Con Zerogrammi cadere dalle nuvole all’ora del the

L'Alice di Zerogrammi (photo: Manuela Giusto)
L'Alice di Zerogrammi (photo: Manuela Giusto)
L’Alice di Zerogrammi (photo: Manuela Giusto)

Chi cade dalle nuvole non piomba a terra ma vive in un mondo in cui il fuori e il dentro si mescolano, in cui i ruoli si ribaltano o si scambiano con la facilità e la rapidità del sogno, e in cui c’è sempre il tempo per ritornare sull’azione compiuta dimenticandosi di averlo già fatto.

Ultimo spettacolo di Eden – connect the dots, la rassegna romana giunta alla seconda edizione grazie all’entusiasmo di Gianluca Cheli e Gianni Parrella, dedicata al corpo in movimento, ha permesso di vedere al Teatro dell’Orologio autori altrimenti poco rintracciabili a Roma, da Helen Cerina a Zaches Teatro, da Claudia Catarsi fino a Zerogrammi.

“La grammatica delle nuvole”, riscrittura di Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, rispetta in pieno quella che è la poetica della compagnia torinese, fatta della “leggerezza di un linguaggio diretto, colorato, poetico”, scrive il fondatore e direttore artistico Stefano Mazzotta.

In un interno/esterno atemporale, un giardino inglese pregno della malinconia dell’autunno, con un tappeto di foglie cadute (che ricorda le foglie del “Barbe Bleue” di Pina Bausch), tre corpi, tre sedie e otto lampade che piovono dal soffitto: la celebre “ora del thè” fa da perno a tutto lo spettacolo, sovversivo stadio dello specchio, nel rapporto tra il “nostro” mondo e quello di Alice, tra le regole del galateo sociale e il suo deragliamento illogico.

Tutto si gioca nella ripetizione distorta, parodica, di dolce efferatezza, di quella fantomatica scena tra una Alice non bambina, matura nel corpo ma infante nei modi e nello spirito (Chiara Guglielmi), il cappellaio (Stefano Roveda) e la lepre in doppiopetto (Chiara Michelini), che avvicinano il teatro-danza allo slapstick, tra scambi di posto e di ruolo, di scarpe ed umori, esasperando l’espressività facciale in funzione quasi grottesca, non rinunciando a passi più coreografati e percorrendo lo spazio con eleganza formale e alta qualità del movimento, all’insegna della ricerca disciplinata di quella meraviglia che si nasconde nel più insignificante e ordinario dei gesti, dall’infilarsi una scarpa al volgere lo sguardo verso il prossimo.
La meraviglia è visiva, è nei loro corpi, è negli inciampi, è nella danza aerea dei lampadari accesi e ondeggianti, è nella felice regressione allo stato dell’illogico.

Chi ha la testa tra le nuvole ha il pregio, vincente, di non assecondare le strutture del linguaggio della legge, si dimentica della parola detta, che riemerge solo quando è appunto dettame legiferante, gabbia del fare o non fare per regola prescritta.

Per altri versi, “La grammatica delle nuvole” punta sull’aderenza all’originale e non devia dall’immaginario di riferimento tipico al mondo carrolliano: le scelte musicali rafforzano senza sorprese l’atmosfera fiabesca, così come quelle vocine che emergono lontane di tanto in tanto. Aldilà della poesia, lontani dal cercare alcuna sovversione o sgrammaticatura, si cerca e si trova leggerezza, candore, plauso e irresistibile condivisione.

LA GRAMMATICA DELLE NUVOLE
progetto, regia e coreografia Stefano Mazzotta
con Chiara Guglielmi, Chiara Michelini, Stefano Roveda
drammaturgia Fabio Chiriatti
voce off Maria Cristina Valentini
costumi, scenografie e luci Stefano Mazzotta
produzione Zerogrammi
in collaborazione con Teatro di Bismantova (It), Luft Casa Creativa (It)
con il sostegno di Regione Piemonte, Mibact

durata: 60′
applausi del pubblico: 3′

Visto a Roma, Teatro Dell’Orologio, il 26 aprile 2015


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