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Così è (se vi pare). Il Pirandello poliziesco di Filippo Dini

Così è (se vi pare) - Photo: Laila Pozzo

Così è (se vi pare) - Photo: Laila Pozzo

Il Pirandello poliziesco di “Così è (se vi pare)” non compariva nel cartellone del Teatro Stabile di Torino da molto tempo. Il recupero concepito da Filippo Dini (già noto al Carignano con “Il discorso del re” e “Ivanov”) è alquanto filologico, eppure si concede del margine di licenza artistica, ma non tanto per vezzo registico quanto per desiderio di mettere ancora più a fuoco l’anima della chef d’oeuvre pirandelliana.

Ecco allora che l’interpretazione di Dini verte dall’inquadratura d’interno borghese alla cinematografica espressione dell’Io che non sa più darsi un nome, perché la Verità gli è sempre preclusa.
Il giallo che agita fino all’isteria gli abitanti di una piccola e non meglio precisata città di provincia ha al suo centro il rapporto tra la Signora Frola (Maria Paiato), il Signor Ponza (Giuseppe Battiston, Andrea Di Casa nelle tournée a partire dal 6 gennaio) e sua moglie (Benedetta Parisi). Quest’ultima è tenuta chiusa in casa e i frequentatori di casa Agazzi non sanno spiegarsi il perché – un perché reso ancor più torbido alla luce delle differenti versioni dei fatti riportate dal Signor Ponza e dalla suocera. Chi dei due è pazzo?

A instillare il dubbio che forse la Verità è dappertutto e da nessuna parte è Lamberto Laudisi, puro sguardo pirandelliano, interpretato da Dini stesso. Tale certezza è ribadita dall’inizio alla fine, chiudendo mirabilmente il cerchio. Da questo punto di vista, il finale esiste – ed è che non c’è nessun finale, nessuna sentenza ultima. O almeno, non c’è per chi non si concede ancora del tempo per incastrare tutte le componenti dell’enigma, per chi non ha la pazienza di accettare che una soluzione i Ponza e la Frola l’hanno trovata, ma è bene che rimanga protetta per non far vacillare i delicatissimi equilibri instaurati all’interno della famiglia: «Qui c’è una sventura, come vedono, che deve restar nascosta, perché solo così può valere il rimedio che la pietà le ha prestato» replica alla fine la coniuge Ponza, col volto coperto perché lei e la sua disgrazia rimangono inconoscibili.
Il vero ontologico rimane dunque segregato nell’opinabile e nella giustapposizione di molteplici spettri della soggettività del pensiero umano. La moglie di Ponza è colei che la si crede essere.

Dini accoglie la riflessione di Pirandello in tutta la sua variegata articolazione e la pone al centro dello spettacolo come unica sovrana della scena. I costumi di Andrea Viotti, le luci di Pasquale Mari e le scene di Laura Benzi sono garbati e mai ridondanti; le interpretazioni attoriali ottime, seppur forse la nevrosi dei personaggi pare troppo artefatta; il linguaggio pirandelliano viene preservato in tutta la sua grazia.
Il riferimento a Luis Buñuel si traduce in una scena (significativamente, quella precedente allo stacco tra i due atti) che è imponente allucinazione dell’Io che di fronte all’enigma del reale non sa più quale veste indossare e quale voce far parlare. Gli specchi dietro a Dini rifrangono in molteplici schegge le possibilità di espressioni dell’uomo, senza le quali egli, in sé, non sarebbe che un manichino senza volto.
Al Teatro Carignano di Torino fino al 6 gennaio.

COSÌ È (SE VI PARE)
di Luigi Pirandello
con (in ordine alfabetico): Francesca Agostini, Giuseppe Battiston, Mauro Bernardi, Andrea Di Casa, Filippo Dini, Ilaria Falini, Mariangela Granelli, Dario Iubatti, Orietta Notari, Maria Paiato, Nicola Pannelli, Benedetta Parisi, Giampiero Rappa
Regia: Filippo Dini
Scene: Laura Benzi
Costumi Andrea Viotti
Luci: Pasquale Mari
Musiche: Arturo Annecchino
Assistente alla regia: Carlo Orlando
Assistente ai costumi: Eleonora Bruno
Produzione: Teatro Stabile di Torino – Teatro Nazionale

Visto a Torino, Teatro Carignano, il 13 dicembre 2018
Prima nazionale

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