Se sulla Luna Astolfo rinvenne il senno d’Orlando, a noi sarà permesso cercarvi del buon teatro? D’altronde, “andare in orbita” – Battiato docet – potrebbe essere una delle poche soluzioni rimaste per reagire all’abbrutimento presente, alla nostra tendenza ineluttabile a rimpicciolire mentalmente e spiritualmente, a farci insomma “insetti”. E non è, questa, una prerogativa dell’arte? Quella cioè di offrire un’alternativa migliore rispetto alla vita, di essere un po’ “shock in my town”?
Con la promessa di far gravitare il pubblico attorno a proposte di qualità “stellare” si inaugura la prossima settimana a Torino la nuova edizione della rassegna Concentrica.
Partiamo subito dalle novità: dopo cinque anni di onorata carriera, un po’ di restyling non guasta. L’assetto della rassegna infatti si rinnova e l’iniziativa assume la struttura di un festival: cinque serate “in centro”, a Torino (dal 15 al 19 novembre), seguite da una serie di date “in giro” programmate fino a inizio aprile, tra Piemonte e Liguria (dove Concentrica torna dopo il successo della passata stagione). Si dischiude così una doppia opportunità: per il pubblico di gustare una grande varietà di spettacoli della nuova scena italiana; per i molti partner e operatori culturali coinvolti di scegliere – finalmente dal vivo e non più tramite registrazione video, come ha precisare in “simposio” stampa martedì 7 novembre il papà della Caduta, Massimo Betti-Merlin – alcuni titoli da programmare nei diversi cartelloni, regionali e non solo, nella prossima stagione.
Sale così a quattordici il numero degli spettacoli ospitati, tra prosa, circo e danza, senza dimenticare le due entrées andate in scena nelle settimane scorse: “Nuit” del colletivo Petit Travers e “Petì Glassè” degli Omini.
Nutritissima la kermesse di proposte. Cominciamo dai primi astri: ad aprire il festival, mercoledì 15 all’ex-Birrificio Metzger, sarà la “Drammatica elementare” dei fratelli Marta e Diego Dalla Via. «Sappiamo leggere, scrivere, far di conto – spiega la premiata ditta a conduzione familiare – Siamo intelligenti ma non ci applichiamo. Siamo espulsi da ogni scuola di ordine e grado. Siamo stati traditi da chi ci doveva tutelare, come Hansel e Gretel. Dopo questo rifiuto abbiamo trovato un altro posto dove studiare e l’abbiamo distrutto come fosse marzapane. É così che si è sviluppata in noi l’idea che la salvezza potesse essere in un originale modo di rinominare il mondo». Lo spettacolo replicherà poi il 13 gennaio all’Officina Teatrale degli Anacoleti di Vercelli.
Il 16 novembre, dopo un pomeriggio di simposio a discernere di nuova drammaturgia (dalle ore 16,30 il tavolo di lavoro “Pensieri dal Vivo”, sulla drammaturgia e l’innovazione in campo teatrale), si avvicenderanno sul palco del Teatro Vittoria il testo vincitore del bando NDN – Network Drammaturgia Nuova, firmato da Camilla Mattiuzzo, e la giovane compagnia Effetto Pullman, prima classificata per Hangar Creativity.
“Opera sentimentale” vede in scena il duo Matteo Angius/Riccardo Festa con l’innesto di Woody Neri: «In questa storia, come in una fiaba, c’è una famiglia con un padre, una madre, un nonno e tre fratellini. É vero che la storia la scrivono i vincitori, ma, spesso, anche i sopravvissuti, quelli che restano e che, quando glielo chiedi, rispondono “è andata così”. Dunque sono tre, o lo saranno, i sopravvissuti. E per loro è andata così. Una fiaba. Un’opera. Sentimentale».
“Non è seria la serietà a vent’anni” è invece il motto di Effetto Pullman, che propone però al pubblico, con “Avesta”, uno spunto di riflessione tutt’altro che ridanciano, constatando quanto – in una società globalizzata e nel contempo chiusa e dipendente come la nostra – tecnologia e terrorismo siano divenuti, anche per allitterante prossimità fonetica, due spettri nefasti: «È davvero il mezzo tecnologico a rendere la nostra società chiusa e disinteressata, oppure è il pigro individualismo la causa del nostro non agire? E se invece fosse proprio la tecnologia a far immedesimare i giovani nelle problematiche sociali?».
La compagnia, per la maggior parte composta da allievi della Scuola per Attori del Teatro Stabile di Torino, parlerà di Fabio, universitario fuori corso, che si trova coinvolto in una battaglia di cui ignorava l’esistenza. Man mano capirà che il suo mondo virtuale è specchio di una realtà non distante in cui tantissimi giovani, classificati terroristi, muoiono ogni giorno per difendere il loro popolo, quello del Rojava. Ed è proprio grazie al gioco che Fabio si avvicina alla causa.
Uno spettacolo che promette una commistione di linguaggi attraverso proiezioni, video mapping, sequenze di animazione in 2D, musica dal vivo, acrobazie, intrattenimento. Ma soprattutto una scenografia imponente a due livelli.
Sfidando le nefaste congiunture cabalistiche del famigerato venerdì 17, il Caffè della Caduta ospiterà altre due proposte teatrali.
In primis “Incubo”, per la regia e drammaturgia di Ersilia Lombardo, attrice che, come ha ricordato durante la conferenza stampa Giorgia Cerruti (presso il cui teatro ad Avigliana l’artista replicherà il 24 novembre), dopo aver ricevuto l’imprinting di Emma Dante, ha saputo costruire un proprio sentiero autonomo. «Dove finisce il sogno e comincia l’incubo? Una donna come tante, senza un motivo apparente, si ritrova involontariamente catapultata in una appiccicosa ragnatela di quesiti e misteri». A interrogarsi in scena, in questa füssliano percorso onirico, sarà Chiara Muscato.
Seguirà “Sempre Domenica” del collettivo Contro Canto: un “lavoro sul lavoro”, ma anche sul tempo e i sogni che quotidianamente il lavoro ci sottrae, divorandoli famelicamente. Lo spettacolo, vincitore di Inbox 2017, vede schierati in scena sei attori con le rispettive seggiole, pronti ad intessere un intreccio di storie: «Sono vite affaccendate nei quotidiani affanni, vite che si arrovellano e intanto si consumano, che a tratti si ribellano eppure poi si arrendono, perché in questo carosello di moti e fallimenti è il lavoro a suonare la melodia più forte, quella dell’ineluttabile, dell’inevitabile, del così è sempre stato e del sempre così sarà […] nell’immobilità di una condizione che una tenace ideologia ci fa credere da secoli non tanto la migliore, quanto l’unica – davvero? – possibile».
“Re” del sabato sera sarà poi Massimiliano Civica, che inaugurerà gli appuntamenti del 18 novembre con un’interessante lezione-spettacolo dal titolo “Parole imbrogliate”, dedicata alla figura del grande Eduardo. Il regista proporrà al pubblico aneddoti e refrain memorabili dell’erede di Scarpetta, un uomo (divenuto poi monumento malgré lui) nato in e per il teatro. Leo De Berardinis – glossa Civica – amava ripetere che esiste “una sola tradizione, ed è la tradizione del nuovo”. Ebbene, Eduardo incarna appunto questo nuovo, in quanto depositario di una «forte nostalgia del futuro: un ricercatore indomito, crudele e sempre pronto a buttare via tutto quello che aveva accumulato per la ricerca di qualcosa di vivo».
Dai mostri sacri della scena passiamo al pantheon greco con i “Dialoghi tra gli dei” che vedono protagonisti, insieme a Civica, anche I Sacchi di Sabbia. Il titolo è un riferimento ai ventisei discorsi composti dal retore d’origine siriana Luciano di Samosata, vissuto nel II secolo d. C.: un divertissement letterario, in cui l’autore, attingendo al patrimonio del mito, offre una rappresentazione ironica e dissacrante della cosmogonia classica. «Gli scontri “familiari” tra Zeus e Era, le continue lagnanze per le malefatte di Eros, i pettegolezzi tra Dioniso, Ermes ed Apollo resistono alla sfida del tempo, continuando a farci sorridere, ergendosi anzi a topos di molti meccanismi che animeranno poi la commedia moderna». La sinergia Sacchi di Sabbia/Civica (insieme per la prima volti e sostenuti della Compagnia Lombardi-Tiezzi) si realizza al fine di indagare il significato più recondito del verbo “intrattenere”.
A chiudere “Concentrica in centro” sarà, domenica 19, un doppio appuntamento danzante alla Lavanderia a Vapore: alle ore 20, “Campo largo”, un progetto dell’associazione COORPI. Si tratta della prima residenza italiana di videodanza e in questa serata di condivisione i coreografi e tutor Matteo Marziano Graziano e Renata Sheppard coinvolgeranno i danzatori del BTT – Balletto del Teatro di Torino in un happening performativo che vuole sondare modalità sperimentali di relazione tra corpo danzante contemporaneo ed immagine in movimento.
A seguire “Pollicino 2.0” del Collettivo Piratejenny, nato nel 2011 dall’idea di tre giovani performer Sara Catellani, Elisa Ferrari e Davide Manico.
Torna la fiaba tradizionale e anche qui il piacere di “raccontare”: “Pollicino” offre infatti una complessa gamma di spunti che meriterebbero un’indagine approfondita, come il collettivo si propone. «Aree tematiche che con molta semplicità rischiano di sovrapporsi con immagini del vivere contemporaneo superando le strutture temporali e spaziali. […] Nell’era della “grande privazione” la sensazione provata da Pollicino e dai suoi fratelli abbandonati nel cuore del bosco è una sensazione che conosciamo. Il salto nel vuoto, il brancolare nel buio, il percorrere un piano in bilico come ex-Pollicini ormai trentenni in uno spazio liminale dove la scelta è tra il mangiare o l’essere mangiati».
La rassegna proseguirà poi con una serie di altre date. Il 18 gennaio al Caffè della Caduta arriverà “Lourdes” di Andrea Cosentino (che replicherà poi a Lanzo Torinese e a San Maurizio d’Opaglio, in privincia di Novara nei due giorni successivi); il 9 e 10 marzo al Caffè della Caduta sarà la volta de “Il sogno dell’Arrostito” di AstorriTintinelli (già ad Avigliana, al Teatro Comunale E. Fassino, casa della Piccola Compagnia della Magnolia, il 1° e 2 dicembre 2017, e poi in replica al Teatro Akropolis di Genova il 7 aprile).
Ricordiamo ancora, allo Spazio Kor di Asti, “Tristissimo”, regia/coreografia C&C, con Carlo Massari e Chiara Taviani, in scena il 25 novembre; “Primi passi sulla Luna”, sempre allo Spazio Kor e sempre di Cosentino, il 15 dicembre (con replica il giorno successivo a Vercelli, all’Officina Teatrale degli Anacoleti). E, dulcis in fundo, a Ventimiglia (il 12 gennaio), lo shakespeariano “Coriolano” del Centro Teatrale MaMiMò (in replica a Valenza il 13).
Anche quest’anno Concentrica sarà insomma vetrina della produzione performativa indipendente ed emergente contemporanea, nel segno della contaminazione dei linguaggi artistici. Il tutto in un’atmosfera capace di abbattere rigidità e freddezza distaccata dei foyers tradizionali, riportando in auge una concezione conviviale del nostro essere spettatori. Pionieri in questa volontà saranno gli Apericentrici, cinque aperitivi posti a mo’ di intermezzo durante le serate di “Concentrica in centro”, che si svolgeranno in compagnia di Francesco Giorda, Chiara Cardea e dei giovani autori della Scuola Holden, affiancati musicalmente da Andrea Gattico. Un progetto in collaborazione con Play with Food – la scena del cibo, che si propone, tra calici di vino e dosi di ironia, di stimolare lo scambio non solo teatrale.