Se la provincia non va a teatro, il teatro va alla provincia. È lo spirito di CrashTest, festival nato nel 2012 a Valdagno (VI) grazie alla volontà di un giovane collettivo teatrale locale, Livello 4, che mira alla scoperta culturale della città dei Marzotto.
In una realtà provinciale che soffre la mancanza di luoghi d’utilizzo artistico, un festival di teatro contemporaneo è un’azione meritevole. E CrashTest Festival, giunto alla sesta edizione, è stato dedicato quest’anno al tema degli alieni: gli estranei, gli stranieri, i diversi. Il teatro, del resto, è luogo per eccellenza dell’alienazione.
Al Palalido di Valdagno si sono però esibite solo tre delle quattro compagnie finaliste: FrequenzeAlfa Teatro con “Interrail”, Dehors / Audela con “Perfetto indefinito” e Welcome Project con lo spettacolo “Intime Fremde”, che avevamo già apprezzato a Milano. Il quarto spettacolo, “Nuovo Eden” di Jessica Leonello, è stato annullato per indisposizione dell’artista e ne è stata proposta una registrazione video.
Due i premi assegnati: uno del pubblico e uno della critica. A guadagnare il riconoscimento della critica è stato il collettivo Welcome Project «per aver saputo toccare i nervi scoperti della convivenza sociale del nostro cupo presente, sollecitando così un interrogativo sulla funzione del teatro oggi […] Il lavoro che più si propone di intercettare il linguaggio di un futuro possibile».
“Intime Fremde” è un’indagine coraggiosa sulla concezione dello straniero. Una condizione che riguarda l’intera umanità, poiché si è sempre periferia di qualche parte del mondo. Siamo tutti alieni: gli ebrei di ieri, gli immigrati di oggi, gli omosessuali di tutti i tempi, le donne verso le quali il (pre)giudizio è sempre impietoso e latente.
Siamo tutti estranei quando viviamo in un luogo e vorremmo o dovremmo essere altrove. L’alieno è parte della storia delle comunità umane che attraverso l’etichettatura, la catalogazione, l’esclusione ne fanno uno strumento di controllo e determinazione dell’identità.
Le performer di Welcome Project creano con gli spettatori momenti d’identità e di conflitto, trasformando il luogo teatrale in uno spazio refrattario verso l’estraneo. Così, “Intime Fremde” scava in un passato doloroso facendo luce su un presente altrettanto cupo e sulle sue pericolosissime derive razziste. Utilizzando un linguaggio futuribile e, senza darlo a vedere, disegna i contorni di un teatro civile.
Il premio del pubblico è stato invece assegnato a “Interrail” di FrequenzeAlfa Teatro, percorso intimo, emotivo ed introspettivo, dalle inferenze sociali e politiche.
“Interrail” è uno spettacolo/concerto sotto forma di viaggio in treno attraverso il Vecchio Continente. Sul palco sei attrici/cantanti mostrano un’Europa variegata, ricca di storia, cultura, tradizioni popolari, linguistiche e musicali, ma non priva di criticità. Un gioco vivace, colto e allegro, con un epilogo amaro per nulla scontato.
Dalla storia d’Europa ai fenomeni trash degli anni 2000, dal catalogo di Don Giovanni alle hit degli Abba o dei Rolling Stones, dalle casalinghe dell’Italia meridionale alle giovani donne che suggellano i viaggi con un selfie di rito: il tragitto non conosce soste, solo derive pericolose verso l’ignoranza e il razzismo.
L’approdo è segnato da un affresco italico di storia contemporanea ironico e amarissimo: una grottesca sfilata di moda in cui compaiono la mafia, le logge massoniche, i rifiuti tossici di Scampia, le tangenti, il Rubygate.
“Perfetto indefinito” di Dehors / Audela è un monologo intenso, una messa a nudo dell’esistenza aliena di Claude Cahun, artista surrealista omosessuale ed ebrea nell’Europa dei regimi totalitari.
Con atmosfere da thriller psicologico, Elisa Turco Oliveri e Salvatore Insana riscoprono nel pensiero di Cahun i dubbi e la crisi d’identità della generazione dei 30/40enni di oggi. È una drammaturgia raffinata, la loro. La voce dell’attrice interagisce con luce, video e suono. L’integrazione degli “alieni” è lontana, mentre l’orizzonte di un’Europa totalitaria è vicino. Preziose le citazioni di classici della storia dell’arte: “Giuditta e Oloferne” di Caravaggio, “San Giovanni Battista” di Leonardo da Vinci, la “Venere con gli stracci” di Pistoletto.
Infine “Nuovo Eden” di e con Jessica Leonello, regia di Manuel Renga, è un’indagine sui luoghi come territori fisici della memoria. Attraverso il percorso di Cesare, uomo anziano che ha passato gli ultimi quindici anni in coma, e di Dolores, un trans che ha vissuto l’epoca d’oro del travestitismo, viene realizzato un itinerario intimo nell’animo umano.
Fra tenerezza e malinconia scopriamo le trasformazioni inesorabili di una ricca città del Nord Italia: le fabbriche rimpiazzate dai centri commerciali, i semafori sostituiti da rotonde, i cinema a luci rosse da sale d’essai. Persino le strade della prostituzione si riducono a piccoli vicoli destinati a scomparire. La metamorfosi racconta come eravamo e come siamo cambiati. La narrazione del nuovo Eden metropolitano viaggia sui binari del grottesco. Una maschera in lattice e un pupazzo di gommapiuma sono gli abiti dei due protagonisti. Il linguaggio cinematografico dei video di Nicola Zambelli impreziosisce il lavoro con citazioni da Wenders ad Almodovar. Jessica Leonello si muove agilmente, ora manovrando ora interpretando i due personaggi, in sintonia con la regia delicata di Renga.