Si rinnova il connubio tra Leonetta Bentivoglio, giornalista di Repubblica che si occupa di danza e non solo, e la giovane casa editrice fiorentina Barbès. Dopo “Pina Bausch. Vieni, balla con me” dedicato alla grande coreografa tedesca, è il turno di “Pippo Delbono. Corpi senza menzogna”.
C’è molto di Pina Bausch nell’incontro fra l’autrice e il regista ligure. Due carriere apparentemente diverse che si sono intersecate per la prima volta proprio nelle sale del Tanztheater Wupperthal, come ricorda Bentivoglio nell’introduzione.
Da questo cordone è nato un volume originale, dalla veste grafica ammiccante, in cui Delbono si racconta dal lato artistico e personale, due aspetti che nella sua biografia viaggiano da sempre parallelamente. Un’occasione unica per leggere la poetica e la politica di uno dei più grandi artisti italiani contemporanei, acclamato in mezzo mondo.
La visione del corpo è la materia prima di questo saggio, declinato nelle varie vesti che compongono i capitoli: il corpo che danza, il corpo ferito, il corpo diverso, il corpo spirituale, il corpo rituale, il corpo politico, il corpo teatrale e il corpo erotico.
Si parte dalla formazione con la Bausch e l’Odin Teatret per comprendere quanto il corpo e il movimento siano importanti nei lavori di Delbono, si prosegue con la narrazione del suo corpo malato e dei corpi “diversi”: quelli di Gianluca e Bobò, attori ormai famosissimi della compagnia. E poi i continui rimandi all’Oriente teatrale e spirituale.
Delbono arricchisce questa lunga intervista con riflessioni sull’Italia di oggi, intrisa di razzismo e volgarità, e aneddoti relativi alle lunghe tournée.
La narrazione procede per brevi paragrafi, ed è arricchita da quasi cinquanta scatti fotografici dello stesso Delbono. Scatti di viaggio, più o meno rubati, fotografie che testimoniano lo sguardo curioso dell’artista che riflette sui corpi dei suoi attori, sugli animali, sul paesaggio che lo circonda. Immagini che rivelano una certa abilità compositiva, oltre che una profondità di veduta dell’artista, già apprezzata anche nei quattro film che ha diretto finora.
Una scrittura-fiume da leggere tutta d’un fiato, piena di suggestioni anche sul suo modo di lavorare. Un ulteriore tassello che si aggiunge al vasto materiale su uno degli artisti che hanno rivoluzionato la scena teatrale italiana contemporanea.