognuno diverso per muscoli, forza e forme, esaltando proprio l’immagine internazionale di questo “corpo di ballo”, che si è riunito ad Amsterdam e proviene da diversi paese del mondo.

Ecco quindi come, ancora una volta, è la danza, la forma d’espressione più muta e apparentemente alogica di cui il corpo umano dispone, a parlare senza bisogno della lingua, a trasmettere messaggi universali e inequivocabili, attraverso azioni lampanti, ad abitare le Torri di Kiefer che, per l’artista tedesco, rimandano alla globalizzazione del paesaggio urbano moderno.

La Commedia
coreografia e regia: Emio Greco e Pieter C. Scholten
durata: 1h 33′
applausi del pubblico: 4′ 20”

Visto a Milano, Hangar Bicocca, il 23 giugno 2011
prima mondiale

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