Se il lettore volesse vivere in prima persona e da vicino cosa siano l’ascolto reciproco, l’intelligenza scenica, la forma della precisione attorale, dovrebbe partecipare a una “Recita dell’Attore Vecchiatto nel teatro di Rio di Saliceto”, controllando bene che in scena ci siano Elena Bucci e Claudio Morganti.
Se il lettore intendesse poi godersi un’ora di squisito italiano, che non sia né pura letteratura né solamente canovaccio di scrittura scenica, un lasso di tempo in cui girovagare tra periodi complessi, parole ricercate e ficcanti, lucidi ragionamenti esposti con criterio, potrebbe farlo sempre seguendo una “Recita dell’Attore Vecchiatto nel teatro di Rio di Saliceto”, scritto magistralmente da Gianni Celati.
Se poi il lettore fosse disponibile a seguire una ‘lezione di tenebra’, accostandosi a riflessioni sulla volgarità nauseabonda del nostro tempo votato solo alla mercificazione, sul ‘gelo’ che pervade lo spirito, sul ‘vuoto siderale’ che ammanta tutto e soprattutto le nostre coscienze – ecco che troverebbe in questo meraviglioso pezzo di teatro lo spazio adatto a questi pensieri.
La cripta dove Bucci e Morganti accolgono i 20 spettatori, lievemente illuminata, pare il luogo ideale per fare un viaggio nell’arte della scena, dunque nel destino umano, fatto di ambizioni risibili, bassi appetiti, parabole soggette a divenire discendenti. Chi ci parla è un consumato attore, che attende il suo pubblico in un piccolo teatro di provincia. Un attore che, affiancato dalla moglie attrice, ha girato il mondo salendo sui più importanti palchi dei vari continenti – e si trova ora qui, a Rio di Saliceto, in mezzo alla campagna che puzza di maiale (di quei maiali con cui ci fanno i prosciutti per comprarsi le macchine da cinquanta milioni), con in sala una sola signora con una sporta.
E a lei – oltre che a qualche altro casuale spettatore che entra per caso, deride e se ne va – viene recitato questo monologo (che diventa battibeccante dialogo) che si intitola appunto ‘lezione di tenebra’: una riflessione che trae spunto dalla presunta autobiografia del grande Vecchiatto per parlare della caducità dell’uomo, della vecchiaia, della morte e dunque di tutto quanto concerne la vita.
Una vita che viene guardata nel pozzo oscuro del suo quotidiano, in cui la famiglia, il lavoro, gli appetiti corporei diventano catene da cui pare difficilissimo, se non impossibile, disbrogliarsi. Una vita dominata da geni malsani e cattivi consiglieri, come la fame di successo, l’ambizione, ‘il faro dei pensieri’ tutto rivolto a come fare soldi, carriere; proprio laddove l’unica vera meta verso la quale costantemente si corre è la morte.
Ma se ne accorge tardi, di questo, il povero animale umano. Se ne accorge quando per parlare dell’accostarsi alla morte viene usata una parola ‘statale’, una parola pubblica e svilente, che pare tratta dal frasario ‘nauseabondo’ dei giornali: pensionato. Quanta tristezza fanno i pensionati seduti al bar, che sfogliano i giornali (veri nemici della coscienza, veri responsabili della nostra caduta spirituale), in attesa di essere poi rapiti per essere rinchiusi nelle case di riposo, inascoltati da tutti, abbandonati e derisi.
Così si sente anche Vecchiatto stesso: nessuno lo ascolta più, nessuno lo acclama o lo rispetta, nessuno lo ricerca, nessuno è più interessato alla vera arte drammatica in quanto arte dell’umano, ed entra in teatro con la placida noia con cui, gonfio di benessere, cambia canale alla televisione.
Morganti trascina in questa invettiva da anziano con la naturalezza di chi ha attraversato e superato ogni vezzo, in una perfezione di gesto e parola che ha del commovente. E passa con ricchezza di tono e senza mai stonature dalle tenere e irresistibili battute amare di Vecchiatto a stralci di monologhi da Shakespeare: Amleto, Otello, Macbeth e, naturalmente, Re Lear.
In questo, è accompagnato dall’impeccabile Elena Bucci, attrice ricca di sfumature e mai calante in intensità, che si presta qui nel ruolo della moglie premurosa e dell’anziana artista in modo da permettere un duetto veramente straordinario.
In “Recita dell’attore Vecchiatto nel Teatro di Rio di Saliceto” abbiamo potuto apprezzare cosa sia il teatro, cosa sia l’arte dell’attore e cosa sia infine la parola capace di suscitare pensiero con leggerezza e profondità.
Recita dell’Attore Vecchiatto nel Teatro di Rio di Saliceto
di Gianni Celati
con: Elena Bucci e Claudio Morganti
applausi del pubblico: 1’ 15’ – interrotti dall’attore
Visto a Prato, Contemporanea Festival, il 3 ottobre 2014